Ci sono preghiere e preghiere. Alcune le impariamo da bambini ed attingono a una tradizione plurimillenaria. C’è la preghiera che Nostro Signore ci ha insegnato – il Padre Nostro – la più importante di tutte e ci sono le preghiere dei santi.
C’è la preghiera del virtuoso e quella del peccatore. Quella del sapiente e quella della persona semplice. Non può tuttavia esistere alcuna preghiera che non nasca da un dialogo sincero con Dio, da un desiderio di conoscerlo e dirgli: “Signore, ti ringrazio”, “Signore non capisco” o “Signore, aiutami a credere”.
Inoltre la preghiera trae origine dalla quotidianità, un moto che si eleva verso l’alto… e verso l’Altro. Così sono nate le preghiere di Stefania Perna, raccolte in un volumetto di 142 pagine, 50 preghiere per i cercatori di speranza (Effatà, 2014).
Barese, insegnante liceale, sposata e madre di tre figli, la prof.ssa Perna ha all’attivo un dottorato sulla letteratura cristiana, nel quale si è occupata in particolare dei padri della Chiesa e di Sant’Ambrogio. È inoltre diplomata in pianoforte superiore e il suo sogno nel cassetto è approdare all’insegnamento universitario.
Le conversazioni con le amiche, gli scambi di opinioni via Facebook, la spesa al supermercato, i rapporti con i figli: sono tutti spunti per l’autrice per le sue domande di senso dell’esistenza. Ne sono scaturite riflessioni non prive di qualche tocco di pathos e poesia, il cui punto di riferimento ultimo è sempre Dio.
L’approccio non è quello solenne o di lode della preghiera d’altri tempi. Prevale spesso lo smarrimento e il dubbio: “Sono bloccata Signore! – scrive l’autrice nella prima preghiera, significativamente chiamata Il paralitico -. Dalle mie paure, tante, sempre nuove, ma in fondo sempre uguali. La paura di sbagliare mi paralizza corpo e anima, ogni giorno di più”.
C’è la malinconia come ne Il deserto: “A volte sento come un deserto la mia casa con i figli che crescono e se ne vanno. Come un deserto il mio cuore, disilluso dall’amore e rassegnato al ripetersi di giorni sempre uguali”.
C’è la difficoltà di comprendere i piani del Signore: “E ti ripeto con Pietro: non ti importa che affondo?” (Non capisco).
Ciononostante “c’è speranza, Signore, se tu inviti chi non può darti il contraccambio” (C’è speranza) e, come i dieci lebbrosi (cfr. Lc 17,11-19), è possibile “tornare guariti”, se si è “spinti tutti dallo stesso desiderio di sentire da lui una parola che salva”.
Ognuna delle 50 preghiere è seguita e corroborata da aforismi di santi, filosofi e geni di ogni epoca (non tutti necessariamente cattolici o cristiani): José Maria Escrivà de Balaguer, don Bosco, Divo Barsotti, Kahil Gibran, Simone Weil, G.K.Chesterton, Romano Guardini, Chiara Lubich, Georges Bernanos e tantissimi altri, compresi gli ultimi tre pontefici. A conferma di quanto la via della santità sia universale, ricca di profezia e trasversale alle culture e ai momenti storici.
“Nella preghiera di Stefania si individua chiaramente il sottotraccia di una vicenda piccola e giornaliera che la colpisce – di solito la ferisce – e che viene avvolta nel buon pane del Vangelo”, commenta il sacerdote e blogger don Mauro Leonardi nell’introduzione.
Secondo Patrizio Righero, autore della postfazione alle 50 preghiere, il libro della Perna è una rarità, poiché trova il “coraggio di mettere a nudo la propria anima”, in un epoca in cui mettere a nudo il proprio corpo – specie se femminile – “è una scorciatoia ormai consueta” e “quasi non fa più notizia”.
Righero è ideatore del gruppo Facebook Hai un momento, Dio?, nato in sinergia con l’omonimo libro Hai un momento, Dio? Preghiere nate e cresciute sul web (Effatà, 2010), contenente tre testi di Stefania Perna.
Su tale bacheca, la Perna ha iniziato a postare le sue preghiere e citazioni: una sorta di diario spirituale da cui, alcuni anni dopo, è scaturito il libro 50 preghiere per i cercatori di speranza.