Uccisi i tre giovani israeliani. Papa Francesco si unisce a questo dolore "inenarrabile"

I corpi ritrovati dall’esercito del villaggio di Halhul, a nord di Hebron in Cisgiordania, dove erano stati rapiti la notte del 12 giugno. Questa sera i funerali

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Alla fine ciò che più si temeva è avvenuto. I tre giovani israeliani, rapiti nella notte del 12 giugno mentre facevano l’autostop sull’autostrada 60 in Cisgiordania, poco a nord di Hebron, sono stati uccisi. È stato l’esercito di Israele a rinvenire, nel pomeriggio, i corpi senza vita di Eyal Yifrah (19 anni) Gilad Shaar (16) e Naftali Fraenkel (16), in una fossa poco profonda scavata nel letto di un torrente (wadi), tra i villaggi di Beit Khalil e Halhul.

Proprio in quella zona, i tre ragazzi erano stati sequestrati alcune settimane fa sulla strada che conduce a Betlemme, mentre tornavano a casa dalla loro scuola rabbinica. Per 18 giorni le indagini sono proseguite senza sosta, coinvolgendo oltre 2500 uomini e scatenando ampi rastrellamenti e centinaia di arresti, soprattutto tra le basi degli attivisti di Hamas, da subito ritenuti colpevoli del gesto.

A nulla sono serviti gli appelli internazionali, tra cui quello disperato delle madri dei tre giovani che, nella sede Onu di Ginevra, chiedevano un pronto intervento delle Nazioni Unite per veder tornare a casa i propri figli, tantomeno la mobilitazione del mondo intero con la campagna #bringbackourboys. Le ricerche sono rimaste senza esito. Almeno fino a ieri.

Immediata la reazione del governo israeliano che, nell’apprendere il dramma, ha confermato la sua accusa ad Hamas. Senza mezzi termini, il premier Benyamin Netanyahu, in un consiglio straordinario dei ministri, ha infatti dichiarato: “Ad uccidere i tre ragazzi sono stati degli esseri bestiali, Hamas è responsabile di questo crimine e Hamas pagherà”. 

Diverso il tono di Papa Francesco che si è presto unito al profondo dolore delle tre famiglie per una notizia così “terribile e drammatica”. “L’assassinio di persone innocenti – ha riferito in una nota il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi – è sempre un crimine esecrabile e inaccettabile, e un gravissimo ostacolo sul cammino verso quella pace per la quale dobbiamo instancabilmente continuare a impegnarci e a pregare”.

“La violenza chiama altra violenza e alimenta il circolo mortale dell’odio”, ha soggiunto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede. E ha confermato che il Pontefice “si unisce al dolore inenarrabile delle famiglie colpite da questa violenza omicida e al dolore di tutte le persone colpite dalle conseguenze dell’odio, e chiede a Dio di ispirare a tutti pensieri di compassione e di pace”.

La drammatica breaking news di ieri pomeriggio ha presto varcato i confini internazionali, suscitando una ondata di indignazione che, da Israele, ha investito il mondo intero. Dagli Stati Uniti è subito tuonata la voce di Barack Obama, il quale ha definito l’assassinio dei tre ebrei (uno dei quali aveva la doppia cittadinanza israeliana e americana) un “insensato atto di terrore contro giovani innocenti”. Obama ha quindi condannato il gesto “nei termini più forti possibili” e, a nome del popolo americano, ha ribadito “il pieno appoggio e l’amicizia degli Stati Uniti mentre fa fronte a questa tragedia” e anche l’offerta di aiuto a israeliani e palestinesi per portare i responsabili davanti alla giustizia.

Dello stesso avviso il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha espresso in una nota l’auspicio che “le autorità israeliane e palestinesi lavoreranno insieme per portare rapidamente i colpevoli davanti alla giustizia”. Perché – ha sottolineato – “non ci può essere alcuna giustificazione per l’uccisione intenzionale di civili”. Si è detta “scioccata”, invece, la cancelliera tedesca Angela Merkel, che, in un comunicato diramato in serata dal portavoce Steffen Seibert, ha bollato l’omicidio dei tre giovani come “un fatto esecrable, per il quale non può esservi alcuna attenuante”.

“Il Paese intero è in lutto e piange i suoi tre ragazzi”, ha dichiarato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, sconvolto da questa tragica vicenda dalla quale – ha detto – “si trae una sola grande lezione, l’immensa dignità di tre madri d’Israele”. La Comunità ricorderà i ragazzi con una funzione al Tempio Maggiore di Roma.

Israele intanto si divide tra il lutto e la vendetta. Secondo quanto riferito dai quotidiani «Haaretz» e «The Jerusalem Post»,  questa notte è stata avviata una massiccia offensiva israeliana su Gaza , poche ore dopo il ritrovamento dei corpi senza vita dei tre studenti. Già da domenica una grande rappresaglia aerea israeliana colpiva con missili continui le basi di Hamas e della Jihad islamica presenti nella striscia di Gaza, e, questa notte, un raid dei soldati israeliani nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, ha provocato la morte di un giovane palestinese. Appunto perché, come ha ben detto Papa Francesco, “la violenza chiama altra violenza”.

Si teme infatti uno scontro frontale, considerando anche che alle parole di Netanyahu (“Hamas la pagherà”) e del ministro dell’edilizia Uri Ariel (“I terroristi vanno colpiti senza pietà”), è corrisposta presto la replica minacciosa del movimento: “Ogni offensiva aprirà le porte dell’inferno”.

La vera furia, tuttavia, si concentra soprattutto sui due fondamentalisti sospettati di essere autori del crimine, Marwan Kawasmeh e Amar Abu Ayash, entrambi miliziani della fazione islamica ad Hebron, spariti subito dopo il rapimento. Le loro abitazioni sono state distrutte la scorsa notte, e la caccia all’uomo prosegue con maggior forza.

I funerali dei tre adolescenti si terranno questa sera, ma tutto Israele ha già voluto stringersi da stamane in un abbraccio ideale per accompagnare con la preghiera i giovani alla Casa del Padre. Migliaia di persone si sono radunate infatti, dalle prime luci dell’alba, nella piazza principale di Tel Aviv per una veglia di preghiera che ha visto la partecipazione anche delle coraggiose madri dei ragazzi, del presidente eletto Reuven Rivlin e di quello in carica Shimon Peres, il quale si è fatto portavoce della amarezza della nazione intera. Una nazione che – ha detto – ora “sta scuotendo la testa con insopportabile dolore”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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