Lettura
L’ultima parte del capitolo 11 del Vangelo di Luca attacca frontalmente l’ipocrisia di un intero sistema, che innalza mausolei ai profeti, dopo che i padri li hanno uccisi. L’evangelista Luca continua a mettere Gesù non solo di fronte ai farisei, ma anche davanti ai dottori della Legge e agli scribi. In questo brano Gesù s’identifica con la Sapienza di Dio, che invia “profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno” (v. 49). Gesù condanna tutte le violenze contro i profeti inviati da Dio (a partire dall’uccisione di Abele in Gen 4,8), ma assicura che Dio non si arrende al rifiuto. Gesù è il nuovo Abele, che rende possibile la fraternità nel suo sangue versato sulla croce.
Meditazione
I rimproveri diretti contro i dottori della Legge hanno il motivo più profondo nel rifiuto di Gesù, che essi rendono generalizzato: «Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito» (v. 52). È questa la colpa più grave: impedire anche al popolo di riconoscere il Messia. I loro padri hanno ucciso i profeti per non convertirsi; i contemporanei di Gesù uccidono la Parola stessa del Padre, il Cristo. La Sapienza di Dio – cioè l’azione dello Spirito Santo nelle parole e nelle opere di Gesù – è sempre rifiutata e perseguitata. È la sapienza della croce, del bene che vince il male portandolo, sopportandolo e perdonandolo nell’Amore. Il titolo cristologico di Gesù Sapienza (presente qui e in Lc 2,40.52; 7,35 e 21,15) è molto caro anche a san Giovanni, dove torna legato al tema dei figli: «A quanti hanno accolto lui (Gesù Verbo di Dio, Sapienza), egli ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). Quanto dice Gesù è particolarmente valido anche oggi, per noi, che spesso prendiamo il posto dei dottori della Legge. Onoriamo i profeti del passato, ma non seguiamo il loro messaggio. Ci diciamo cristiani, ma non siamo coerenti con il nome che portiamo. Anche noi spesso restiamo schiavi dell’orgoglio e non accogliamo l’altro, il suo “messaggio”, la parola che Dio ha affidato a lui (o a loro) per me, la mia famiglia, la mia comunità. Così finiamo per maltrattare «profeti e giusti». Anche noi cominciamo a «trattarli in modo ostile» (v. 53). Chiediamo perdono e adoperiamoci a cambiare vita.
Preghiera
Signore, tu chiedi conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo. Donaci un sacro rispetto di ogni stilla di sangue sparso per gli altri. Soprattutto, donaci il senso vero del tuo sangue versato per la redenzione di tutta l’umanità. Insegnaci a entrare nel tuo cuore, dove hai posto la chiave della vera conoscenza dell’amore del Padre e del dono dello Spirito Santo. Amen!
Agire
Voglio ricordarmi che la misericordia di Dio è infinita: egli mi ha redento nel sangue di Gesù.
Meditazione del giorno a cura di monsignor Pietro Maria Fragnelli, vescovo eletto di Trapani, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it