In un’intervista a firma di Paolo Vives e pubblicata su Il Sussidiario, monsignor Shlemon Wardumi racconta dell’esodo dei cristiani che, costretti dai fondamentalisti islamici, lasciano la città di Mosul, in Iraq. Tema di cui ha parlato con toni accorati anche il Santo Padre, al termine dell’Angelus di oggi.
Nell’intervista monsignor Shlemon Wardumi ha raccontato che i cristiani in migliaia sono stati obbligati a lasciare le loro case di Mosul dove “vivevano da duemila anni, spogliati di ogni avere, costretti a fuggire a piedi con bambini, vecchi e malati perché gli islamici hanno portato via loro ogni mezzo di trasporto oltre ai soldi e al cibo”.
“Li hanno minacciati – ha aggiunto il presule – ponendoli di fronte all’alternativa tra convertirsi all’islam o pagare la jizya (tassa di sottomissione ), altrimenti se ne dovevano andare e così hanno fatto”. All’uscita di Mosul però gli islamici hanno messo dei punti di controllo, così quando i cristiani sono passati di li hanno derubati di tutto: cibo, vestiti, mezzi di trasporto, soldi …
Cercano di andare nei villaggi dove ci sono altre comunità cristiane, dove poter stare senza aver paura. Alla domanda se ci fossero state violenze , il presule ha precisato che da quanto si sa “nessuno è stato ucciso” ma “hanno bruciato una casa vescovile di siro-cattolici, hanno saccheggiato le chiese, tolto le croci, hanno occupato la casa del vescovo caldeo ed hanno messo a bandiera dell’Isis sul suo edificio”.
Il governo centrale è impotente, sta lavorando per nominare il Primo Ministro e il Capo dello Stato. Monsignor Wardumi si è chiesto se “in questo mondo i diritti umani esistono ancora o no”. “Chi ha questi diritti? Perché a noi cristiani vengono negati? Che cosa è diventato il mondo?”, ha ripetuto.
“Specialmente qui a Mosul – ha sottolineato – i cristiani si chiedono se il male ha vinto sul bene. Si chiedono se ha diritto a vivere solo chi ha le armi. Si chiedono se sono condannati solo a soffrire. Certo, Gesù ci ha dato l’esempio soffrendo per tutti noi, ma noi siamo uomini, la nostra forza non è così grande per sopportare tutto questo”.
“Siamo in una situazione – ha concluso – come quando Gesù ha gridato ‘Dio mio perché mi hai abbandonato’ e noi gridiamo tutti ‘Dio nostro non abbandonarci’”.