“Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Queste parole riportate da Luca risuonano ancora oggi nella loro chiara e puntuale attualità. L’aiuto chiesto o rinfacciato è sempre e solo di natura materiale e mai si riferisce alla comunione o alla solitudine interiori. Il sistema sociale è già ben strutturato e con esso si schiude un modello esistenziale completamente sbilanciato sulla velocità del tempo e quindi sulle cose da fare subito o al più presto. Come Marta, nella stupenda pagina del vangelo citata in apertura, noi siamo presi dalla foga e dalla fretta di definire ogni azione e non comprendiamo, affatto, chi come Maria si preoccupa di riordinare le cose dello spirito. Siamo pronti a giudicare male e a richiamare ad altro impegno, chiunque esca dal solco delle linee guida della nostra innovata quotidianità. Sullo sfondo emerge tuttavia la verità eterna della Parola che, dopo duemila anni, risulta ogni giorno di più necessaria per uscire dal buio del pensiero umano. È sempre la stessa che rivela ciò che l’uomo rischia di lasciare per strada, mentre va sicuro per una nuova direzione multicolore, ma comunque vincolata e limitata nel tempo. Il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. È questa una indicazione dirompente per una società che pensa al cielo e alla sua presenza nello spirito umano, solo per pontificare in vuoti e lunghi convegni, guidati da soloni della scienza astrale e altri titolari di una teologia fai da te. Accade perciò che il vangelo si usi come un qualunque dizionario da consultare, nella certezza di poter scegliere o eliminare termini e regole che mal si adattano ad una propria visione della vita.
La corsa dell’uomo è tutta concentrata alla cura del suoBisogna cambiare passo e non rimanere come “Marta”, distolta per molti servizi , mentre Gesù consegnava la sua Parola
corpo e alla costruzione di un potere esterno, sempre di più eletto a testimonial della sua grandezza terrena, quasi a sfidare il cielo. L’attenzione per la cura dell’anima è marginale, se non motivo di derisione pubblica o privata. Una simile attenzione, quando appare, è misurata spesso in funzione di una filosofia relativistica dell’esistenza, che non “obbliga”, ma risponde ad esigenze particolari e passeggere. C’è , in realtà, la corsa a giustificare ogni cosa e far assurgere a verità qualsiasi riferimento umano. Un gioco spesso pericoloso, perché in esso si nasconde il tentativo strisciante di non riconoscere la grande e unica verità di Dio, resa conoscibile a tutti con il vangelo, ma di far assimilare le tante altre verità messe in campo. Lo scopo è quello di rendere possibile un finto dialogo interculturale, teso in diverse occasioni a comprovare ogni azione umana e aprendo, di fatto, ad una strategia che porta direttamente al totem contemporaneo del pensiero unico. Bisogna veramente fare tanta attenzione! Parlare di pensiero unico non significa riconoscere un’unica verità, ma tendere alla giustificazione di un possibile appiattimento della natura umana, illusa magari di mantenere la sua identità, ma in concreto sottomessa nel corpo e nella mente, a “santa madre” globalizzazione, che tutti e tutto avvicina; rende possibile; accumuna. Solo falsità! Le recenti guerre e le nuove povertà gridano vendetta.
Si tratta di un vero quotidiano tentativo, soltanto umano, capace di abbagliare chiunque; paravento simulatore per ogni dottrina o percorso naturale dell’uomo. E il libero arbitrio dell’uomo? La cura dell’anima e di quella parte che, a chi la cercherà come “Maria”, non le sarà mai tolta? Che fine faranno? Si tende, purtroppo, alla costruzione di un mondo, dove forse l’uomo, solo per simboli, rimarrà parte autonoma di un tutto. Perderà così quella centralità che gli assegna, fin dalla nascita, la sua somiglianza a Dio. Ci troviamo dinnanzi ad un vero e proprio arretramento sociale e spirituale dell’umanità, che su questa strada rischia, tra mille effetti speciali, di far diventare ogni essere umano strumento passivo in mano a pochi individui. Dominatori che, nel delirio più assurdo, reggeranno il destino delle nostre comunità. Bisogna cambiare passo e non rimanere come “Marta”, distolta per molti servizi , mentre Gesù consegnava la sua Parola ai presenti nella casa di cui era ospite. Il tempo è ormai il padrone dell’oggi. Noi tutti ne siamo vittime illustri. Abbiamo rinunciato alla sapienza che viene da Dio, per affidarci del tutto alle relazioni materiali degli uomini. Siamo eternamente insoddisfatti e di riflesso non portiamo il seme della verità cristiana negli altri, perché non abbiamo più tempo per il cielo. Scrive, a proposito, Mons. Costantino Di Bruno: “Il tempo non basta mai. Più ne abbiamo e più non è sufficiente, proprio a causa di questo attacco selvaggio delle cose verso di noi. E più tempo diamo alle cose e più esse se ne prendono, fino a toglierci il respiro”.
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