La loro foto ha fatto il giro del mondo, suscitando grande commozione: Don e Maxine Simpson, di 90 e 87 anni, gravemente malati, si tengono per mano dal loro letto d’ospedale. Poco dopo spireranno entrambi, a poche ore di distanza l’uno dall’altra.
Gli anziani coniugi americani erano ricoverati per differenti patologie: Don per una frattura all’anca, Maxine per un cancro. I medici avevano tuttavia acconsentito che fossero ricoverati fianco a fianco, nella medesima stanza.
Si erano incontrati per la prima volta 62 anni fa, in un bowling di Baskerfield, la città californiana dove hanno vissuto l’intera loro vita insieme. Sposatisi poco dopo, Don e Maxine hanno avuto due figli, entrambi adottati, e parecchi nipoti.
È stata la nipote Melissa Sloan a raccontare i loro ultimi istanti: “A un certo punto mia nonna si è svegliata dallo stato di torpore e ha visto che accanto a lei c’era il nonno. Ha preso la sua mano ed è spirata”.
Dopo che il corpo dell’anziana donna è stato portato via, il marito è rimasto solo. Quando poi Melissa è rientrata in stanza per vedere come stesse, si è accorta che anche il nonno era morto.
Don, ingegnere civile, originario del North Dakota, era infortunato da un anno ed è peggiorato nei mesi successivi. Alla moglie è stato diagnosticato il cancro poco tempo dopo.
Ciononostante quell’ultimo anno di vita è scivolato via all’insegna della serenità. Certamente nella sofferenza ma una sofferenza serena.
Se si dovesse spiegare cosa sia l’amore eterno tra un uomo e una donna, invece di ricorrere a tediose formule dottrinali o moralistiche, si potrebbe mostrare ad esempio l’epilogo della vicenda terrena di Don e Maxine.
Non sappiamo molto dei 62 anni di vita insieme di questi due sposi. C’è da immaginare che sia stata relativamente povera di eventi fuori dall’ordinario.
Probabilmente è stata una vita molto simile a quella di molte coppie della generazione dei nostri genitori o nonni, quando la semplicità dei rapporti umani, rendeva le relazioni affettive più solide e i problemi, pur non mancando, erano affrontati con più fiducia e con spirito più solidale.
Ci immaginiamo anche che non tutto sia stato facile nel matrimonio tra Don e Maxine: anche loro avranno affrontato le loro incomprensioni, le loro difficoltà nel crescere i figli, nel far quadrare il bilancio familiare, nel mantenere la casa.
Eppure, quando il sole della loro esistenza volgeva al tramonto, il barometro del loro umore – c’è da scommetterci – pendeva verso la felicità.
Viene da pensare alle Beatitudini evangeliche (Mt 5,1-12), citate oggi nell’Udienza Generale da papa Francesco. Esse, ha spiegato il Santo Padre, indicano un “risposta al desiderio di felicità insito nell’essere umano”.
Eppure richiamano stati di sofferenza: la persecuzione, la miseria materiale, l’assenza di giustizia. E la povertà di spirito che consiste nel senso di incompletezza dell’essere umano, la sua consapevolezza, più o meno manifesta, di dipendere dall’Altro.
Le Beatitudini, però, non riguardano soltanto il rapporto Creatore/creatura: anche tra esseri umani la dipendenza dall’altro è imprescindibile. Al punto che, in tutte le civiltà e in tutte le culture di tutte le epoche, indipendentemente dalla fede religiosa, la tradizione vuole che ogni essere umano scelga una persona dell’altro sesso con cui condividere in modo pieno ed esclusivo l’intera vita.
Una persona cui poter tendere la mano ogni istante della propria esistenza e riscontrare nell’altro lo stesso identico desiderio. Un desiderio che si manifesterà in modo diverso con il passare degli anni ma che, di fatto, non tramonta mai, come è avvenuto per Don e Maxine.
Alla sera della vita saremo giudicati sull’amore”: quest’anziana coppia californiana ci pare un’esemplificazione vivente di questo splendido aforisma.