"La roccia solida nella talora tempestosa risacca dello spirito dei tempi"

Predica di monsignor Robert Zollitsch nella messa di ringraziamento celebrata oggi nella chiesa di Santa Maria in Traspontina

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Predica del Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, Arcivescovo Dr. Robert Zollitsch, nella messa di ringraziamento al termine del Pontificato di Papa Benedetto XVI, celebrata oggi nella chiesa di Santa Maria in Traspontina a Roma.

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Jer18,18-20; Mt 20,17-28

„…mostrare a tutti che Dio è il Dio della pace della libertà e della concordia“

Care sorelle e cari fratelli nella comunione di fede!

1. C’era una moltitudine di persone il 19 aprile 2005 qui a Roma, ma anche in tutto il mondo davanti agli apparecchi televisivi, intente a osservare il comignolo posto sul tetto della Cappella Sistina. Tutti sentivano che stavano per assistere a un evento d’importanza mondiale. E la fumata liberatoria arrivò – prima del previsto – la sera del martedì, per annunciarci che avevamo un nuovo Papa. Molti restarono sorpresi – io pure. Non perché l’eletto era il Cardinale Joseph Ratzinger, ma perché era il primo tedesco a salire sulla cattedra di Pietro dopo 482 anni. Al contempo è stato il primo nuovo Papa del XXI secolo – un’epoca caratterizzata da grandi rivolgimenti sociali ed enormi progressi scientifici e tecnici e un avvicinamento della famiglia umana mai visto prima. Poche ore dopo l’ultima udienza generale del nostro Santo Padre e un giorno prima del suo commiato, siamo ora qui riuniti in questa funzione religiosa per ringraziare il Signore e volgere uno sguardo retrospettivo sul Pontificato di Papa Benedetto XVI.

2. Già il 24 aprile 2005, nell’omelia della messa d’insediamento in Piazza San Pietro Papa Benedetto XVI ha indicato quanto riteneva decisivo ed essenziale nello svolgimento del suo ministero di così grande responsabilità: ”mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia.” Con questo atteggiamento interiore e con grande fiducia in Dio ha risposto all’esortazione del risorto a svolgere il suo servizio “quale umile lavoratore nella vigna del Signore”, nella certezza piena di speranza che è Cristo stesso a guidare e sostenere in ogni istante lui e la Chiesa cattolica. Ispirato da questa fiducia nella vicinanza e nell’amore di Dio Joseph Ratzinger ha vissuto e operato una vita intera: per molti anni ha insegnato teologia e fino ad oggi ha scritto numerosi libri, è stato nominato Arcivescovo di Monaco e Frisinga, e dopo poco tempo fu chiamato in Vaticano, dove ha svolto il suo compito di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede con grande energia e dedizione. Poi è stato eletto al soglio pontificio: un grande teologo, ispirato e formato dal Concilio Vaticano Secondo, cui ha partecipato quale consigliere del Cardinale Frings e come teologo conciliare. È quindi comprensibile che pochi giorni fa Papa Benedetto XVI si sia congedato dal suo clero romano con un bilancio molto personale di questo Concilio, distinguendo tra un “Concilio dei Padri – il vero Concilio – e un Concilio dei media. Era quasi un Concilio a sé, e il mondo ha percepito il Concilio tramite questo Concilio dei media,” ha detto letteralmente Papa Benedetto XVI. “Oggi, 50 anni dopo il Concilio, vediamo come il vero Concilio appaia con tutta la sua forza spirituale. Ed è nostro compito, proprio in questo Anno della fede, lavorare perché il vero Concilio con la sua forza dello Spirito Santo si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa.” Care sorelle e cari fratelli, a questo compito si è dedicato negli ultimi otto anni con tutta la sua forza Papa Benedetto XVI, non solo per difendere la Chiesa di Gesù Cristo, bensì anche per rinnovarla e farla risplendere qui e oggi nella forza dello Spirito Santo.

