«Ripòsati: un campoche ha riposato dà un raccolto abbondante».
Se i versi di Ovidio diventassero regola, le ferie sarebbero tutt’altra cosa rispetto a ciò che sono diventate: il segno di quella mollezza – anche fisica – che rivela un allentamento dell’anima la quale sovente abbandona l’ascesa erta e severa della virtù per abbandonarsi, altrettanto spesso, alla valle quieta e ombreggiata dell’indifferenza, della mediocrità, della piattezza.
Per molti, quando arriva il sospirato momento in cui interrompere la sequenza delle responsabilità quotidiane, subentra prepotente la volontà di scrollarsi di dosso ciò che a quelle responsabilità la tiene avvinta. Così, per un numero crescente di persone, vacanza fa rima con distanza, alla ricerca, invero un po’ avida, di contatti che scaldino il cuore con un po’ di fuoco prima di tornare alla cenere di sempre, così come nell’apatica società moderna, che dopo essere passata attraverso frenesie ed eccessi piomba nell’abulia, nella svogliatezza, nella noia: un gorgo grigio che attira e spegne gli aneliti dell’anima, inducendo a dimenticare i volti meno mediatici, perché anonimi, difficilmente visibili: i malati, gli anziani, i soli, i diversamente abili, i poveri di ieri e di oggi.
Paradossalmente, è difficile riposare veramente; eppure il riposo è una dieta dell’anima necessaria e, per essere tale non deve ridursi al puro e dolce far niente. Questi giorni sono, uno spazio conquistato con fatica e atteso con impazienza, che liberano dalle abitudini e dai doveri quotidiani, sfidando a vivere facendo largo a ciò che ha davvero valore. Le vacanze, dunque, non come tempo vuoto, ma come occasione di libertà, di rigenerazione, di crescita spirituale. Da vivere con gioia: nello zaino e nella borsa da spiaggia va riposta anche l’anima e la coerenza con i valori del Vangelo per recuperare il senso di carità, della testimonianza, per realizzare rapporti umani meno imperfetti.
Così vissuta, la parentesi estiva diviene anche opportunità per offrire a se stessi spazi di riflessione, di incontro con gli altri e con il Trascendente, per crescere nella gratuità. Tempo per sé, per le amicizie, per l’essenziale, per lo spirito, per Dio. Insomma, il tempo per la bellezza, soprattutto interiore. Specialmente i cristiani, sono chiamati a cogliere le molteplici opportunità che questo tempo offre per ritemprare lo spirito nel contatto con la natura. Per fermarsi, per sostare, per verificarsi, per riappropriarsi della propria vita, ma pure per coltivare le relazioni col prossimo e dedicarsi a coloro i quali, e sono tanti, sono loro malgrado inchiodati alla solitudine dalla malattia, dal semplice essere anziano o dall’impossibilità economica di concedersi svago e divertimento.
Vale allora il monito paolino: «Svegliatevi dal sonno. La notte è avanzata e il giorno è vicino!». Cristianamente, a tutti, buone ferie!
+ Vincenzo Bertolone