“Senza libertà non si dà cultura e ritengo, quindi, meglio fare ‘poco’ in modo libero che tentare il ‘molto’ con una libertà ridotta”. Di base c’è questo ragionamento dietro la scelta del patriarca di Venezia Francesco Moraglia di “ridimensionare” la Fondazione Studium Generale Marcianum, il polo culturale, pedagogico e accademico voluto in città dal suo predecessore, il cardinale Angelo Scola. Più in generale la motivazione è la mancanza di fondi che sostentino l’ambizioso quanto costosissimo progetto che ha creato un vero “buco” nei bilanci della già esigua diocesi lagunare.
In una lunga intervista a “Gente Veneta”, il patriarca ricostruisce con chiarezza la vicenda del Marcianum, di cui si era parlato anche in relazione all’inchiesta sulle tangenti per il Mose che ha coinvolto i vertici della politica veneta. Dopo esser venuto meno il contributo degli sponsor, dopo richieste d’aiuto negate, il polo culturale ha rischiato grosso: chiudere i battenti e mandare a casa gli studenti e i numerosi docenti di fama internazionale che vi davano prestigio.
Moraglia le ha tentate tutte pur di non serrare le porte del Marcianum, che comprende, tra l’altro, un Convitto internazionale, una Facoltà di Diritto Canonico, e un Istituto Superiore di Scienze Religiose. Anzitutto richiedendo un finanziamento a colui che del Marcianum era “padre” e fondatore: il cardinale Scola. Il quale, tuttavia – come spiega Moraglia nell’intervista – ha ritenuto tale strada “impraticabile” rifiutando di concedere il finanziamento.
“Mi sono recato personalmente a Milano col vicario generale – racconta il presule – e ho chiesto al cardinale se lui di fronte al venir meno degli sponsor e alla luce dei recenti fatti veneziani intravedeva strade che io non riuscivo a scorgere. Soprattutto gli ho domandato se intendeva farsi carico della ‘sua’ antica creatura, spiegando che la Diocesi di Venezia non è assolutamente in grado di sostenere l’impegno finanziario necessario, sia per il numero dei dipendenti sia per il fortissimo costo della struttura, dati questi a lui ben noti. Il cardinale l’ha però escluso ritenendo la strada non praticabile”.
Davanti al diniego del porporato allora la scelta è stata chiara: il Marcianum non si chiude, ma si “snellisce”. Quindi, spiega “con dispiacere” Moraglia, a partire dall’anno accademico 2014/15, ad esempio, la Facoltà di Diritto Canonico San Pio X non attiverà più i corsi del primo anno. Lo stesso accadrà per l’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Lorenzo Giustiniani che già lo scorso anno, per mancanza di iscritti, non aveva potuto attivare i corsi del primo anno. I due Istituti sopravvivranno giusto per il tempo di accompagnare gli studenti già frequentanti al compimento del ciclo accademico.
Un vero peccato, considerando che l’idea originaria del Marcianum era di “prendere per mano il soggetto dalla scuola dell’infanzia fino all’università”. Una idea bella e buona, ma solo “sulla carta”, precisa il patriarca, dal momento che essa aveva una debolezza congenita: la mancanza di un patrimonio stabile che garantisse alla Fondazione autonomia nel tempo.
Se si pensava “in buona fede” di sostenerla grazie agli sponsor, i fatti hanno smentito anche tale convinzione. “Alcuni (sponsor) hanno ridotto il loro impegno finanziario oppure con altri si è interrotta la collaborazione”, riferisce il presule. I motivi sono molteplici, ma più di tutto avranno gravato i recenti fatti di cronaca che – dice – “hanno avuto una pesante ricaduta sulla città di Venezia e su tutto il Veneto. E la Fondazione Marcianum ha sede a Venezia, ha legami con la città e con tutto il Veneto…”.
A ciò si aggiungono anche i costi già alti della struttura e del personale (18 dipendenti) progressivamente lievitati negli anni precedenti al 2012. E per la Diocesi, già “impegnata su più versanti pastorali”, era del tutto “inimmaginabile” farsi carico di tali spese aggiuntive.
L’unica via d’uscita era dunque ridisegnare il profilo generale del Marcianum, tagliuzzando e riducendo qua e là. Una decisione “sofferta” che Moraglia non ha preso autonomamente ma dopo “lunghe e condivise riflessioni”, a livello diocesano e non solo. Il patriarca si è rivolto infatti a dipendenti, esperti, soci fondatori, rappresentanti della Diocesi e al Collegio dei Consultori per le competenze che gli attribuisce il diritto, come afferma nell’intervista.
Dal luglio 2013, ha deciso di far valicare la questione oltre le acque della Laguna e anche del Tevere, presentandola alla Santa Sede. Anzitutto ne ha discusso con il Dicastero competente, la Congregazione per il Clero, poi, “data la delicatezza della situazione e per le persone coinvolte – spiega il patriarca -, ho voluto riferirmi anche alla Segreteria di Stato”. La questione non è stata trattata solo “a voce”, aggiunge, ma si è tenuto anche uno scambio epistolare, durante il quale, con una lettera del 19 giugno 2014, è stato “approvato l’orientamento che stava progressivamente emergendo”.
Soprattutto, racconta Moraglia, “ho anche seguito il consiglio di informare il Santo Padre”. Ed è stato proprio Francesco ad avvallare il ridimensionamento. C’è stata poi la richiesta di un finanziamento al cardinale Scola, dopodiché “per non lasciare strade intentate – spiega ancora il vescovo – la stessa richiesta l’ho rivolta anche alla Santa Sede. In questi mesi, ho tentato tutte le vie, eccetto quelle che ritengo non compatibili con una realtà ecclesiale o non possibili poiché non garantiscono la libertà e l’indipendenza di cui la cultura in genere e quella cattolica in specie hanno bisogno”.
E la cultura – ribadisce – “è realmente tale solo se è libera”, una libertà che significa “anche e sempre autonomia economica”, non avere cioè “la preoccupazione di ricercare sempre nuovi finanziamenti e quando poi in un progetto è coinvolta in modo diretto o indiretto la Chiesa, tutto deve essere soppesato con cura“.
L’epilogo della vicenda Marcianum sarà pur triste, per certi versi, ma può vantare quella concretezza che Papa Bergoglio richiede alla sua Chiesa. I fondi che si riusciranno a risparmiare torneranno infatti alle attività di carità. “Nella preghiera e dinanzi a Dio – conclude Moraglia – ho voluto considerare le priorità pastorali: le parrocchie e le collaborazioni interparrocchiali; i poveri (l’apertura del dormitorio-mensa a Marghera e intitolato a Papa Francesco); le giovani famiglie; la trasmissione della fede ai giovani; la formazione degli adulti; l’attenzione al clero, al seminario e alla pastorale vocazionale”.
“Continuo a pregare”, soggiunge il patriarca, “a tanti ho chiesto l’aiuto della preghiera e l’ho domandato esplicitamente anche a Papa Francesco”. Intanto, dopo le preghiere, lo scorso 9 luglio ha fatto sapere di aver portato a termine anche il rapporto esistente tra Marcianum e Consorzio Venezia Nuova, in virtù di un contesto come quello attuale che “richiede segni di novità nell’intendere e vivere i rapporti tra le istituzioni civili e quelle ecclesiali”.