I dati pubblicati quest’oggi dall’Istat non confortano. In Italia attualmente 3 milioni e 230 mila famiglie vivono sotto la soglia di povertà relativa, ossia spendono meno di quanto avvenga nella media pro capite del Paese. Tra queste, vi è poi un 7,9% dei nuclei - pari a circa 6 milioni e 20 mila persone - che è sotto la soglia di povertà assoluta, pertanto si tratta di famiglie che non riescono a sostenere la spesa minima necessaria per acquistare quei beni e servizi "considerati essenziali per conseguire uno standard di vita minimamente accettabile".
Sempre secondo i dati dell’Istat, l’incidenza di povertà relativa tra le famiglie si mantiene stabile, mentre quella di povertà assoluta è aumentata dal 6,8% al 7,9% tra il 2012 e il 2013, coinvolgendo così circa 303 mila famiglie e 1 milione e 206 mila persone in più.
Chi più subisce gli effetti di questa povertà diffusa sono le famiglie con tre o più componenti. Si registra perciò che, nel 2013, 1 milione e 434 mila minori risultano poveri in termini assoluti (erano 1 milione 58 mila nel 2012).
Una soluzione per porre freno a questa tendenza prova a indicarla Cristiano Gori, docente di Politiche Sociali all’Università Cattolica di Milano. Gori propone di trasferire denaro verso le famiglie più povere. “Se lei vuole riattivare l’economia - afferma in un’intervista alla Radio Vaticana- deve trasferire risorse alle persone che spenderanno queste risorse, non che le risparmieranno. E chi sono quelli che spendono tutto quello che ricevono? I poveri, proprio perché non hanno spazio per risparmiare”.