Sono intrise di gioia e gratitudine le parole che mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano, rivolge a Papa Francesco durante il suo saluto al termine della Messa celebrata nell’ex Stadio Romagnoli.
“Lei ha scelto di visitare una terra poco visitata – esordisce il presule – ma ora ha conosciuto questo mio popolo, mite, cordiale in una Regione bella, dalla cultura vivace, con chiese curate, paesi lindi, dalle colline dove si gusta il sapore del grano e del pane, benedetto dalla fatica dei nostri contadini e dal profumo delle nostre stalle”. Soprattutto il Molise è “una terra molto vivibile” – sottolinea Bregantini – “pensi che è forse la Regione d’Italia con meno inquinamento e meno delinquenza”.
Ringraziando ancora per l’abbraccio concesso dal Pontefice a questa piccola diocesi di periferia, l’arcivescovo guarda già al futuro dicendo di sentirsi “un ponte” tra la liturgia appena celebrata dal Vescovo di Roma e “il cammino della nostra terra” negli anni a venire.
Mons. Bregantini cita poi alcuni temi affrontati da Francesco durante l’omelia, in particolare la “testimonianza della carità”, fatta di “eloquenza dei segni” e “annuncio credibile del Vangelo”. Una testimonianza – afferma il presule – che il Santo Padre potrà sperimentare “in luoghi molteplici di questa visita”, a cominciare “dal dialogo, serrato, fatto poco fa con il mondo del lavoro molisano, che vive una delicata crisi di speranza”.
“Come sono vere le indicazioni della dottrina sociale della Chiesa – esclama il vescovo – mettere sempre al centro di ogni prospettiva e di ogni azione la dignità della persona umana. Tutto il resto viene dopo!”.
Dopo la “testimonianza della carità”, Bregantini riprende poi il discorso sulla necessità di una “cultura della solidarietà”, specie “davanti alla precarietà e alla disoccupazione, piaga che richiede da parte di tutti, ogni sforzo e tanto coraggio”. “Il Molise ha immenso bisogno” di questo – ribadisce -, perché il lavoro “è la grande sfida per le nostre terre, che deve coinvolgere tutti”.
Infine, è “vivere nella libertà” l’altro invito del Papa che, secondo l’arcivescovo di Campobasso, va accolto e raccolto per vincere “l’egoismo, le rivalità, la sfiducia e la tristezza, le lamentele ed i rimpianti, cioè quel grigiore esistenziale che è forse il punto più negativo di questa amata terra molisana”. “Maria – aggiunge – ci insegna, invece, a camminare con gioia, a fronte alta, con coraggio, aperti a Dio e ai fratelli, nella fortezza di scelte coerenti, schierati con i più deboli”.
Parlando infine della sua gente, il presule afferma: “Siamo missione e non solo facciamo missione!”, e assicura che una delle priorità del popolo molisano è “la prossimità, di cui ha bisogno il nostro tempo! Specie verso gli immigrati cui va la nostra commossa preghiera e accoglienza, come sta avvenendo, con cuore grande e ospitale, in queste settimane”.
Dopo la Messa nello stadio, il Papa prosegue la sua tappa a Campobasso recandosi nella cattedrale per un saluto agli ammalati. Prima di trasferirsi a Castelpetroso, trascorre il pranzo insieme ai poveri assistiti nella “Casa degli Angeli”, la struttura Caritas recentemente inaugurata.
Pensando a questi appuntamenti, mons. Bregantini conclude il suo saluto al Pontefice pregando che “Maria della Libera ci doni quella sua premura nel servire i più fragili e i più poveri, faccia maturare in noi la sua stessa sollecitudine materna, nella condivisione che troverà fattiva già a ‘Casa degli Angeli’, nell’abbraccio agli ammalati e nel gioioso incontro con i giovani, a Castelpetroso”.
(S.C.)