Cinquanta cyber pedofili sono stati individuati in Italia e all’estero. La rete di “orchi” del web è stata annientata da un’operazione a tappeto portata avanti dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Venezia in 12 paesi.
Centinaia e centinaia i gigabyte setacciati e migliaia le immagini e i video di natura pedopornografica sequestrati durante il lavoro investigativo durato mesi e coordinato dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (Cncpo), presso il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma.
L’indagine – capitanata dal pm lagunare Massimo Michelozzi – ha portato a 23 interventi della polizia di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Belgio, Polonia, Messico, Argentina, Russia, Spagna, Repubblica Ceca. In Italia, sono state 26 le perquisizioni tra Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana.
A dare il via alle indagini è stata una perquisizione effettuata nell’ambito di un’altra operazione di contrasto alla pedopornografia, condotta nel 2013, dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Venezia. Durante le analisi delle caselle di posta elettronica di un presunto pedofilo sono emersi decine di contatti con utenti della rete, i cui nickname riconducevano a bambini e bambine. Circa 75 le caselle email al centro dell’indagine.
Il presunto pedofilo frequentava diversi social network (Facebook, Netlog, MSN Spaces, Badoo ed altri) dove si spacciava per una bambina alla ricerca di foto di altri bambini. Nel corso della ricerca si era imbattuto in altri naviganti che si nascondevano dietro una falsa identità digitale. Fingendosi essi stessi bambini, questi utenti – i cosiddetti “fake” – si scambiavano materiale pedopornografico.
La rete è stata quindi smantellata dalla operazione e il materiale criminoso sequestrato. Dall’analisi di quest’ultimo, sarà possibile sviluppare ulteriori piste investigative sul fenomeno della pedopornografia digitale, che attualmente raggiunge livelli allarmanti.