"Dio conduce alla vita, gli idoli conducono alla morte"

L’omelia di papa Francesco in occasione della Santa Messa per la Giornata della “Evangelium Vitae”

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Alle ore 10.30 di oggi, XI Domenica del Tempo Ordinario, sul Sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha celebrato la Santa Messa per la Giornata dell’Evangelium Vitae, in occasione dell’Anno della fede. Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia che il Papa ha pronunciato dopo la lettura del Santo Vangelo.

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Cari fratelli e sorelle,

questa celebrazione ha un nome molto bello: il Vangelo della Vita. Con questa Eucaristia, nell’Anno della fede, vogliamo ringraziare il Signore per il dono della vita, in tutte le sue manifestazioni; e nello stesso tempo vogliamo annunciare il Vangelo della Vita.

Partendo dalla Parola di Dio che abbiamo ascoltato vorrei proporvi tre semplici spunti di meditazione per la nostra fede: anzitutto, la Bibbia ci rivela il Dio Vivente, il Dio che è Vita e fonte della vita; in secondo luogo, Gesù Cristo dona la vita, e lo Spirito Santo ci mantiene nella vita; terzo, seguire la via di Dio conduce alla vita, mentre seguire gli idoli conduce alla morte.

1. La prima Lettura, tratta dal Secondo Libro di Samuele, ci parla di vita e di morte. Il re Davide vuole nascondere l’adulterio commesso con la moglie di Uria l’Hittita, un soldato del suo esercito, e per fare questo ordina di collocare Uria in prima linea perché sia ucciso in battaglia. La Bibbia ci mostra il dramma umano in tutta la sua realtà, il bene e il male, le passioni, il peccato e le sue conseguenze. Quando l’uomo vuole affermare se stesso, chiudendosi nel proprio egoismo e mettendosi al posto di Dio, finisce per seminare morte. L’adulterio del re Davide ne è un esempio. E l’egoismo porta alla menzogna, con cui si cerca di ingannare se stessi e il prossimo. Ma Dio non si può ingannare, e abbiamo ascoltato come il profeta dice a Davide: tu hai fatto ciò che è male agli occhi di Dio (cfr 2Sam 12,9). Il re viene messo di fronte alle sue opere di morte – davvero quello che ha fatto è un’opera di morte, non di vita! -, comprende e chiede perdono: «Ho peccato contro il Signore!» (v.13), e il Dio misericordioso che vuole la vita e sempre ci perdona, lo perdona, gli ridona vita; il profeta gli dice: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai».

Che immagine abbiamo di Dio? Forse ci appare come un giudice severo, come qualcuno che limita la nostra libertà di vivere. Ma tutta la Scrittura ci ricorda che Dio è il Vivente, colui che dona la vita e che indica la via della vita piena. Penso all’inizio del Libro della Genesi: Dio plasma l’uomo con polvere del suolo, soffia nelle sue narici un alito di vita e l’uomo diviene un essere vivente (cfr 2,7). Dio è la fonte della vita; è grazie al suo soffio che l’uomo ha vita ed è il suo soffio che sostiene il cammino della sua esistenza terrena. Penso anche alla vocazione di Mosè, quando il Signore si presenta come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, come il Dio dei viventi; e inviando Mosè al faraone per liberare il suo popolo rivela il suo nome: “Io sono colui che sono”, il Dio che si rende presente nella storia, che libera dalla schiavitù, dalla morte, e porta vita al popolo perché è il Vivente. Penso anche al dono dei Dieci Comandamenti: una strada che Dio ci indica per un vita veramente libera, per una vita piena; non sono un inno al “no” – non devi fare questo, non devi fare questo, non devi fare questo… No! Sono un inno al “sì” a Dio, all’Amore, alla vita. Cari amici, la nostra vita è piena solo in Dio, perché solo Lui è il Vivente!

