L'idea nazionale russa secondo il Patriarca Kirill

La santità come ideale di vita del popolo russo: il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie ha tenuto un discorso che è insieme una valutazione storica e un monito per il presente ed il futuro

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Nel corso delle ultime settimane, in Russia si sono avute solenni manifestazioni per i 700 anni dalla nascita di Sergej di Radonezh, venerato come santo dagli ortodossi e il cui anniversario si è festeggiato nel maggio scorso. Al termine della liturgia di venerdì 18 luglio, celebrata nella Lavra della Trinità di San Sergio, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha tenuto un discorso incentrato proprio sull’ideale della santità come caratteristica precipua della cultura russa.

“È evidente – ha affermato il Patriarca – che la Santa Rus’ rappresenti un ideale morale e spirituale imperituro, e che l’espressione primaria di questo ideale, la sua dominante specifica sia proprio la santità. Può apparire sorprendente, ma se si chiedesse in quale posto del mondo la santità costituisce il principale ideale di vita degli uomini, intesa non come presenza di monasteri o di gruppi ristretti di religiosi consacrati, ma proprio come ideale di un intero popolo”, la risposta sarebbe proprio la Russia.

Altri popoli, secondo il Patriarca Kirill, hanno spesso costruito ideali sociali e morali in base a criteri molto più terreni, come il potere, la ricchezza, la potenza. “L’ideale del nostro popolo – ha sostenuto Kirill – è invece la santità, che ha rappresentato una vera e propria idea nazionale per la Russia. Ed ecco perché coloro i quali che hanno raggiunto la santità sono diventati spesso eroi nazionali, tenuti in gran considerazione da parte di tutta la popolazione”.

Il discorso del più alto rappresentante della Chiesa russa ha senza alcun dubbio una dimensione apologetica che si rivolge tanto al passato quanto al futuro. Non vi è alcun dubbio infatti che la cultura della Russia sia permeata dalla dimensione religiosa e che proprio le figure di monaci, asceti e mistici costituiscano gran parte dell’orizzonte mentale di questo popolo: basti pensare alla figura dello starec, autorità spirituale spesso a capo di un monastero – come lo stesso Sergej di Radonezh – che costituisce un vero e proprio topos della letteratura russa.

Contemporaneamente, però, la sottolineatura di questo aspetto ha anche un risvolto pratico, volto a preservare e rafforzare questo ideale nel contesto contemporaneo. Sebbene la Russia sia il Paese di tradizione cristiana in cui sono meno evidenti gli effetti della secolarizzazione aggressiva che coinvolge le società occidentali, l’indifferentismo, il materialismo pratico e la distanza dalla cultura russa tradizionale iniziano ad essere una realtà assai diffusa, sia pur in aperto contrasto con la rinascita del sentimento religioso che ha caratterizzato i primi due decenni successivi alla dissoluzione dell’Unione Sovietica.

La Russia è da sempre un Paese molto peculiare, crocevia di Oriente e Occidente, punto di contatto e di scontro di innumerevoli popoli: un Paese perennemente stretto tra la necessità di modernizzarsi sul piano tecnico e la volontà di restare fedele alle proprie tradizioni culturali, nell’ambito delle quali – come accade tipicamente in tutto il mondo ortodosso – l’identità nazionale e quella religiosa sono spesso inseparabili. Non a caso il Patriarca Kirill ha parlato di “idea nazionale russa”, un concetto caro ad uno dei più importanti filosofi russi del Novecento, Nikolaj Berdjaev.

Riuscire ad essere nel mondo, senza essere del mondo (cfr. Gv 15, 18-21) è una delle sfide del cristiano in ogni epoca della storia. Per la cultura russa, il richiamo alla santità nella vita quotidiana e a figure come Sergej di Radonezh diventa oggi più che mai imperativo, in un frangente in cui il Paese si candida ad essere un protagonista assoluto sulla scena internazionale nel futuro prossimo, ma che proprio per questo necessita di tenere vive quella fede e quella speranza cristiana che gli hanno consentito di attraversare e superare le grandi difficoltà del passato.

***

Dario Citati è Direttore del Programma di ricerca «Eurasia» dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG)  [www.istituto-geopolitica.eu] e redattore della rivista Geopolitica [www.geopolitica-rivista.org].

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Dario Citati

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione