Gli anglicani dicono sì alla nomina dei vescovi donne. Dopo decenni di polemiche e divisioni interne, il sinodo anglicano della Church of England, riunito fino ad oggi a York, ha autorizzato l’ordinazione episcopale femminile, dopo che solo due anni fa l’idea era stata respinta.
La Chiesa d’Inghilterra, “madre” della comunità anglicana che conta 80 milioni di fedeli in 165 Paesi, avrà dunque entro la fine dell’anno il primo vescovo donna, come già in altri paesi come Galles, Australia e Stati Uniti.
La storica decisione era fortemente sostenuta, tra gli altri, dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Comunione anglicana, e dal primo ministro britannico David Cameron. Anche l’arcivescovo di York, John Sentamu, si era mostrato nettamente propenso al cambiamento.
Nel sinodo è stata quindi raggiunta la maggioranza dei due terzi in ognuna delle tre camere che lo compongono: vescovi, clero e laici. Cioè il quorum necessario per approvare la riforma. La Camera dei vescovi ha votato con 37 a favore, due contrari e un astenuto; quella del clero con 162 voti a favore, 25 contrari e quattro astenuti; la Camera dei laici 152 favorevoli, 45 contrari e cinque astenuti. La maggioranza richiesta era mancata nella precedente votazione del novembre 2012 per soli sei voti.
Ora l’approvazione finale della «Women in the Episcopate legislation» dovrà essere discussa in Parlamento, approvata dalla regina Elisabetta II e tornare al Sinodo a novembre per l’approvazione formale.