"Occorre una nuova classe dirigente per il calcio italiano"

Il commento di Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport, dopo le dichiarazioni di Carlo Tavecchio

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“Quali valori educativi potrà più veicolare il mondo del calcio se il suo massimo dirigente è pronto a calpestare la dignità umana degli atleti? Quale modello di dirigente potrà essere nella lotta al razzismo?”.

Con queste parola Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport,  ha commentato le dichiarazioni rilasciate dal candidato alla presidenza della Federazione Italiana Gioco Calcio (Figc), Carlo Tavecchio, che gettano un’ombra di razzismo sul mondo del calcio e ha suscitato indignazione sia nel mondo dello sport che in quello delle istituzioni.

“La dichiarazione arrogante e sconclusionata di Tavecchio – prosegue Costantini – denota lo sfinimento culturale e progettuale di un sistema calcio antiquato, autoreferenziale, arroccato su se stesso e incapace di modernizzarsi. Il declino del sistema calcio è il declino culturale e valoriale di una intera classe dirigente”.

Secondo il presidente della Fondazione, “fino a che una nuova classe dirigente, alternativa, sostenuta da nuovi valori e nuovi ideali, non soppianterà la vecchia classe, completamente obsoleta, nessun mutamento sarà possibile”.

“Un altro calcio è possibile. Occorre individuare e formare nuovi dirigenti, capaci di creare un nuovo modello di cultura sportiva e una nuova civiltà. L’unica via d’uscita è l’irruzione di un nuovo umanesimo nel calcio italiano. Un altro calcio – conclude Costantini – è possibile, rimettendo al centro l’atleta e la questione educativa nei vivai, nella programmazione, nella cura delle giovani generazioni e delle società sportive”.

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ZENIT Staff

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