La filosofia di base del commercio sta nel dare una cosa in cambio di un’altra, con l’idea di averne un giusto vantaggio. Questo quando va bene! Perché nella maggioranza dei casi, oggi, si opta per l’ingiusto guadagno, affidandosi alla truffa, alla contraffazione, all’utilizzo di materiali nocivi e pericolosi per la salute. Le inchieste della magistratura e l’attivismo, ben strutturato, delle forze dell’ordine, in campo nazionale e internazionale, ci consegnano una mappa micidiale di quest’ultimo aspetto. Il problema più grosso sta, comunque, nel seme che questa falsa norma di vita ha piantato nella testa e nel cuore degli uomini. Mi riferisco, al di là della criminalizzazione del commercio, al tentativo quotidiano di negoziare ogni loro azione. Il rischio sta, infatti, nel pericolo di rendersi disponibili verso il prossimo, solo se all’orizzonte si intraveda un vantaggio personale. Anche la religione, come tutte le espressioni ideali ed etiche della società, ne ha avuto, di riflesso, una contaminazione abbastanza evidente.
Nel nostro conteso sociale,anche un criminale comune, attivo nella negazione del vangelo, diventa capace di indossare un manto da devoto, per offrire le sue preghiere “contraffatte” al Signore. Ciò non esclude, comunque, che un qualsiasi peccatore, grande o piccolo che sia, possa, se lo desideri con convinzione, aprirsi al vero pentimento. Il sacrilegio quotidiano rischia invece di consumarsi di continuo, quando si entra nel tempio del Signore, sia esso fisico o spirituale, con la certezza di poter commercializzare il proprio cuore. Può avvenire in occasione di una preghiera intima e personale o di una partecipazione ad una apposita funzione religiosa. Si prega, ci si batte il petto, poi si esce e si spedisce, magari, un carico di droga o si contribuisce, con la maldicenza, a demolire una persona. Nei casi comunque di ordinaria vita giornaliera si persiste a compiere azioni, che sono l’esatto contrario di quanto ci insegna il Vangelo. Questo aspetto riguarda, senza ipocrisia, ogni giorno tutti noi credenti. In mille circostanze, di gesti che violano la nostra sana spiritualità, sperando di trattare su ogni cosa, se ne presentano tantissimi! Cristo invece, per essere al nostro fianco, vuole in cambio solo la purezza del cuore, non certo un bue, una capra o una colomba. È chiaro, a tal proposito, il vangelo di Giovanni: “Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”.
L’uomo vero non può permettere che il Tempio della vita, sia ridotto a spelonca di ladri. Gesù non vuole che si faccia della società di oggi, come del tempio a Gerusalemme, un mercato a servizio del culto. Si rischia, in questo modo, di assecondare un credo religioso, senza Dio e senza l’uomo, perché privo della vera comunione di obbedienza della comunità dei credenti, verso il proprio Signore. Senza obbedienza il culto non serve più. È una cerimonia inutile. Un’offerta vana. Anche se si tratta dell’Eucaristia. La venuta di Cristo e l’offerta della sua vita al Padre, per redimere l’uomo, hanno cambiato la storia e sotterrato l’ipocrisia, veste dorata dei farisei di oggi e di ieri, per sempre. Oggi si continua a cogliere solo l’aspetto esteriore di questo grande sacrifico perenne. Si commercializza il proprio modo di consegnarsi a questa grande verità. L’amore di Dio non si compra, nemmeno con il più grasso e sano bue della terra. Tutto si può vendere e comprare, ma impossibile è il commercio del cuore. Fortunatamente non ha mercato!
* Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, collabora con il Ministero dell’Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo La nuova primavera dei giovani.
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