È uno scenario nuovo e preoccupante quello che pone davanti la sentenza con cui la Corte costituzionale ha dichiarato l’incostituzionalità del divieto della fecondazione eterologa previsto dalla legge 40 e la relativa motivazione. Uno scenario all’interno del quale l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, presidente dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, individua due elementi di novità che assomigliano piuttosto a due sfide.
Il primo è “la praticabilità della fecondazione eterologa in un contesto di assenza di limiti legislativi”, che – afferma Crepaldi – “apre la possibilità di un selvaggio mercato dell’eterologa nel quale vengono meno fondamentali valori legati alla persona umana, alla procreazione e alla famiglia”. Con esso si darebbe il via ad uno scambio “senza limiti” di gameti, “alla fecondazione incontrollata da parte di ogni tipo di coppia, all’utero in affitto, alle ‘famiglie’ plurigenitoriali o monogenitoriali, alla tecnicizzazione assoluta della procreazione”.
Si giungerebbe, insomma, “alla fine dei legami familiari come li abbiamo conosciuti per qualcosa di terrificante che ancora si fa fatica ad immaginare”. Tale quadro viene presentato da molti come “quadro di libertà”, osserva l’arcivescovo, laddove esso è in realtà “un quadro che atterrisce” e che “si presterà alla pianificazione della vita da parte dei centri di potere”.
Lo dimostra ancora più chiaramente il secondo elemento: l’enunciazione, nella sentenza della Consulta, di un “diritto al figlio”. Un aspetto, questo, che “rompe con la visione della persona umana come avente in sé una propria dignità”, osserva Crepaldi, che rimarca: “Si possono vantare diritti sulle cose, non sulle persone”, perché “la persona è un fine in sé e non può cadere sotto la proprietà di nessuno”.
Solo regimi totalitari avevano teorizzato finora simili principi: “Con il principio del ‘diritto al figlio’ l’uomo si sentirà autorizzato a completare la manipolazione della vita e dell’essere umano già in fase avanzata di realizzazione”.
Davanti a questo sconcertante panorama di “ri-creazione dell’identità umana e delle relazioni umane fondamentali”, stupisce molto “che pochi sentano la gravità del momento, che il governo italiano non si sia adeguatamente espresso, che le forze politiche evitino di affrontarlo come si richiederebbe davanti a questi fenomeni disorientanti”, osserva il presidente dell’Osservatorio Van Thuân.
E sottolinea che “sul piano culturale va combattuto questo processo di eliminazione della natura e della natura umana”, che “sta travolgendo l’uomo, riducendolo ad un allegato della storia”. L’uomo rischia infatti di diventare “strumento del potere, anche in contesti democratici che, così facendo, esprimono la loro caratteristiche di democrazie totalitarie”. Dovere di “tutti gli uomini che amano la verità” è dunque “fare obiezione di coscienza rispetto ai tanti fenomeni di violenza a cui la fecondazione eterologa aprirebbe la strada”.
“Serve una grande mobilitazione delle forze del bene” – insiste Crepaldi -, opponendo alla fecondazione, che sia essa omologa o eterologa, “la proposta di una visione bella e libera della sessualità, della vita coniugale, della famiglia naturale, di un modo umano di amarsi, di accogliere la vita e provvedere ad essa, di educare i figli per introdurli nel mondo consapevoli della loro dignità”.
Il no all’eterologa, dunque, “deve continuare anche dopo la sentenza della Corte costituzionale”. E alla lotta culturale deve aggiungersi un forte impegno di singoli e gruppi associati, da condursi “nella società, nella scuola, nelle strutture sanitarie, nelle amministrazioni locali”. Il tutto accompagnato da un impegno “strettamente politico e legislativo – auspica il presule –, sia nei consigli comunali e regionali, sia soprattutto nel Parlamento nazionale”.
L’obiettivo finale è uno: “il divieto legislativo di ogni tipo di fecondazione artificiale, sia omologa che eterologa”. È vero le diverse forze politiche hanno già espresso “una posizione consenziente rispetto ad alcuni aspetti della deriva in atto”; tuttavia, per Crepaldi è possibile ed auspicabile, con la buona volontà di tutti e con l’uso del buon senso, “intervenire con una legislazione correttiva e di contenimento, in attesa che l’impegno generale per una rinnovata responsabilità politica renda possibile in futuro una legge giusta”.