India: il genocidio silenzioso delle bambine

Volontarie sotto copertura per fermare gli aborti sesso-selettivi compiuti illegalmente

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Nel 1994 è stata approvata in India una legge federale, denominata Pre-Conception Pre-Natal Diagnostic Technique Act, allo scopo di vietare aborti selettivi in base al sesso del nascituro. A causa degli aborti di un allarmante numero di bambine, in India la proporzione è scesa a 888 donne ogni 1000 uomini. Ma famiglie in tutto il paese stanno ancora compiendo  gli  aborti delle loro figlie in utero, ed i medici che eseguono le procedure stanno sfidando la legge.

Secondo WomensENews, prima del 2010, nello Stato del Rajasthan, erano stati schedati 54 casi di aborto sesso-selettivo in relazione alla legge sull’aborto selettivo del sesso. Ma entro il luglio del 2012, il numero dei casi era salito a 562. Ventitré medici hanno perso le loro licenze e lo Stato ha sporto denuncia contro 153 medici. Questo grazie a volontarie incinte che stanno sotto copertura per  rivelare i casi di medici che compiono illegalmente aborti sesso-selettivi.

Ciascuna delle volontarie si reca in una clinica per effettuare un’ecografia, dicendo al medico che vuole interrompere la gravidanza se il nascituro è una bambina. Quando il medico o il professionista accetta di compiere l’aborto, le donne convocano la squadra incaricata dallo Stato, la quale arresta il medico. Le donne sono quindi testimoni-chiave nelle udienze contro gli abortisti.

Queste donne volontarie si stanno assumendo un rischio enorme. Nel tempo che intercorre tra l’arresto del medico e l’udienza, molte volontarie ricevono minacce da medici abortisti al momento liberi su cauzione,  nel tentativo impedire loro di testimoniare.

Secondo WomensENews, una volontaria Rani Singh se l’è cavata per miracolo quando la squadra che avrebbe dovuto entrare nella clinica ed arrestare il medico è stata bloccata nel traffico. Singh ha temuto di essere pericolosamente vicina a subire l’aborto. Ma ha riflettuto rapidamente e prima che la potessero portare nella stanza dove venivano compiuti gli aborti, si è chiusa a chiave in bagno fino a quando la squadra è finalmente arrivata.

“Noi non saremmo stati in grado di effettuare queste operazioni senza l’aiuto di queste donne”, ha dichiarato  Kishanaram Easharwal, che dirige l’unità dello Stato incaricata di far rispettare la legge Pre-Conception Pre-Natal Diagnostic Technique Act, a WomensENews. “Esse giocano un ruolo fondamentale e sono la nostra forza. Quindi non riveliamo l’identità della donna incinta che ci aiuta anche se comunichiamo la notizia dell’ispezione ed i nomi di coloro che vengono arrestati dal nostro team”.

Lo Stato sta attualmente considerando di offrire ricompense finanziarie alle donne che coraggiosamente si offrono come volontarie. Ma, per il momento, le donne come Singh sono giustamente felici di prendere parte alla  chiusura delle cliniche.

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[Articolo originale in lingua inglese in http://liveactionnews.org/, traduzione a cura di Anna Fusina, per gentile concessione di liveaction.org]

Fonte: vitanascente.blogspot.it

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Anna Fusina

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