Una mostra che ha come intento cardine comunicare che il passato ha un’importanza che dura nel tempo. Questo è il filo conduttore di Dal profondo del Tempo: all’origine della comunicazione e della comunità nell’antica Siria, mostra in programma al prossimo Meeting dell’Amicizia fra i Popoli (Riminifiera, 24-30 agosto).
Curata da Marilyn Kelly-Buccellati, con la collaborazione di Giorgio Buccellati e di Federico Buccellati e la consulenza di David Lordkipanidze, Tamas Gamkrelidze, Maamoun Abdulkarim, la mostra ha due punti di riferimento: gli ominidi di Dmanisi (odierna Georgia) e la città-stato di Urkesh (odierna Siria), per concludere con una presentazione dell’importanza dell’archeologia come disciplina costruttrice di unità nazionale nella Siria dei giorni nostri.
La domanda fondamentale che il percorso affronta è: qual è il legame solidale che mantiene uniti i gruppi umani? Nell’analisi di ricerca di una risposta vengono analizzati e descritti tre periodi dello sviluppo dell’umanità, definiti rispettivamente da percezione, linguaggio e scrittura.
Gli individui che appartenevano al primo periodo si riconoscevano mediante contatti immediati e concreti. È possibile comprendere la natura di questi contatti attraverso gli scavi di Dmanisi risalenti al Paleolitico inferiore (un milione e ottocentomila anni fa). Successivamente, nel Paleolitico superiore, si sviluppò la capacità di connettere percezioni non contigue nello spazio e nel tempo: un esempio di questa “metapercezione” si trova nelle annotazioni calendriche su ossa rinvenute in vari siti dall’Africa all’Europa.
Il secondo periodo coincide con lo sviluppo del linguaggio che permette ai gruppi umani di concettualizzare la propria realtà in termini di spazio e tempo. Inoltre, rende possibile una comunicazione più precisa e una sempre maggiore capacità di progresso.
Il progresso è ancora più evidente nel terzo periodo caratterizzato dall’introduzione della scrittura: l’esternazione e la comunicazione delle idee del cervello vengono così conservate e possono essere confrontate nel presente e nel futuro. In questo senso, la scrittura rende possibili diverse forme di comunicazione, sia mediante simboli che tramite rappresentazioni artistiche. Le prime città e i primi stati in Medio Oriente sono nati proprio grazie alla scrittura di testi.
L’incontro di presentazione della Mostra mette a tema questi tre periodi (percezione, linguaggio, scrittura) attraverso i risultati di due scavi attualmente attivi: Dmanisi (Georgia) e Mozan/Urkesh (Siria). Tra i relatori vi sono i consulenti della Mostra: David Lordkipanidze (consulente per la Georgia paleolitica, Direttore, Museo Nazionale della Georgia), Tamas Gamkrelidze (consulente per la storia del linguaggio, Presidente onorario, Accademia Georgiana delle Scienze), Maamoun Abdulkarim (consulente per la Siria, Direttore Generale delle Antichità di Siria).
Mentre normalmente si fa riferimento al Neolitico come periodo di origine dei gruppi sociali e della fondazione delle prime città, osservando gli sviluppi risalenti al Paleolitico i curatori sono giunti a una migliore comprensione della dinamica. Come punto di inizio vengono usati i materiali rinvenuti nelle recenti scoperte di ominidi sulle montagne della Georgia.
La Mostra e l’incontro di presentazione raccontano della scoperta di cinque teschi ominidi (un milione ottocentomila anni fa) e di svariati manufatti, spiegandone il significato. L’ultimo rinvenuto, perfettamente integro, era quello di un individuo con viso lungo, denti larghi e scatola cranica relativamente piccola.
Un altro apparteneva a un individuo senza denti che, nonostante questa sua condizione, fu in grado di sopravvivere per diversi anni prima di morire. I proprietari di questi teschi erano una forma precoce di Homo erectus, individui che camminavano in posizione eretta e possedevano proporzioni fisiche simili alle nostre attuali. Dallo studio di questi reperti emerge un punto estremamente importante: l’aspettativa di vita più alta viene favorita dall’aiuto e dal sostegno degli altri individui e questo rappresenta probabilmente la prima prova al mondo dell’esistenza di atti di generosità o caritas.
Dopo questa introduzione iniziale, si presentano le recenti ricostruzioni dell’ultimo periodo del Paleolitico e viene spiegato in modo particolare il valore dei simboli e delle annotazioni calendriche sulle ossa. Si mette quindi a tema la grande trasformazione avvenuta nei legami solidali fra gruppi umani dal Paleolitico al Neolitico. Le origini del linguaggio e la sua diffusione vengono invece affrontate attraverso un esempio specifico: le origini e la diffusione delle lingue indoeuropee.
Le trasformazioni avvenute durante il Neolitico, sfociate nella reificazione della parola orale mediante la scrittura, portano alla fondazione delle prime città, delle quali la città Hurrita di Urkesh è uno degli esempi più antichi. La Mostra si concentra in particolare sulle ultime scoperte di Urkesh, includendo il ritrovamento di un tempio a più livelli costruito intorno al 3500 a.C., sulla cima del quale era edificato il tempio dedicato probabilmente a Kumarbi, uno degli dei più importanti del pantheon Urrita. Il palazzo, costruito dal re Urrita Tupkish, mostra nel dettaglio l’arte prodotta nelle città, il funzionamento dell’amministrazione reale (specialmente la realizzazione di importanti opere di costruzione) e il controllo sulla popolazione.
Una delle scoperte più prestigiose avvenute nel sito di Urkesh è quella di un’imponente struttura sotterranea, che in lingua Urrita si chiamava abi e che funzionava come luogo di svolgimento dei rituali di invocazione delle divinità dell’Oltretomba. La conclusione della sezione dedicata all’antica Urkesh sarà il metro di valutazione sull’importanza di questi scavi e sull’impatto che questi hanno sulla nostra conoscenza della Siro-Mesopotamia del secondo e terzo millennio a.C., specialmente in confronto alle altri grandi città-stato, in particolare Ebla.
L’ultima parte della Mostra evidenzia l’attuale situazione dell’area scavi di Urkesh, includendo gli sforzi che hanno portato avanti i curatori per preservare gli edifici di fango e pietra scoperti, esposti ogni anno a grandi precipitazioni. Per fare questo i curatori si sono affidati a sei assistenti locali guidati costantemente nella zona degli scavi mediante internet.
Presentare il sito archeologico non è solo un modo per generare interesse in potenziali visitatori, ma è il segno della presenza morale di un popolo e della loro dedizione alla città antica, dedizione dimostrata anche dagli sponsor locali nonostante la difficile situazione economica del momento. È attiva una forma di sostegno diretto di questi scavi tramite la vendita in loco e all’estero di prodotti di artigianato realizzati da alcune donne della comunità locale
L’attuale situazione dell’eredità culturale siriana viene discussa al Meeting in un incontro appositamente dedicato.