Papa Francesco, nell’omelia della Santa Messa d’inizio del ministero petrino, ha lanciato un messaggio meraviglioso: non dobbiamo avere paura della bontà e della tenerezza. Parole stupende, rivoluzionarie, pronunciate di fronte ai potenti della Terra.
Se tutti seguissero questo invito, il mondo sarebbe veramente migliore. Purtroppo, però, la bontà e la tenerezza sono ancora prigioniere di un pregiudizio. C’è la tendenza a vedere nella bontà una forma di debolezza. In realtà, accade esattamente il contrario.
Esiste, sicuramente, una forza della tenerezza. E’ la forza di chi sa amare, perdonare, accogliere gli altri con spirito di carità e comprensione.
Rifletto sulle parole di Papa Francesco e mi viene da pensare ad un personaggio del mondo del cinema: il pugile Rocky. La mente, a volte, fa pensieri strani. Improvvisamente ricordo una scena bellissima del primo film della serie “Rocky”, con Sylvester Stallone.
Rocky è un giovane pugile che vive in una piccola casa, in un quartiere povero. Cerca di frequentare una palestra. Ma non va d’accordo con l’allenatore, un ex pugile anziano che non lo apprezza e lo emargina.
Un giorno, Rocky ha la grande occasione della sua vita. Gli viene proposto di battersi con il campione mondiale dei pesi massimi in un incontro importante. Accetta, pur rendendosi conto della difficoltà della situazione.
Una sera, mentre se ne sta da solo nella sua piccola casa, Rocky vede arrivare l’anziano allenatore. Ma lo accoglie in modo severo e distaccato. Non può dimenticare d’essere stato trattato male da lui, quando frequentava la sua palestra.
L’allenatore, che ha saputo del grande incontro, propone a Rocky di diventare il suo manager. Ma Rocky non lo ascolta. Gli risponde, freddamente, che non ha bisogno di lui. La sua prima reazione è quella di vendicarsi per tutto quello che aveva dovuto subire.
L’allenatore continua a parlargli, dicendogli che la sua lunga esperienza potrebbe essergli utile. Ma Rocky si chiude nel bagno e comincia a urlare. Manifesta tutto il suo rancore, dicendo: “Perché non sei venuto prima? La mia casa puzzava, forse?”
L’anziano allenatore, allora, si allontana tristemente. Scende le scale e si incammina nel buio della strada. Pochi secondi dopo, si apre la porta della casa. Appare Rocky, che ha deciso di perdonarlo. Una musica stupenda sottolinea il momento dolce dell’incontro, che è senza parole. Si vedono i due che fanno la pace e prendono accordi per iniziare l’allenamento.
Il perdono non è un segno di debolezza. Non a caso, il fortissimo pugile Rocky sceglie di mettere da parte il suo orgoglio ferito. Ed è in quel momento che dimostra tutta la sua forza. Non sul ring, quando tira pugni, ma nell’attimo in cui compie un gesto di carità e di tenerezza profonda.
Proprio così. La vera forza non si basa sulla durezza e sull’impassibilità, ma sulla sensibilità e sulla capacità di guardare il prossimo con un cuore grande. Lo stesso cuore di Dio, che non smette mai di amarci e di accoglierci nel suo infinito abbraccio.