La drammatica geografia dei Paesi in guerra si estende anche alla Libia, alle prese con conflitti interni ormai da anni. Quello che descrive all’agenzia Misna mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico a Tripoli, è un Paese “bloccato” ma che, “con i suoi abitanti, resta in cerca della pace e di un equilibrio possibile”.
Mons. Martinelli rivolge quindi due appelli, uno affinché “tutti preghino per la pace”, un altro affinché “i dirigenti politici e coloro che detengono il potere ricevano il dono della saggezza”. Ancora stamattina, riferisce Misna, all’aeroporto di Tripoli le piste erano presidiate da uomini delle milizie armati e pick-up armati di lanciarazzi sul pianale di carico.
Nonostante la situazione attuale, mons. Martinelli mantiene tuttavia fiducia in un cessate il fuoco tra le milizie di Zintan e quelle di Misurata. “C’è una forte pressione – dice il vescovo – perché l’aeroporto possa riaprire in modo da permettere a tanti libici che si trovano all’estero di rientrare in patria”.
Oltre a quello di Tripoli, restano chiusi anche tutti gli altri scali del Paese. A Bengasi, la città più importante nella zona orientale della Libia, è impossibile decollare o atterrare a causa di un’offensiva contro le milizie islamiste.
Sono ormai due anni e mezzo, cioè è dalla caduta del regime di Gheddafi che queste milizie continuano a “gestire tutto”, come rileva mons. Martinelli. Rappresentano una galassia enorme e estremamente belligerante, che rischia di travolgere una già livida Libia.