«Don Damiano mi ha fatto sapere, attraverso Federica, che il Cardinale voleva vedermi. Ha insistito che ci muovessimo perché ogni giorno diventava sempre più debole». Così inizia padre Georg Sporschill i ricordi degli ultimi giorni che passerà – per volontà dello stesso Cardinale – accanto a Carlo Maria Martini. Quei giorni rimarranno memorabili perché da essi nascerà ciò che verrà considerato «il testamento spirituale» di Martini. Un testamento che raccoglie i pensieri del Cardinale, indebolito nella carne, ma quanto mai lucido e profetico nello Spirito.
Conosciamo bene questo resoconto diffuso all’indomani della morte dell’ex pastore di Milano. In esso trapela la radiografia senza filtri di una Chiesa stanca, di case religiose vuote, di un apparato ecclesiale lievitato, di mancanza di testimoni che ispirino desiderio di santità e di cambiamento… Il Martini che parla è debole, usa un microfono per farsi sentire, ma Federica – la segretaria del Cardinale – racconta l’atmosfera in cui sono nate queste confidenze e il tono della condivisione così: «Pur con voce flebile il Cardinale ha usato parole molto forti. Mi sembrava molto agguerrito, a tratti persino infuriato rispetto alla situazione della Chiesa: “È indietro di duecento anni se non di trecento”, ha detto a un certo punto. Non mi pareva di capire sempre bene la portata ecclesiale di quanto diceva. Citava Madre Teresa e fratel Ettore come esempi di persone che, pur con caratteri difficili, avevano avuto delle vere intuizioni dello Spirito, di quelle che servono alla Chiesa di oggi».
Il confidente di questo testamento infuocato è lo stesso affidatario – e coautore – delle Conversazioni notturne a Gerusalemme. Il coautore di quel volume audace, passato forse in secondo piano per via del prestigio del Martini, non è per niente una figura marginale e insignificante. Il merito del libro di Stefano Stimamiglio, Chi salva una vita salva il mondo intero è di mettere in risalto l’uomo che Martini stesso ha scelto per compagno dei suoi ultimi attimi prima dell’approdo alla casa del Padre.
Leggendo il libro di Stimamiglio ci troviamo dinanzi a una grande figura che si intona con il sogno di Chiesa di due grandi gesuiti: Bergoglio e Martini: una chiesa serva e povera, una chiesa vicina agli emarginati, una chiesa che vive nella forza dello Spirito e nella delicatezza concreta della presenza. È da queste convinzioni che verrà alla luce un’opera sociale come Concordia, l’associazione nata per dare nu tetto ai bambini di strada.
Il libro non è una semplice biografia, ma è una vera e propria immersione nella mens e nella spiritualità di padre Georg, una spiritualità maturata non a tavolino ma in una frizione con e fruizione della Parola di Dio, dell’afflato paolino e del carisma ignaziano, sempre vissute e orientate a stretto contatto con le situazioni limite e le “periferie esistenziali”. Giova concludere questa breve presentazione con un assaggio della Weltanschauung di padre Georg. Eccolo parlare delle sue gioie:
«Sono tante le gioie nella mia vita, sicuramente più delle delusioni. La più grande è senz’altro il fatto di avere tanti amici fedeli che ho conservato per una vita intera, molti dei quali ora pregano per me dal cielo. Amici che mi sono stati e mi sono vicini, come potevano e come possono, in tutte le situazioni, anche le più difficili. Mi sento come chi ha fondato la sua esistenza sulla roccia della Parola di Dio e capisce che non poteva esserci una gioia più grande dell’amicizia. Lo insegna la Bibbia: “Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore. Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore”».