È questa certezza, affatto scontata nell’era del relativismo, a caratterizzare il documento presentato nei giorni scorsi in vista del prossimo Sinodo dei vescovi, “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”.
Il cosiddetto Instrumentum laboris, nome col quale è più noto, è una rassegna dettagliata sulla situazione della famiglia nella società contemporanea, ad ogni latitudine. Non si tracciano analisi e non si tirano conclusioni, ma si parla di tutto. Con franchezza, trasparenza, realismo. Un linguaggio che non fa sconti, non edulcora e non nasconde. Specie con riferimento alle sfide cui deve rispondere un annuncio del Vangelo della famiglia che voglia essere incarnato. Non vengono trattate soltanto le problematiche che i media e la vulgata ecclesiale sono più inclini a rimarcare, come ad esempio la questione dei divorziati risposati.
Certo, si parla anche di questo, con libertà e schiettezza, ma lo spettro delle tematiche che domandano un discernimento pastorale e, all’occasione, decisioni concrete da assumere, è ben più vasto e spazia dalla crisi di fede in cui i cristiani si trovano a vivere il loro matrimonio alle difficoltà provocate dall’individualismo imperante; dall’invadenza dei social network, che tolgono immediatezza ai rapporti familiari, a un’economia che sottrae spazi di festività condivisa o ingenera una precarietà disperante; dalla poligamia imperante in certi luoghi del pianeta alle politiche liberalizzanti di molti Paesi secolarizzati.
Emerge però, sopra ogni considerazione ed argomento, una nota di speranza: specie tra i giovani, la voglia di una nuova primavera della famiglia. Una tendenza non casuale che la Chiesa deve essere capace di leggere in quella prospettiva di misericordia più volte raccomandata pure da Papa Francesco, con la sollecitazione a non rinunciare «all’apertura alla continua conversione ed alla continua rinascita».
Fenomeni inediti come la globalizzazione, la civiltà digitale, il fermento della scienza, l’incontro con volti e culture diversi rappresentano una sfida, per molti versi necessaria e ineludibile: la Chiesa deve raccoglierla senza esitazioni perchè non venga meno la linfa di quei valori di cui l’umanità ha bisogno in maniera urgente, di quei principi che nel mutuo rispetto e nella convivenza pacifica diventano espressioni concrete.
Impossibile, d’altra parte, tirarsi indietro. Come spiegava nel 2010 proprio l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio, nel confronto e talvolta nello scontro con la modernità – ed in molti casi il modernismo esasperato e svincolato da ogni logica e pretesa etica – «sono in gioco l’identità e la sopravvivenza della famiglia, composta da papà, mamma e figli. È in gioco un rifiuto frontale della legge di Dio inscritta nel nostro cuore. Non dobbiamo essere ingenui: non si tratta di una semplice battaglia politica: è l’ambizione distruttiva del piano di Dio».
Avanti, allora, col dialogo ed il confronto forti della consapevolezza, tutta cristiana, che la famiglia sia patrimonio dell’umanità, un tesoro quanto mai prezioso dei nostri popoli.