Lettura
Il Maestro ci pone in guardia, facendoci comprendere la trascendenza della mancanza di fede e di accettazione della sua presenza e della sua parola. È un pericolo che incombe su ognuno di noi. Paragona perfino il destino delle città nelle quali ha predicato durante la sua vita pubblica a quello delle città pagane di Tiro e Sidone, o a quello di alcune località che vennero distrutte per la loro malvagità e per i peccati dei loro abitanti, come le tristemente famose Sòdoma e Gomorra.
Meditazione
Per comprendere meglio queste parole forti di Gesù è importante leggere l’introduzione di Matteo a questo brano: «Si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite». Questo episodio fa ricordare quell’altro vissuto sul monte degli Ulivi, dove oggi sorge una modesta, ma peculiare chiesetta, chiamata Dominus flevit (il Signore pianse). Gesù, infatti, pianse dinanzi alla vista di Gerusalemme perché i suoi abitanti non si erano lasciati riunire come la gallina riunisce i pulcini sotto le ali, per trovare la via della salvezza. Ecco allora il senso dei “guai”, espressione che sarà ripresa dall’apostolo Giovanni, nell’Apocalisse, per il giudizio dei popoli impenitenti. Betsàida, Corazìn, Cafàrnao erano ridenti cittadine che sorgevano intorno al mare di Galilea, dove Gesù aveva operato grandi miracoli, e dove aveva predicato per una buona parte del suo tempo. Lo stesso Matteo ci dà notizia che Gesù, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafàrnao, presso il mare (Mt 4,13). Oggi si può visitare il luogo storico dove sorgono i resti della sinagoga di Cafàrnao e della casa della famiglia di Pietro. Cosa mi vuole dire allora il Signore? Che anch’io sono un privilegiato, uno che ha avuto la grazia di avere Cristo molto vicino, attraverso i mezzi che Lui ha messo a mia disposizione: la famiglia, la parrocchia, un movimento, degli amici, ecc. Ho ricevuto il dono inestimabile della fede. Come sto ricambiando a questi doni della Grazia? Ecco, devo stare attento a comprendere la grandezza dei doni ricevuti; non sia mai che il Signore mi debba rimproverare per non aver portato frutti di conversione autentica. Tutti abbiamo bisogno di conversione, tutti abbiamo bisogno di amare di più, di amare con tutto il cuore, di cercare di rispondere con amore pieno all’amore. Allora, il rimprovero di Dio ci fa bene, ci scuote e ci aiuta ad uscire dal torpore per impegnarci al servizio dei fratelli.
Preghiera
Da una preghiera di san Bonaventura: «Gesù, il mio cuore abbia sempre sete di te, o mio Dio. Tu solo sii sempre la mia speranza, mia unica gioia e mia pace, tu mio riposo e mia serenità, tu mio rifugio e aiuto, tu mia eredità, mio bene e mio tesoro».
Agire
Sarò aperto alla conversione del cuore, nell’abnegazione nell’esercizio delle virtù.
Meditazione del giorno a cura dipadre Paolo Cerquitella, L.C., tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it