Conclusa la visita dei vescovi francesi in Iraq

I tre presuli hanno portato la solidarietà della Francia ai cristiani perseguitati. Aiuto materiale e preghiera insieme hanno contraddistinto il viaggio

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Si è concluso oggi il viaggio che una delegazione della Conferenza episcopale francese ha effettuato in Iraq, per portare solidarietà ai cristiani perseguitati dai jihadisti. Alla visita, iniziata il 28 luglio scorso, hanno partecipato mons. Michel Dubost, vescovo di Ebry e presidente del Consiglio per le relazioni interreligiose della Conferenza episcopale francese, il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, e mons. Pascal Gollnisch, direttore dell’Oeuvre d’Orient.

Mons. Dubost ha raccontato all’Agenzia Sir le sue impressioni a margine del viaggio. “Abbiamo incontrato – ha detto – una popolazione che ha sofferto in maniera terribile e abbiamo potuto vedere negli occhi delle persone ciò che hanno vissuto. Ma mai, mai, in alcun momento, abbiamo sentito parole di odio o desiderio di vendetta”. Il vescovo di Ebry spiega inoltre di essere rimasto colpito nel “trovare persone che hanno perso tutto a causa della loro fede”. Ha poi aggiunto che “ora chiedono giustizia, ma lo chiedono senza odio. Mi ha anche colpito l’immensa solidarietà del popolo iracheno. Parrocchie, scuole, sale comunali, case: tutte le porte sono aperte per gli sfollati”.

Mons. Pascal Gollnisch iscrive la visita “nella continuità della preoccupazione che i vescovi francesi hanno per i loro fratelli d’Oriente”. Il presule ha definito “importante” che i cristiani iracheni “sapessero che si sta pregando per loro. Non avevamo la presunzione di fare cose straordinarie ma molto semplicemente avevamo il desiderio di pregare insieme a loro, di manifestare la nostra amicizia e portare aiuti materiali”. Di questo viaggio a mons. Gollnisch rimangono due immagini: “la prima sono le parole del patriarca Sako che ci ha detto: ‘Grazie alla vostra venuta, la nostra speranza è ingrandita’. L’altra immagine sono le parole di mons. Youssef Thomas: ‘Prima eravamo senza voce, ora abbiamo una voce’”.

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ZENIT Staff

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