3. I testi della Sacra Scrittura di oggi contengono affermazioni che possiamo  inaspettatamente leggere e interpretare riferendoli al servizio e all’operato del Santo Padre. Già allora – al tempo del profeta Geremia – si levava la protesta contro la parola del Signore, come abbiamo sentito nella lettura. Per quanto grandi possano essere le proteste, i rifiuti, le incomprensioni e il disinteresse che la nostra fede attualmente vive, anche Papa Benedetto XVI conosce bene tutto ciò: così come i tentativi di confinare la fede nella sfera privata, e, non per ultimo, le terribili persecuzioni dei cristiani in molti paesi della terra. Ciononostante PapaBenedetto XVI non si è mai stancato di ripetere senza sosta, al momento giusto ma anche in quello meno opportuno, la verità che viene da Dio. In un tempo di enormi rivolgimenti sociali in cui i vecchi valori cominciano a vacillare e a scomparire, il nostro Santo Padre era ed è la roccia solida nella talora tempestosa risacca dello spirito dei tempi.

Egli, che si è impegnato con indomito coraggio a favore dell’inviolabilità della dignità umana e del rispetto dei diritti fondamentali della persona, milita con determinazione per una “cultura della vita”. E quindi vale anche per Papa Benedetto XVI ciò che viene detto del Profeta Geremia: Egli è un sacerdote che, dotato di doti profetiche, grande saggezza e straordinaria fiducia in Dio, ha riconosciuto i segni dei tempi e li avvicina all’azione di Dio. Un predicatore cui riesce sempre in modo eccellente a trasportare nel qui e oggi le parole della Sacra Scrittura, perché è vicino agli uomini e al cuore di Dio.

4. Nei numerosi incontri con il Santo Padre sono stato io stesso colpito dal modo con cui egli si rivolge alle persone, da come le ascolta, con una totale presenza verso il suo interlocutore. Su cosa poggia questo atteggiamento di attenzione e stima? Ne troviamo una chiave nel dialogo di Gesù con i figli di Zebedeo che abbiamo appena sentito nel Vangelo: „Voi sapete che i capi delle nazioni le governano da padroni, e i grandi esercitano il potere sopra di esse. Ma tra voi non sarà così; al contrario, chi vorrà tra voi diventare grande, sarà vostro servo; perché anche il Figlio dell’Uomo non è venuto per essere servito, ma per servire.” Oggi possiamo ascoltare queste parole di Gesù riferendole al papato, così come lo intende e lo ha vissuto per otto anni il nostro Santo Padre. Esse indirizzano il nostro sguardo alla dimensione del servizio. Il papato non è mai stato un obiettivo della carriera di Joseph Ratzinger. Anzi,  nel voto dei cardinali egli ha riconosciuto il suggerimento di Dio e fin dall’inizio si è considerato servitore della Chiesa in un ministero che gli era stato affidato. Questo ufficio petrino è stato donato alla nostra Chiesa a servizio della vita, affinché siamo al servizio degli altri dentro la nostra comunione di fede. Attraverso il Papa, la sua vita e il suo operato veniamo tutti preparati e incoraggiati ad adempiere al nostro servizio. Ciò significa che ognuno di noi è un membro del corpo di Cristo e dentro la Chiesa svolge quindi un servizio, occupa un posto e assolve un compito, al fine di costruire la comunione di fede.

