Ieri, domenica 20 luglio, è stata la giornata più sanguinosa dall’inizio del conflitto a Gaza. Oggi le atrocità non si placano, così che lo stillicidio di vittime – che ha superato quota 500 – continua a salire. Almeno quattro morti sarebbero stati provocati da un bombardamento di Israele all’ospedale di Al-Aqsa, nella parte centrale della Striscia.
Dopo l’accorato appello alla pace del Santo Padre di ieri, al termine dell’Angelus, proseguono le richieste affinché siano finalmente deposte le armi. “Tutti hanno rilanciato l’appello del Santo Padre”, spiega alla Radio Vaticana mons. Giuseppe Lazzarotto, nunzio in Israele e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina.
“C’è una perdita di vite umane che non è accettabile – riflette il presule -, bisogna metter fine alla violenza perché così si creano altre situazioni di conflitto, si aprono nuove ferite che produrranno ancora morte. È urgente che quei responsabili capiscano che non c’è altra strada che quella del dialogo e del negoziato; le parti in causa devono essere aiutate e devono essere portate ad un tavolo di negoziato”.
Il nunzio in Israele ha definito “una semina” l’invito di papa Francesco in Vaticano ai due presidenti di Palestina e Israele, nonché le sue telefonate proprio ad Abu Mazen e a Benjamin Netanyahu di qualche giorno fa. “Adesso – osserva mons. Lazzarotto -, bisogna circondare questo seme di attenzioni, farlo crescere e far riprodurre i frutti che dovrebbe dare; capire il senso del gesto del Papa e tradurlo in azioni concrete come il Santo Padre sta chiedendo continuamente”.