Si è aperto l'11 luglio scorso, a York, nel Regno Unito, e si concluderà martedì 15, il sinodo generale della Church of England. Grande attenzione per questo assise che, lunedì, vedrà il probabile via libera delle autorità ecclesiastiche anglicane all’ordinazione episcoplae femminile.
Tale passo storico per la Chiesa anglicana è sostenuto fra gli altri dal primo ministro britannico David Cameron e dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Comunione anglicana, che si è espresso in favore di un "cambiamento culturale di massa".
Per l’approvazione finale della «Women in the Episcopate legislation» - spiega L'Osservatore Romano - serve la maggioranza dei due terzi di ciascuna delle tre componenti del sinodo: vescovi, clero e laici. Se il voto sarà favorevole, la decisione dovrà essere discussa in Parlamento, approvata dalla regina Elisabetta II e tornare al Sinodo a novembre per l'approvazione formale. Nel caso in cui lunedì 14 luglio ci sia il sì definitivo da parte del clero anglicano, le prime donne vescovo potrebbero essere ordinate tra la fine dell’anno e l’inizio del 2015.
Sono decenni che la questione divide la Church of England tra favorevoli e contrari. Nel novembre 2012 i vescovi e il clero convalidarono la riforma, ma trovarono resistenza proprio tra i laici che mostrarono sull’argomento divisioni profonde rispetto a comunità anglicane più “progressiste”, come a esempio quella gallese, che ha già autorizzato le donne vescovo.
Un anno dopo - sottolinea ancora il quotidiano vaticano - venne approvato, nel novembre 2013, il principio dell’ordinazione episcopale per le donne, aprendo la strada a mesi di confronto. Secondo i "conservatori", contrari alla proposta, solo gli uomini possono fare i preti e i vescovi, rappresentando Gesù Cristo in Terra. Una teoria a cui controbattono i favorevoli "progressisti" che affermano che le donne vescovo sono un'icona, simbolo dell'uguaglianza dei due generi agli occhi di Dio. Nel febbraio scorso, poi, il sinodo ha approvato una procedura rapida per ridurre da sei a tre mesi il periodo delle consultazioni sull’argomento nelle 44 diocesi inglesi (quasi tutte a favore della riforma).
A parere di alcuni osservatori, tale approvazione rischia di creare una spaccatura all'interno dell’intera Comunione anglicana. Ad esempio, "le Chiese anglicane in Africa non vogliono né le donne vescovo né le donne sacerdote", ha evidenziato Odon Vallet, storico francese delle religioni, e l’adozione della riforma in Inghilterra potrebbe condurre addirittura a "uno scisma in Africa".
Diversa invece l'opinione di Rose Hudson-Wilkin, cappellano dello speaker della Camera dei Comuni, che ha definito "fuori dal tempo" il fatto che "un'istituzione come la Chiesa d'Inghilterra, una Chiesa nazionale, sia ancora oggi diretta da soli uomini. Un sì sarebbe un terremoto perchè le altre province guardano a noi come apripista del cambiamento".
Dal canto suo padre Simon Killwick, presidente del “gruppo cattolico” in seno al sinodo, ha riferito che le discussioni, dopo lo “scacco” del novembre 2012, sono state "fruttuose" e "una nuova atmosfera sta caratterizzando il dibattito". La presidente del gruppo favorevole alle donne vescovo, Hillary Cotton, ha invece dichiarato: "Siamo pieni di speranza ma affatto sicuri del risultato per la partecipazione al voto di persone che si oppongono al principio e che, hanno detto, voteranno contro".
La Chiesa d'Inghilterra è la "madre" della altre comunità anglicane nel mondo, che contano 80 milioni di fedeli in 165 Paesi. Oltre al Galles, in paesi come Stati Uniti e Australia ci sono già dei vescovi donna.