Francesco il traghettatore di Dio è ricco volume di 650 pagine, che condensa in 50 capitoli una summa di dottrina cattolica di “ecclesiologia popolare”, scritto damons. Antonio Legname e edito dall’editrice catanese Prova d’Autore. Un copia del libro è stata inviata dall’autore a papa Francesco, il quale l’ha ringraziato telefonandogli personalmente.
La notizia è stata data da mons. Legname alla comunità di cui è parroco, quella del Cuore Immacolato di Maria a Catania, alla fine della celebrazione della Messa serale di domenica 20 luglio 2014.
“Carissimi, voglio condividere con voi una grande gioia: questa mattina alle ore 11.09, mentre ero a casa ho sentito squillare il cellulare e ho visto che qualcuno mi stava chiamando senza la visibilità del numero. Non sapevo se rispondere. Ho risposto e ho sentito una voce “soave” e “dolce”: ‘Sono Papa Francesco!’ Ed io sbigottito: ‘Chi?’. In un primo momento ho esitato a credere. ‘Sì, sono Papa Francesco e desidero ringraziarLa per il libro che mi ha inviato; ma è un grosso libro, eh!’. A quel punto ho capito che era il Papa, al quale avevo mandato alcuni giorni fa il mio volume “Francesco il traghettatore di Dio”. E quasi balbettando per lo shock, gli dico: ‘Santità mi scusi ma sono troppo emozionato nel sentire la sua voce, è una grande gioia, è un dono ricevere la sua chiamata’”.
Al che, come racconta lo stesso mons. Legname, il Papa avrebbe detto: “Volevo scriverle due parole per ringraziarla ma poi ho preferito telefonare; sono contento, non perché ha scritto su di me, ma perché ha scritto sulla Chiesa e ha fatto questa ecclesiologia dal basso. A partire dal popolo. Sì bisogna far parlare il popolo … perché l’insieme dei fedeli è infallibile nel credere”.
Stando a quanto rivelato da mons. Legname, nel corso della telefonata si sarebbe parlato dell’importanza dell’uso di un linguaggio semplice quando si parla alla gente, inoltre il Papa avrebbe manifestato l’ironia che gli è proverbiale. Quando mons. Legname gli ha chiesto di fargli presente laddove nel libro vi fosse qualcosa “che non va”, il Pontefice avrebbe reagito anzitutto ridendo e poi rispondendogli: “Sì, certo lo dirò prima al cardinale Müller”, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ex Sant’Uffizio (ndr).
L’opera, infatti, non è, un testo di apologia di papa Francesco, ma costituisce una cornice letteraria di riferimento al magistero del Vescovo di Roma, nel primo anno di pontificato, una positiva occasione di riflessione e di approfondimento su alcuni temi scottanti. Quasi “un granello di sabbia, un bussare ed entrare in punta di piedi nel microcosmo culturale del cristiano di oggi”. Essenziale e a volte grezzo, come i barconi dei profughi nel mar Mediterraneo, il volume presenta in copertina la foto di papa Francesco in occasione del primo viaggio apostolico a Lampedusa e il segno del timone della nave. L’associazione tra le due immagini diventa eloquente messaggio su come il nocchiero della barca di Pietro è un “traghettatore” dell’uomo di oggi verso i nuovi orizzonti.
“Non lasciarsi rubare l’amore per la Madre Chiesa”, come ha detto l’Arcivescovo di Catania, mons. Salvatore Gristina che ha curato la presentazione, è il messaggio che l’opera intende diffondere. La Chiesa, società umana e divina, è mistero di debolezza umana e di forza soprannaturale, missionaria nel servizio ai poveri. La rotta della conversione e della missione tracciata dal Vaticano II, dopo cinquant’anni, non appare ancora del tutto chiara e definita. Il buon “traghettatore” la guidi, tenendo fermo il timone, e la conduca al largo delle secche del relativismo e dell’attivismo solitario.