«Il Santo Padre ci ha chiesto di pregare per lui e per la Chiesa, di pregare affinché lo Spirito di Dio illumini e guidi coloro che dovranno scegliere il suo successore. E siamo qui, come una famiglia che desidera esprimere la sua vicinanza e il suo affetto, la sua ammirazione e la sua gratitudine verso il Papa, Benedetto XVI. Ci troviamo insieme con sentimenti di grande commozione e di profondo rispetto. Abbiamo appreso dal Santo Padre l’importanza del silenzio interiore ed esteriore, perché “solo nel silenzio la Parola può trovare dimora in noi”, perché nel silenzio gli occhi del cuore possono riorientarsi verso Dio».
Lo ha detto il gesuita Padre François-Xavier Dumortier, Rettore Magnifico della Pontificia Università Gregoriana, introducendo la S. Messa svoltasi lunedì 25 febbraio presso la Chiesa del Gesù, luogo che sigilla il legame specifico tra la Compagnia e il Romano Pontefice. La celebrazione eucaristica di ringraziamento per il pontificato di Papa Benedetto XVI è stata immediatamente convocata dal Padre Rettore al suo rientro dalla Francia. «Ci sono momenti di commozione profonda che non permettono molte parole, ma ci portano anzitutto e soprattutto alla preghiera» ha ricordato Padre Dumortier alla comunità universitaria, comunicando la sospensione delle lezioni di mercoledì mattina affinché tutti possano partecipare all’ultima Udienza papale.
Nel corso della sua omelia alla Chiesa del Gesù, dopo una breve meditazione sul Vangelo del giorno, il Rettore Dumortier si è lungamente soffermato sulle caratteristiche salienti di questo pontificato: la sequela Christi, l’incontro con il Risorto, il servizio alla Chiesa, il coraggio della verità, l’intelligenza della fede.
A partire dell’enciclica Deus caritas est infatti, il Papa «ci ha instancabilmente incoraggiati a seguire e ad amare il Signore sul cammino della misericordia e dell’amore, un cammino che va dal passato all’avvenire, che attraversa il mondo come una freccia di fuoco, che coinvolge tanto il cuore quanto l’intelligenza». La vita cristiana non può essere altro se non l’incontro con una Persona viva.
Padre Dumortier ha invitato anche a meditare la persona e lo stile comunicativo di Benedetto XVI: «Come sempre, senza molte parole, ci ha ricordato ciò che sta al cuore della fede. L’ha fatto nel suo modo sobrio e paterno che significava rispetto e fiducia. Rispetto dell’altro e fiducia nello Spirito che dimora in ognuno. Tutti noi abbiamo visto – e in qualche modo contemplato – tante volte questa semplicità di un uomo poco incline al sensazionale, questa presenza umile e sorridente che ci faceva ricordare le sue parole del 19 aprile 2005, “sono l’umile lavoratore nella vigna del Signore”».
Un lavoro sempre al servizio del Signore e della Chiesa, quello di Benedetto XVI, condotto attraverso tante difficoltà, ostacoli e prove, ma saldo perché profondamente radicato in un ascolto attento a quel Dio che ha parlato e continua a parlarci. Questa è stata la sorgente del coraggio della verità, solo oggi universalmente riconosciutogli. Egli – ha scandito Padre Dumortier – «ha voluto e osato affrontare le realtà e le sfide del male nella loro diversità e fin all’interno della Chiesa. Non potremo dimenticare la sua libertà e la sua determinazione impressionanti nel non accettare ciò che oppone resistenza alla verità o la nega. La forza della verità è liberatrice ed è importante avere il coraggio di guardare la realtà a occhi aperti per obbedire al Signore. La Chiesa cammina con la grazia di Dio sulle vie della storia, e si ricorda sempre che a salvare non è il potere mondano, ma il potere della Croce, dell’umiltà e dell’amore. Il coraggio della verità e la lotta spirituale per la verità aprono la strada di una fede sempre più profonda, sempre più vera».
Infine il Rettore Dumortier ha rilanciato la missione che Benedetto XVI, nel suo discorso alla Gregoriana il 3 novembre 2006, ha affidato in particolar modo all’Università fondata da sant’Ignazio di Loyola. «Il Santo Padre ci ha chiamati a dedicarci all’intelligenza della fede con tutto l’impegno e la dedizione di coloro che sanno che tante sfide del nostro tempo sono al fondo intellettuali e richiedono le risorse della ragione, la conoscenza della nostra tradizione e la consapevolezza delle problematiche di oggi. Si tratta di impegnarci senza paura in questo servizio dell’intelligenza per far arrivare all’uomo di oggi il messaggio della fede, Parola che fa vivere e sperare».