Aumentano le condanne a morte nel mondo, soprattutto in paesi come Iraq e Iran. E’ il preoccupante dato che emerge dal Rapporto annuale dell’organizzazione Nessuno tocchi Caino, “La pena di morte nel mondo”, pubblicato ieri 18 luglio.
Edito da Reality Book, il documento dà conto dei fatti più importanti relativi alla pratica della pena capitale nel 2013 e nei primi sei mesi del 2014. Ieri, a Roma, la presentazione ufficiale in via di Torre Argentina, con ospiti come: Emma Bonino; il ministro degli Esteri del Benin; Nassirou Bako Arifari; padre Guido Bertagna; Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Affari Esteri; Marco Pannella, presidente di Nessuno tocchi Caino; Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti, rispettivamente segretario e tesoriera di Nessuno tocchi Caino.
Nel corso dell’evento è stato consegnato il premio “L’Abolizionista dell’anno 2014”, ovvero il riconoscimento alla personalità che più di ogni altra si è impegnata sul fronte dell’abolizione, andato quest’anno al presidente del Benin Boni Yayi.
Secondo l’associazione italiana, il numero di persone condannate a esecuzioni capitali nel mondo è salito notevolmente: 4.106 nel 2013, rispetto alle 3.967 del 2012. In particolare, tre Paesi illiberali come Cina, Iran e Iraq, sono risultati essere, lo scorso anno, i primi tre “Paesi-boia” del mondo. La Cina è in assoluto il paese in cui vengono eseguite più condanne a morte, con più di 3.000 persone uccise nel 2013. Tuttavia il record è stato battuto dall’Iran con il numero di esecuzioni più alto degli ultimi 15 anni. E anche in Iraq si è registrato il più alto numero di condanne a morte dal 2003, anno della caduta di Saddam Hussein.
I dati raccolti dall’organizzazione mostrano poi un passo indietro nei Paesi cosiddetti “democratici”, dove sono aumentate le esecuzioni e il sistema capitale si è rivelato essere per molti aspetti coperto da un velo di segretezza. In questo scenario si intravede, però, un orizzonte di speranza: ben 161 i paesi, in 12 stati, per legge o in pratica hanno deciso di abolire la pena di morte tra il 2013 e il 2014. Essi si aggiungono ai 37 paesi “mantenitori”.
L’evoluzione positiva è stata sottolineata da Elisabetta Zamparutti, mentre Sergio D’Elia ha illustrato i prossimi obiettivi della ong: dal rafforzamento della Risoluzione sulla Moratoria Universale che l’Assemblea Generale dell’ONU voterà nel dicembre 2014, alla proposta della creazione della figura dell’”Inviato speciale” con il compito di monitorare la situazione e di continuare a persuadere chi ancora pratica la pena capitale.
La lotta di Nessuno tocchi Caino contro la pena di morte dura ormai da vent’anni, come ha sottolineato Della Vedova: “L’impegno dell’Italia ed in particolare di Nessuno tocchi Caino e del partito Radicale sono stati e continueranno ad essere importantissimi in questa lotta. Dal 1994, primo anno in cui venne presentata la Risoluzione all’Onu per una moratoria della pena capitale, fino ad oggi questo impegno è stato mantenuto da tutti i governi e ministri che si sono succeduti. Questa è una lotta che è possibile portare avanti grazie al lavoro e all’attività della società, di un’opinione pubblica, di organizzazioni e associazioni che si focalizzano sul tema e tengono vivo il dialogo e l”attenzione”.
Dopo gli interventi è seguita la consegna del premio ”L’abolizionista dell’anno”, un’opera in bronzo, creata da Massimo Liberti, che raffigura una Terra a forma di palloncino, sul quale sono seduti dei bambini per volare più in alto e guardare lontano”. Il vincitore, il presidente del Benin, impossibilitato a presenziare alla serata, è intervenuto in diretta video dicendosi “orgoglioso e fiero di aver ricevuto questo premio”. “Sono convinto – ha concluso Boni Yayi – che per nessuno motivo un governo può uccidere in nome della giustizia, è contro l’umanità”.