5. Al Papa è stata affidata in modo speciale la cura di questa comunione, care sorelle e cari fratelli, di questa communio. Questa communio diventa visibile nell’ufficio di Papa. Il Papa è simbolo della comunione e strumento dell’unità; egli è garante dell’unità di una Chiesa grande, universale e in sé multiforme. Questo mandato si estende oltre la Chiesa cattolica al dialogo con i cristiani di altre confessioni. Nel suo pontificato Papa Benedetto XVI ha lasciato intendere che uno dei compiti irrinunciabili del suo pontificato è stato quello di preparare nello spirito ecumenico il terreno per ricevere il dono della comunione tra cristiani, nonché quello di impegnarsi per perseguire instancabilmente il grande obiettivo dell’unità dei cristiani. La ricerca di communio tra noi cristiani, ma anche di comunione tra tutti gli uomini, è un atteggiamento di fondo che si estende in cerchi concentrici attraverso tutti i livelli: all’interno della Chiesa cattolica; all’interno della cristianità, nel dialogo interreligioso, nel confronto politi
co e nella difesa degli uomini e dei loro interessi, a favore della dignità persona. E communio può nascere e crescere innanzitutto là dove le persone s’incontrano su un piano di parità e di stima reciproca. Che cosa ciò significhi per la nostra fede, Papa Benedetto XVI l’ha così formulato in occasione della consacrazione della chiesa “Sagrada Familia” a Barcellona: “Cerchiamo insieme di mostrare al mondo il volto di Dio, che è l’amore ed è l’unico che può rispondere all’anelito di pienezza dell’uomo. Questo è il grande compito: mostrare a tutti che Dio è il Dio di pace e non di violenza, di libertà e non di costrizione, di concordia e non di discordia.”

6. Care sorelle e cari fratelli, per mostrare ciò a tutti gli uomini, cioè che Dio è un Dio di pace e di concordia, Papa Benedetto XVI ha ripetutamente ricordato le radici cristiane dell’Europa al fine di ricavarne nuova forza per un ragionevole ordinamento del nostro continente. Parliamo del profondo legame che l’intelletto umano e la fede religiosa hanno in Europa. Parliamo della disponibilità alla conciliazione e dell’atteggiamento di amore verso il prossimo. Il nostro Santo Padre si è impegnato per la cura dell’uomo, che è una creatura di Dio e la cui dignità pone un freno ad ogni razionalità unilaterale finalizzata ad uno scopo. E Papa Benedetto XVI ci esorta a confidare che Gesù Cristo, il Dio di pace, cammina con noi e che noi trasmettiamo la sua pace se non cerchiamo di opprimerci e dominarci a vicenda ma se siamo al servizio gli uni degli altri.

Questa era ed è la posizione di Papa Benedetto XVI nella nostra società attuale, una società nella quale i media hanno già formulato e pubblicato diversi servizi su un evento prima che esso sia accaduto; egli difende il valore di ciò che ci è stato donato e affidato, il valore della tradizione. Non come una persona nostalgica rivolta al passato e lontana dalla realtà, ma come un realista che sa dove si trovano le radici veramente portanti della nostra vita e della convivenza. Il nostro Santo Padre ha sottolineato instancabilmente la bellezza della fede, della fede che è il rimedio contro il diktat dell’autorealizzazione egoistica, che strumentalizza e tiene in scarsa considerazione il prossimo, della fede che è il rimedio contro l’illusione di poter – e dover – fare tutto da soli. Il suo convinto “sì” a Dio, a una vita con Dio confidando nel suo amore, offre il necessario orientamento, soprattutto quando l’umanità ha nostalgia di orientamento.

7. Forse è questa finora la cosa più affascinante di Papa Benedetto XVI: il suo termine di riferimento è chiaro, egli è rimasto fedele a se stesso come raramente un uomo –semplicemente perché è rimasto fedele a Cristo e al suo Vangelo. Per questo ha potuto parlare con impressionante franchezza del declino delle forze, che non gli permettono più un completo esercizio del suo servizio petrino e che lo hanno costretto alle dimissioni. Questa testimonianza ha suscitato il turbamento e il rispetto di milioni di persone in tutto il mondo. Il nostro Santo Padre ha potuto prendere questa decisione perché è una persona dedita alla preghiera, un uomo di profonda sensibilità mistica che sa rinunciare a se stesso e accettare interamente di essere chiamato da Dio e guidato dal suo Spirito. Confidando nella guida di Dio egli può anche lasciare il suo ufficio e il suo servizio.

Ringraziamo in questa ora il Signore che ci ha donato il Papa Joseph Ratzinger e preghiamo affinché possiamo sentire la sua vicinanza e il suo amore anche oltre gli anni del suo Pontificato. Amen.

(Il testo tratto dal sito della Conferenza episcopale tedesca)

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ZENIT Staff

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