Il 15 agosto preghiera per i cristiani perseguitati

L’iniziativa è indetta dalla Cei, la quale richiama l’Occidente a “non volgere lo sguardo altrove” dinanzi alla distruzione dei valori “che l’hanno forgiato”

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I vescovi italiani insorgono dinanzi alle persecuzioni dei cristiani nel mondo, lo fanno indicendo una giornata di preghiera, che si svolgerà il prossimo 15 agosto, e diramando un comunicato in cui si denunciano distrazione e indifferenza da parte dell’Europa rispetto all’autentico “Calvario” che vivono i battezzati in molti Paesi.

Tutte le comunità ecclesiali – riferisce la nota della Cei – sono invitate ad “unirsi in preghiera quale segno concreto di partecipazione con quanti sono provati dalla dura repressione”. Un invito che risponde a quanto denunciato da papa Francesco e che cioè “ci sono più cristiani perseguitati oggi che nei primi secoli”.

Il Santo Padre è citato nel testo anche in un altro passaggio, a proposito del suo imminente viaggio in Corea del Sud. “Per le nostre comunità – si legge – è un’occasione preziosa per accostare la realtà di quella Chiesa: una Chiesa giovane, la cui vicenda storica è stata attraversata da una grave persecuzione, durata quasi un secolo, nella quale circa 10.000 fedeli subirono il martirio: 103 di loro sono stati canonizzati nel 1984, in occasione del secondo centenario delle origini della comunità cattolica nel Paese”.

Il percorso della Chiesa di Corea costituisce “la forza” che “scandisce l’evento”, una forza caratterizzata dalla “gloria dei martiri”. In tal senso viene riproposto un passaggio della Lettera ai Romani, di San Paolo: “Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con Lui” (Rm 6,8). Parole, queste, che i vescovi italiani si augurano possano “scuotere anche questa nostra Europa, distratta ed indifferente, cieca e muta davanti alle persecuzioni di cui oggi sono vittime centinaia di migliaia di cristiani”.

Il comunicato va poi al cuore delle difficoltà che gravano sulle spalle di alcuni cristiani nel mondo. La mancanza di libertà religiosa rappresenta “un autentico Calvario” che “accomuna i battezzati in Paesi come Iraq e Nigeria, dove sono marchiati per la loro fede e fatti oggetto di attacchi continui da parte di gruppi terroristici; scacciati dalle loro case ed esposti a minacce, vessazioni e violenze, conoscono l’umiliazione gratuita dell’emarginazione e dell’esilio fino all’uccisione”. Si ricorda che “le loro chiese sono profanate: antiche reliquie, come anche statue della Madonna e dei Santi, vengono distrutte da un integralismo che, in definitiva, nulla ha di autenticamente religioso. In queste zone la presenza cristiana – la sua storia più che millenaria, la varietà delle sue tradizioni e la ricchezza della sua cultura – è in pericolo: rischia l’estinzione dagli stessi luoghi in cui è nata, a partire dalla Terra Santa”.

Il richiamo è dunque forte, nei confronti dell’Occidente, il quale “non può continuare a volgere lo sguardo altrove, illudendosi di poter ignorare una tragedia umanitaria che distrugge i valori che l’hanno forgiato e nella quale i cristiani pagano il pregiudizio che li confonde in modo indiscriminato con un preciso modello di sviluppo”. Il desiderio della Cei è che “la preoccupazione per il futuro di tanti fratelli e sorelle si traduca in impegno ad informarci sul dramma che stanno vivendo, puntualmente denunciato dal Papa”.

Il comunicato si conclude quindi con l’invito rivolto alle comunità ecclesiali “ad unirsi in preghiera in occasione della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria  (15 agosto) quale segno concreto di  partecipazione con quanti sono provati dalla dura repressione. Per intercessione della Vergine Madre, il loro esempio aiuti anche tutti noi a superare l’aridità spirituale di questo nostro tempo, a riscoprire la gioia del Vangelo e il coraggio della testimonianza cristiana”.

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ZENIT Staff

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