"Dio trascende il nostro ministero poiché siamo servi inutili"

Omelia del cardinale Caffarra nella solennità della Dedicazione della Cattedrale

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Riportiamo di seguito l’omelia tenuta ieri, giovedì 24 ottobre, dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, nella solennità della Dedicazione della Cattedrale.

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Carissimi, desidero offrire alla vostra spirituale attenzione tre brevi considerazioni, in corrispondenze alle tre letture appena proclamate.

La prima lettura descrive lo stupore di Salomone durante un momento forte del esperienza essenziale della fede di Israele: la trascendenza di Dio e al contempo la sua presenza in mezzo al suo popolo. La profonda esperienza della trascendenza: «non c’è un Dio come te…i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti». La stupita presenza-immanenza di Dio: «ma è proprio vero che Dio abita sulla terra?….il luogo di cui ha detto: lì sarà il mio nome».

Carissimi fratelli: il mistero di un Dio sommamente trascendente ed intimamente immanente è ciò che rende grande, di una grandezza unica, il nostro ministero sacerdotale. Dio abita in esso, fino al punto che siamo coloro che nel nome di Cristo le azioni che redimono l’uomo.

Dio trascende il nostro ministero poiché siamo servi inutili, vasi di creta, meri strumenti. Quando perdiamo il senso della trascendenza di Dio, finiamo col ritenerci così necessari da pensare di essere insostituibili; quando perdiamo il senso della presenza – immanenza di Dio, riduciamo il nostro ministero ad una funzione meramente umana, vivendo secondo la logica e nella casta dei funzionari [“i chierici di Stato”, dice Papa Francesco].

La seconda lettura contiene una parola chiave: accostarsi [προσερχομαι, in greco]. E’ un termine caro all’autore della Lettera agli Ebrei [cfr. 10, 1; 11,6]; attraverso Cristo: 7, 25] poiché esprime una dimensione della salvezza ricevuta in Cristo: la possibilità di “avvicinarsi” a Dio stesso mediante la fede [11, 6], mediante Cristo [7, 25].

 E’ una ripresa esistenziale del grande tema della prima lettura. E’ grazia ineffabile potersi avvicinare al Fuoco che è Dio, poiché custodiamo viva la coscienza dell’infinita distanza dal Mistero. Noi viviamo questa esperienza in grado eminente nella preghiera, soprattutto nella preghiera liturgica. Ed allora facciamo alla nostra coscienza alcune domande: di che qualità è la nostra preghiera, liturgica o non? che forza ha l’esperienza di una vicinanza a Qualcuno che è inavvicinabile?

La pagina evangelica mostra che il luogo della Presenza può essere dissacrato. In che cosa consiste la dissacrazione? fare del luogo della Presenza «un luogo di mercato». Ciò che definisce il mercato è lo scambio di equivalenti, che comporta l’assenza della gratuità. Rivolgiamo la nostra attenzione al luogo della Presenza che è il nostro ministero sacerdotale. Quando diventa «un luogo di mercato?» quando in esso non domina la legge della gratuità pura, la legge del dono senza contraccambio: la legge dell’amore. Se ci aspettiamo qualcosa in contraccambio: in termini mondani, il nostro ministero è diventato «un luogo di mercato». Facciamo nostra la preghiera di Ignazio: «amorem tui mihi dones, et dives sum satis, nec aliud quidquam ultra posco».

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ZENIT Staff

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