Il vescovo ausiliare del Patriarcato latino di Gerusalemme e vicario patriarcale per la Palestina, monsignor William Shomali, ha dichiarato che la situazione a Gaza sta “letteralmente deteriorando” e ha chiesto un immediato cessate il fuoco nella Striscia.
Intervistato telefonicamente giovedì scorso da ZENIT, mons. Shomali ha spiegato la situazione sia dal punto di vista palestinese che israeliano. Il vicario per la Palestina ha parlato delle sfide che affrontano i cristiani e in modo particolare le difficoltà incontrate dal parroco di Gaza, padre Jorge Hernández, e dalla Chiesa della Sacra Famiglia.
Mons. Shomali si sofferma anche sulla situazione dei giovani nella Striscia – specialmente sul fenomeno della disoccupazione – e degli ospedali di Gaza. Il presule propone alcune misure per la pace e lo sviluppo da adottare dal governo e dalle Nazioni Unite.
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Mons. Shomali, potrebbe descrivere la situazione attuale a Gaza, al di là della guerra di propaganda di entrambe le parti?
Mons. Shomali: La situazione si sta letteralmente deteriorando e vi è una vera e propria crisi umanitaria a Gaza. Vite innocenti sono state stroncate. Finora più di 3.500 palestinesi sono stati feriti, 650 uccisi. Molti di loro sono bambini e donne. Duemila abitazioni sono state colpite, alcune di esse con all’interno civili palestinesi. Gli ospedali sono sovraffollati e mancano medicine e forniture mediche. Le conseguenze del conflitto sui bambini sono e saranno drammatiche. In ogni caso, non possiamo quantificare la sofferenza delle persone con numeri e cifre.
Dobbiamo aggiungere che da parte israeliana, ci sono state perdite dolorose. Più di 28 soldati sono stati uccisi e uno è disperso. Migliaia di famiglie israeliane vivono nella paura a causa dei razzi lanciati da Hamas. Il blocco temporaneo dei voli di Alitalia, Air France e Lufthansa su Tel Aviv sta causando perdite economiche per Israele.
Qual è la situazione della comunità cristiana?
Mons. Shomali: La comunità cristiana di Gaza non arriva a 1.500 membri. Tra questi, 200 sono cattolici. Gli altri sono per lo più ortodossi e alcuni anglicani. Mandiamo avanti tre scuole cattoliche e un ospedale anglicano. L’influsso cristiano a Gaza supera la sua realtà numerica.
Per il momento, non abbiamo notizie precise in merito alla distruzione e perdite subite dalla comunità cristiana. Siamo quotidianamente in contatto con il coraggioso parroco padre Jorge Hernández. Sappiamo da lui che domenica scorsa i fedeli non sono andati a Messa. Avevano paura. Molta gente è priva dei bisogni primari come il riposo notturno. La scuola cattolica a Gaza, che fa parte del complesso parrocchiale, ha accolto molti sfollati, fuggiti al bombardamento del quartiere in Al Shujaieh e Al Zaitouneh. Sono circa 600 le persone che vivono e dormono nella scuola, sprovviste del necessario. Hanno bisogno di cibo e di acqua. Grazie alla Caritas di Gerusalemme, è stato possibile inviare loro un aiuto urgente.
Le suore argentine hanno lasciato Gaza. La situazione era troppo pericolosa per loro. Ma le Missionarie della Carità sono rimaste e continuano a prendersi cura di 30 disabili.
Quali sono le necessità della comunità cristiana?
Mons. Shomali: Molti dei giovani nella comunità sono senza lavoro, oltre il 40%. Chi lavora ha comunque bisogno di aiuto poiché non guadagna abbastanza per sopravvivere. I cristiani di Gaza hanno bisogno di più libertà sotto il regime di Hamas. Si sentono cittadini di seconda classe. Chi può andarsene è tentato di farlo. Non è facile vivere lì in queste circostanze particolari. Le nostre tre scuole cattoliche di Gaza attirano molti studenti, ma economicamente non sono autosufficienti. La maggior parte degli insegnanti e degli studenti sono musulmani. Molti di loro sono poveri e hanno bisogno di borse di studio.
Cosa possono fare Chiesa, governo e organizzazioni umanitarie?
Mons. Shomali: Domenica prossima, ci sarà una colletta e una giornata di preghiera per la pace in tutte le nostre chiese in Terra Santa e Giordania. Abbiamo iniziato a raccogliere fondi per mandale ai poveri. Ma il volume di distruzione è grande e c’è bisogno di sovvenzioni dei governi per la ricostruzione delle infrastrutture.
Ciò che è più urgente è un immediato cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Il mio appello a tutti coloro che hanno potere decisionale è per un immediato cessate il fuoco, perché la gente non può vivere continuamente sotto i mortai e le bombe.
C’è qualcos’altro che vorrebbe aggiungere? Qualche ulteriore appello?
Mons. Shomali: Ci appelliamo all’Onu perché intervenga per fermare questo circolo vizioso di violenza e spargimento di sangue, per togliere completamente l’assedio a Gaza e rilanciare con urgenza il processo di pace che dovrebbe essere basato sul diritto internazionale.
(Traduzione dall’inglese a cura di Paul De Maeyer)