2. Il brano del Vangelo di oggi ci fa fare un passo avanti. Gesù incontra una donna peccatrice durante un pranzo in casa di un fariseo, suscitando lo scandalo dei presenti: Gesù si lascia avvicinare da una peccatrice e addirittura le rimette i peccati, dicendo: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (Lc 7,47). Gesù è l’incarnazione del Dio Vivente, Colui che porta la vita, di fronte a tante opere di morte, di fronte al peccato, all’egoismo, alla chiusura in se stessi. Gesù accoglie, ama, solleva, incoraggia, perdona e dona nuovamente la forza di camminare, ridona vita. In tutto il Vangelo noi vediamo come Gesù con i gesti e le parole porta la vita di Dio che trasforma. E’ l’esperienza della donna che unge con profumo i piedi del Signore: si sente compresa, amata, e risponde con un gesto di amore, si lascia toccare dalla misericordia di Dio e ottiene il perdono, inizia una nuova vita. Dio, il Vivente, è misericordioso. Siete d’accordo? Diciamolo insieme: Dio, il Vivente, è misericordioso! Tutti: Dio, il Vivente, è misericordioso. Un’altra volta: Dio, il Vivente, è misericordioso!

E’ stata questa anche l’esperienza dell’apostolo Paolo, come abbiamo ascoltato nella seconda Lettura: «Questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,20). Qual è questa vita? E’ la vita stessa di Dio. E chi ci introduce in questa vita? E’ lo Spirito Santo, dono del Cristo Risorto. E’ Lui che ci introduce nella vita divina come veri figli di Dio, come figli nel Figlio Unigenito, Gesù Cristo. Siamo aperti noi allo Spirito Santo? Ci lasciamo guidare da Lui? Il cristiano è un uomo spirituale, e questo non significa che sia una persona che vive “nelle nuvole”, fuori della realtà, come se fosse un fantasma. No! Il cristiano è una persona che pensa e agisce nella vita quotidiana secondo Dio, una persona che lascia che la sua vita sia animata, nutrita dallo Spirito Santo perché sia piena, da veri figli. E questo significa realismo e fecondità. Chi si lascia condurre dallo Spirito Santo è realista, sa misurare e valutare la realtà, ed è anche fecondo: la sua vita genera vita attorno a sé.

3. Dio è il Vivente, è il Misericordioso. Gesù ci porta la vita di Dio, lo Spirito Santo ci introduce e ci mantiene nella relazione vitale di veri figli di Dio. Ma spesso – lo sappiamo per esperienza – l’uomo non sceglie la vita, non accoglie il “Vangelo della vita”, ma si lascia guidare da ideologie e logiche che mettono ostacoli alla vita, che non la rispettano, perché sono dettate dall’egoismo, dall’interesse, dal profitto, dal potere, dal piacere e non sono dettate dall’amore, dalla ricerca del bene dell’altro. E’ la costante illusione di voler costruire la città dell’uomo senza Dio, senza la vita e l’amore di Dio – una nuova Torre di Babele; è il pensare che il rifiuto di Dio, del Messaggio di Cristo, del Vangelo della Vita, porti alla libertà, alla piena realizzazione dell’uomo. Il risultato è che al Dio Vivente vengono sostituiti idoli umani e passeggeri, che offrono l’ebbrezza di un momento di libertà, ma che alla fine sono portatori di nuove schiavitù e di morte. La saggezza del Salmista dice: «I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi» (Sal 19,9). Ricordiamolo sempre: il Signore è il Vivente, è misericordioso. Il Signore è il Vivente, è misericordioso.

Cari fratelli e sorelle, guardiamo a Dio come al Dio della vita, guardiamo alla sua legge, al messaggio del Vangelo come a una via di libertà e di vita. Il Dio Vivente ci fa liberi! Diciamo sì all’amore e no all’egoismo, diciamo sì alla vita e no alla morte, diciamo sì alla libertà e no alla schiavitù dei tanti idoli del nostro tempo; in una parola diciamo sì a Dio, che è amore, vita e libertà, e mai delude (cfr 1Gv 4,8; Gv 11,25; Gv 8,32), a Dio che è il Vivente e il Misericordioso. Solo la fede nel Dio Vivente ci salva; nel Dio che in Gesù Cristo ci ha donato la sua vita con il dono dello Spirito Santo e fa vivere da veri figli di Dio con la sua misericordia. Questa fede ci rende liberi e felici. Chiediamo a Maria, Madre della Vita, che ci aiuti ad accogliere e testimoniare sempre il “Vangelo della Vita”. Così sia.

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ZENIT Staff

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