Si è riavvolto presso la Chiesa pentecostale della riconciliazione di Caserta il filo d’amicizia iniziato nella lontana Buenos Aires, tra Jorge Mario Bergoglio e il pastore evangelico pentecostale Giovanni Traettino. Un incontro, quello che è avvenuto stamattina tra i due amici, che assume un valore significativo. Bergoglio è oggi il massimo rappresentante di Santa Romana Chiesa, per cui ogni suo incontro e ogni suo gesto generano ampia risonanza. E rappresentano un passo del cammino della Chiesa nella storia.
All’incontro, che si è svolto in un edificio ancora in costruzione, hanno partecipato circa 200 persone, per lo più evangelici provenienti da Italia, Argentina, Stati Uniti e altri Paesi. Le urla e i canti hanno lasciato spazio a un silenzio solenne quando ha preso la parola il pastore Traettino, da anni impegnato nel dialogo tra carismatici cattolici e carismatici protestanti.
Le sue parole, rotte dalla commozione, hanno indotto i presenti a sciogliersi più volte in applausi di sostegno. “Carissimo papa Francesco, amato fratello mio”, è così che Traettino ha chiamato il Santo Padre, la cui visita l’ha definita “un dono grande e inatteso, impensabile fino a poco tempo addietro”. Il pastore ha poi invitato il Papa a guardare “negli occhi dei bambini e degli anziani, dei giovani e delle famiglie”, per poter “leggere” che “le vogliamo bene”.
Un “affetto”, quello degli evangelici verso papa Francesco, che non si esaurisce con un attestato di stima verbale: “ogni giorno – ha detto Traettino al Pontefice – tanti di noi pregano per lei”. Del resto, ha commentato ancora il pastore, “è così facile volerle bene”. Lo stesso Traettino ha poi aggiunto che “diversi” evangelici “credono perfino” che l’elezione di Bergoglio “a vescovo di Roma sia stata opera dello Spirito Santo”.
Il rappresentante dei pentecostali – che lo scorso primo giugno era presente all’incontro allo Stadio Olimpico tra papa Francesco e il Rinnovamento nello Spirito – ha dunque introdotto il tema dell’unità della Chiesa fondata su Gesù Cristo. Tema che il Santo Padre ha ripreso, sottolineando che diversità non è sinonimo di divisione.
“Lo Spirito Santo – ha detto il Papa – fa la diversità nella Chiesa e questa diversità è tanto ricca, tanto bella; ma poi, dopo, lo stesso Spirito Santo fa l’unità. E così la Chiesa è una nella diversità”. Il Pontefice ha poi parafrasato “un evangelico”, di cui non ha svelato il nome, per affermare che si tratta di “una diversità riconciliata dallo Spirito Santo”.
Per attuare una vera riconciliazione, c’è però bisogno di riconoscere le proprie mancanze e chiedere perdono. Oggi la Chiesa l’ha fatto, attraverso le parole di papa Francesco: “Tra quelli che hanno perseguitato e denunciato i pentecostali, quasi come fossero dei pazzi che rovinavano la razza, c’erano anche dei cattolici: io sono il pastore dei cattolici e vi chiedo perdono per quei fratelli e sorelle cattolici che non hanno capito e sono stati tentati dal diavolo”.
Il riferimento del Papa è a una disposizione del regime fascista italiano datata 1935, la quale vietava il culto pentecostale in tutto il Regno in quanto “esso si estrinseca e concreta in pratiche religiose contrarie all’ordine sociale e nocive all’integrità fisica e psichica della razza”. Il culto pentecostale fu riammesso in Italia nel 1955.
Prima di recarsi a pranzo in un locale seminterrato, adibito a foresteria, insieme a un gruppo di pastori evangelici con famiglie al seguito, il Papa ha rivelato che molti, tra i cattolici, potrebbero rimanere perplessi della sua visita a degli evangelici. “Qualcuno sarà stupito: ‘Ma, il Papa è andato dagli evangelici’. Ma è andato a trovare i fratelli!”, ha commentato il Pontefice, riscuotendo l’applauso dei presenti.