Dalle 10 di questa mattina (ora locale) era in vigore nella Striscia di Gaza la tregua umanitaria di cinque ore richiesta dalle Nazioni Unite per consentire l’evacuazione dei feriti più gravi e l’approvvigionamento della popolazione.
Tuttavia il “cessate il fuoco” ha retto solo due ore: tre colpi di mortaio sono infatti stati lanciati da Gaza colpendo la regione di Eshkol, che confina con il settore meridionale della Striscia, non provocando fortunatamente nessuna vittima.
La tregua era stata concordata dopo l’ultimo drammatico episodio avvenuto ieri: l’uccisione con un missile di quattro bambini tra i 9 e gli 11 anni che giocavano a pallone su una spiaggia di Gaza. Una tragedia per cui lo stesso presidente israeliano uscente, Shimon Peres, ha chiesto scusa ai palestinesi. Intervistato dalla Bbc, Peres si è detto “profondamente dispiaciuto” per le piccole vittime, la cui morte – ha detto – “è stata conseguenza di un incidente”. Incidente per cui le autorità israeliane hanno avviato anche un’inchiesta per capirne la dinamica.
Nella notte Hamas ha dunque siglato la tregua, chiesta da Robert Serry, inviato speciale dell’Onu per il Medio Oriente, dopo che l’esercito israeliano aveva annunciato che avrebbe “cessato tutte le operazioni nella Striscia di Gaza” e non avrebbe “sparato”, precisando tuttavia che “ogni tentativo di trarre vantaggio dalla tregua porterà una rappresaglia”.
Nonostante il monito Hamas ha deciso di violare l’accordo, nonostante avesse promesso di attenervisi tramite il portavoce Sami Abu Zuhri. Ora come ora sembra davvero impossibile una soluzione. Già ad inizio settimana si erano riaccese le speranza alla notizia che il governo d’Israele avesse accettato la proposta di “cessare il fuoco” avanzata dall’Egitto. Proposta respinta dal movimento islamista che considerava la tregua “una resa”. Anche in questo caso si temeva che rifiutasse l’ipotesi di una tregua umanitaria.
La tregua di oggi era la prima sospensione accettata da entrambe le parti da quando, da martedì scorso, è cominciata l’offensiva Margine Protettivo, che, secondo fonti palestinesi, ha provocato oltre 225 vittime. L’attenzione internazionale ora è rivolta tutta a Il Cairo dove le delegazioni palestinese e israeliana sono arrivate la notte scorsa per proseguire i negoziati su una pace che possa essere definitiva.
A Gaza intanto si continua a morire: stamattina otto palestinesi hanno perso la vita poco prima che la tregua entrasse in vigore. Ieri, la stampa locale riferisce di colpi di artiglieria caduti a Rafah, che hanno ucciso tre uomini e una donna, tutti della stessa famiglia, ferendo altre quattro persone. Sempre a Rafah, sono morti altri due palestinesi mentre si recavano presso una moschea.
Come confermato da volontari sul posto alla Radio Vaticana, poi, le forniture di cibo da parte delle agenzie e organizzazioni umanitarie sono drasticamente diminuite, la popolazione è sempre più povera e vulnerabile. Ingenti danni si contano anche nel settore agricolo indispensabile per la sopravvivenza delle persone e già pesantemente penalizzato dal blocco imposto da Israele.
(S.C.)