La città di Palestrina nella primavera del prossimo anno sarà consacrata alla Madonna dal vescovo diocesano, monsignor Domenico Sigalini. Sarà la conclusione di un percorso di catechesi che coinvolgerà tutte e nove le parrocchie cittadine e che sarà guidato dai padri carmelitani della Provincia d’Italia fino a coinvolgere anche il priore generale, lo spagnolo padre Fernando Millan Romeral.
“Maria è discepola che si rimette alla volontà del Signore”, ha precisato lunedì 21 luglio scorso il carmelitano padre Simone Gamberoni, parroco di Sant’Antonio abate, nell’omelia della solenne Messa della Reposizione della Vergine del Carmelo, alla quale ha assistito la confraternita omonima, il Terz’Ordine carmelitano e la folla di benefattori e fedeli particolarmente sensibili al carisma del Carmelo. “Adesso – ha continuato padre Simone – inizia la vera devozione. Stasera dobbiamo riscoprire cosa significa camminare con Maria. Essere discepoli significa amare il comando del Signore. Ricercarne la volontà e concretizzarla nelle proprie scelte”, sicché ha esortato: “manteniamo viva la nostra devozione mariana”.
Invocazione non casuale in una comunità di fedeli da secoli rivolta alla venerazione di Maria nel titolo del Carmelo. “Il libretto che viene distribuito ai fedeli – ha scritto il vescovo prenestino, monsignor Domenico Sigalini – ha il compito di aiutare a riscoprire i valori della tradizione, di motivare la devozione alla Madonna del Carmine, di essere strumento di approfondimento di fede, di dare insomma alla festa il suo carattere di manifestazione religiosa, di ricerca di fedeltà al Signore e di lode a Maria, la Vergine del Carmine”.
Della devozione alla Madonna del Carmine a Palestrina si ha notizia sin dal Cinquecento, quando prima del 1550 è ricordata l’istituzione della confraternita. L’insediamento dei padri carmelitani nella chiesa e nel convento di Sant’Antonio abate al centro del borgo medievale risale alla seconda metà del Quattrocento. Le forme attuali della processione e delle manifestazioni di devozione si stabilizzarono nel Seicento, tant’è che si inizia con una novena nei primi giorni di luglio proseguendo con l’esposizione della statua tratta dalla nicchia dove è conservata per il resto dell’anno. La forma più manifesta è la solenne processione guidata dal vescovo diocesano che dal borgo medievale scende fino a passare davanti alla cattedrale dove si conservano le reliquie del santo martire prenestino, Agapito, decapitato il 18 agosto 274 d.C. nell’allora Praeneste.
La venerazione per la Madonna del Carmine, nondimeno, prevede momenti liturgici e devozionali intensi per quasi tutto il mese di luglio, prima e dopo la ricorrenza liturgica del giorno 16. Tra questi l’indulgenza plenaria a seguito di confessione, comunione e “preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice”; la consacrazione dei bambini alla Madonna; l’incontro dei terz’ordini trinitario, francescano e carmelitano; la giornata della Famiglia Carmelitana; la giornata delle Missioni Carmelitane e le Messe di ringraziamento nei quartieri Colonnetta-San Biagio e Borgo-Portella, l’antico abitato medievale fortemente caratterizzato dalla secolare presenza carmelitana favorita dai Barberini, feudatari di Palestrina, subentrati nel Seicento ai Colonna.
Il carisma e la spiritualità carmelitana si estrinseca nello scapolare, due rettangolini di stoffa con l’immagine della Vergine, su uno, e quella di Gesù, sull’altro, uniti da due cordoncini. Lo scapolare, “manifestazione esterna di amore a Maria, di fiducia filiale in Lei e come impegno ad imitare la sua vita”, è indossato a girare intorno al collo e scendere sul petto. Questo simbolo della spiritualità carmelitana fu indossato da Giovanni XXIII e da Giovanni Paolo II sotto le vesti. La venerazione della comunità palestrinese verso la Madonna del Carmine si manifestò in maniera eccezionale nel luglio del 1944, “quando un corteo immenso di popolo – rievocò padre Antonio Pinci in uno scritto del 1997 – percorse le vie della città, ancora colme di macerie”, portandone in processione la statua, ritrovata intatta dopo un bombardamento alleato che aveva raso al suolo il Borgo di Palestrina e l’oratorio stesso di fronte la chiesa nel quale il venerato simulacro era conservato da secoli.
Quel giorno, era il 22 gennaio 1944, alcuni stimano in 200 i morti dei quali 91 solo al Borgo. Dalla distruzione dell’oratorio la statua della Madonna del Carmine si conserva nella cappella a destra dell’altare maggiore della chiesa di Sant’Antonio, precedentemente dedicata a San Sebastiano, ed il solenne rito della Riposizione, ossia della ricollocazione nella nicchia, è uno dei momenti emotivamente più toccanti per i fedeli locali, il cui pensiero ritorna a quei morti. Eugenio Tomassi in una pagina del proprio diario, quella del 5 giugno 1944, scrive crudamente che “poco dopo vediamo un gruppo di persone intente a scavare da un rifugio resti mortali che depongono in bicongi”.