L'ultimo saluto di un Papa che resterà nella storia

I fedeli in San Pietro si stringono intorno a Benedetto XVI per l’ultima Udienza del suo Pontificato. Il sindaco Alemanno: “Ci mancherà la lucidità culturale e il rigore dottrinale del suo magistero insuperabile”

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Se n’è andato così come è arrivato questo Papa. Con umiltà.

“Sono un umile operaio nella vigna del Signore” disse quel 19 aprile 2005 quando si affacciò dal balcone della basilica di San Pietro non più come cardinale Ratzinger, ma come Benedetto XVI, il 265° Papa della Chiesa cattolica.

E ci è riuscito fino in fondo a portare a termine questa missione, a dimostrare al mondo che non contano i ruoli di potere su questa terra, ma l’essenza, lo spirito, confermando che l’unica vera potenza è quella di Dio, che conduce la barca di Pietro e non lascerà mai che essa affondi.

“Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino, le parole che sono risuonate nel mio cuore sono state: Signore, perché mi chiedi questo e che cosa mi chiedi? È un peso grande quello che mi poni sulle spalle, ma se Tu me lo chiedi, sulla tua parola getterò le reti, sicuro che Tu mi guiderai, anche con tutte le mie debolezze”. 

E poi: “Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso”. Queste parole commosse sono l’eredità spirituale che il Pontefice ha donato oggi ai circa 150.00 fedeli che si estendevano in tutta piazza San Pietro e in buona parte di via della Conciliazione. Più che una catechesi quella di oggi è stata una personale confidenza che il Papa ha sussurrato ai numerosi pellegrini intervenuti a mostrare il loro sostegno, ai 70 cardinali che domani lo incontreranno nella Sala Clementina per l’ultimo saluto, ai vescovi e all’intero popolo di Dio.

Dall’alto del Braccio di Carlo Magno, nel posto riservato alla stampa, la piazza appariva come un mosaico in movimento, dove i colori delle varie nazionalità si mescolavano a quelli dei cappellini e foulards distintivi dei gruppi, alle papaline dei porporati, alle bandiere di ogni paese, ai cartelloni e ai palloncini.

Al termine del discorso tutti i presenti, dopo un religioso silenzio, si sono alzati in piedi e hanno applaudito a lungo questo Papa che da domani non vedranno più. Il Santo Padre ha risposto con un semplice “grazie”, pronunciato con quell’accento marcatamente tedesco a cui, dopo anni, siamo tutti affezionati.

È finita ufficialmente questa mattina, quindi, la vita pubblica di Benedetto XVI, con quella discrezione che ha sempre contraddistinto il suo Pontificato, che però non gli ha impedito di lasciare un segno indelebile nella storia.

La folla che defluiva appariva rincuorata. Era arrivata convinta forse di dover un po’ consolare il Papa, di doverlo aiutare. Ma è andata via felice, serena di sapere direttamente dalla sua bocca che questa scelta non è stata condizionata da nessuna logica di potere, ma è stata guidata totalmente dalla preghiera e dallo stesso Spirito Santo che infonde grazie speciali a chi sale sul soglio petrino.

Il clima era perfetto. Nessun problema di sovraffollamento o confusione. San Pietro si è svuotata lentamente. C’era chi entrava nella Basilica, chi restava a salutare o a farsi foto, e chi si godeva il meraviglioso sole che, dopo giorni di gelo, il Signore ha voluto regalare alla città di Roma per questo evento così speciale.

Oltre alla gente comune, nella folla, c’erano anche numerose autorità. Tra queste il sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha spiegato a ZENIT di essere “ancora emozionato” per l’incontro privato di questa mattina con il Pontefice nel Palazzo Apostolico, suggellato col dono di un rosario in una scatolina rossa.

“Il Santo Padre – ha raccontato – salutandomi, mi ha detto di sentirsi fino in fondo il Vescovo di Roma e che prega per la nostra città a cui è molto vicino”. “Per tutti noi – ha proseguito – questo passaggio è una grande emozione, e come città di Roma abbiamo voluto mostrare il nostro affetto per il Papa tappezzando tutti i muri con un manifesto con la scritta: Sarai sempre con noi. Grazie!”.

“Questo è un grande Papa e un grande vescovo di Roma – ha concluso il sindaco -. Il suo è un magistero insuperabile, e mi mancheranno la lucidità culturale e il rigore dottrinale che lo hanno sempre contraddistinto”.

A confermare le parole del primo cittadino i rappresentanti della nuova comunità dei “Piccoli frati e piccole suore di Gesù e Maria”, alcuni già a Roma per studio, altri venuti dalla Sicilia per salutare Papa Benedetto. “Mi ha colpito molto – ha dichiarato fra Giuseppe – che il Papa abbia ribadito che non abbandona la Chiesa, ma va a fare un altro servizio che è la preghiera, che non è un servizio qualunque, ma la ‘radice’ dell’albero. La sua catechesi ha poi confermato ciò che ho sempre pensato: che la sua decisione è volontà di Dio e, quindi, la scelta migliore”.

Hanno fatto eco ai frati siciliani un gruppo di suore provenienti dall’Indonesia. Una timida suor Lisa ha dichiarato a ZENIT di essere felice del fatto che “la scelta di Benedetto XVI è stata presa da lui stesso, con discernimento e con preghiera. Ci mancheranno il suo insegnamento e il suo stile di vita che hanno dato tanta luce alla fede personale di ognuno”.

Presenti anche diverse comunità del Cammino Neocatecumenale di tutta Italia che hanno intonato alcuni canti con la chitarra al termine dell’Udienza. In particolare, il responsabile della comunità della parrocchia di San Francesco di Città di Castello, ha confidato di essersi commosso nel sentire le parole del Papa, “soprattutto quando ha sottolineato di aver rinunciato a tutto sé stesso per gli altri, per assumersi il grande compito di guidare la Chiesa universale”.

“Non è una rinuncia – ha precisato – bensì un dono. Oggi ho sentito vicino più che mai questo Papa che non fugge dalla croce, ma l’assume in pienezza, con l’umiltà di stare ‘dietro le quinte’, davanti al Signore, a pregare per ognuno di noi, per una Chiesa sempre più sotto attacco e per questo Conclave così importante”.

Colpiva, infine, la presenza nella piazza di un centinaio di bambini dell’Oratorio “Bendetto XVI”, che – ha spiegato una delle maestre – “sorpresi e incuriositi sono venuti da Buccinasco (in provincia di Milano) per gridare al Papa che lui è stato, è e sarà un grande testimone di Cristo”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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