Presente a Forlì ad inizio giugno per celebrare la Messa con cui si è conclusa una “tre giorni” d’incontri della Comunità Giovanni XXIII, il nuovo Segretario della Conferenza episcopale italiana, mons. Nunzio Galantino, ha rilasciato un’intervista al mensile Sempre nella quale interviene su alcuni temi di preminente attualità e per difendersi dalle accuse che gli sono state recentemente rivolte contro. “Un’aggressione – afferma mons. Galantino – che in realtà mi ha fatto un po’ male”.
Il riferimento è alle polemiche seguite alle sue dichiarazioni in cui sosteneva di non identificarsi “con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche”. Il Segretario della Cei ritiene si sia trattato di un equivoco dovuto a strumentalizzazioni mediatiche. “L’intervista in questione – spiega – è nata in un contesto specifico: l’influenza che hanno i mezzi della comunicazione sociale. In quell’occasione dichiaravo che dobbiamo stare attenti soprattutto alla televisione nella quale si utilizzano solo le immagini che aiutano a sostenere la propria tesi personale. Citavo l’esempio di chi inquadra i volti più inespressivi di coloro che recitano il rosario davanti alle cliniche contro l’aborto”.
Un metodo mediatico che “intende depotenziare non solo il rosario recitato davanti alla clinica, ma anche il movimento, grande e straordinario, che c’è dietro”, afferma mons. Galantino. Per cui, il suo era piuttosto un monito a stare in guardia da simili strumentalizzazioni. La dichiarazione decontestualizzata dall’intervista è stata dunque la fonte dell’equivoco. “A volte – riflette il presule – gli esponenti di certi nostri movimenti non leggono l’intervista per intero, ma solo il titolo del giornale, che evidentemente ha tutto l’interesse a scegliere unicamente l’espressione che fa scandalo e crea problemi. Così partono 10.000 tweet o 15.000 post su Facebook contro il vescovo Galantino… “.
In questo contesto di critiche che gli sono state rivolte contro, il segretario della Cei afferma di essere rimasto “impressionato” dalla “cattiveria sommaria di certe persone che dicono di recitare il rosario. È preoccupante sapere che chi recita il rosario poi è capace di esprimersi con questi toni, con questa violenza verbale”.
Nel corso dell’intervista, mons. Galantino parla anche di don Oreste Benzi, che delle recite del Rosario davanti alle cliniche abortistiche è stato pioniere. “È stato nella mia parrocchia per tenere alcuni incontri organizzati per la festa di San Luigi”, ricorda. Definisce quei momenti “un dono per la nostra parrocchia”. Racconta poi di averlo incontrato anche altre volte. “L’ultima è stata a Colonia durante la GMG del 2005 dove abbiamo fatto un selfie ante litteram – dice mons. Galantino -. Ho molto a cuore quella foto. L’ho inserita anche in un libro che celebra il centenario della mia parrocchia. Di don Oreste ricordo soprattutto l’uomo di preghiera e l’uomo d’azione”.
Mons. Galantino parla infine dei problemi a suo avviso più urgenti del Paese: famiglie e giovani. “La famiglia subisce un’aggressione ideologica e non riceve attenzioni e risorse”, afferma. “I giovani – prosegue – che sono il presente e non il futuro della nostra società, hanno bisogno di risposte. Purtroppo la politica, e qualche volta anche le organizzazioni ecclesiali, non si preoccupano delle loro speranze frustrate e non considerano la forza e la grande attesa che nutrono dentro. Se tali istanze non trovano riscontri purtroppo essi si rivolgono altrove… da qui nascono i problemi con la droga e il disagi”.
(F.C.)