Anna Karenina, una storia di passioni e di perdono

Un amore sensuale corroborato da un’intesa spirituale è l’espressione del matrimonio ideale ma in tutte le situazioni difficili deve prevalere lo spirito del perdono

Share this Entry

Anna vive a San Pietroburgo con il marito Aleksei Aleksandrovič Karenin, un alto funzionario del governo e il figlio Serëa. Si reca a Mosca invitata da suo fratello Stiva per aiutarlo a convincere sua moglie Dolly a restare con lui, nonostante le sue frequenti infedeltà. Durante il viaggio conosce il nobile e affascinante ufficiale dell’esercito Aleksej Kirillovič Vronskij che inizia a manifestarle tutto il suo interesse. Intanto Kitty, la sorella di Dolly, rifiuta l’offerta di matrimonio ricevuta da Konstantin Dmitrič Levin, un aristocratico che vive nella sua tenuta di campagna. Mentre Levin torna disilluso nei suoi possedimenti intenzionato a modificare la condizione dei suoi braccianti visti ancora come servi della gleba, Anna, tornata a S. Pietroburgo, finisce per accettare la corte di Aleksej…

Una sensibile Keira Knightley e un intelligente interpretazione di Jude Law sostengono una originale messa in scena del famoso romanzo di Tolstoj.

L’incipit del film lascia lo spettatore perplesso. Gli attori agiscono su di un palco di teatro con movenze fluide come se danzassero, non si fa nulla per nascondere che il treno che porta Anna da S. Pietroburgo a Mosca è in realtà un modellino giocattolo: il povero spettatore si aspetta che gli attori inizino a cantare da un momento all’altro e si domanda se per caso non abbia pagato il biglietto per assistere ad un’opera buffa.

A poco a poco però la storia prende forma, i dialoghi fra i protagonisti appaiono seri e intensi, preludio del dramma che verrà e si finisce per comprendere la scelta del regista: la struttura teatrale non è solo un banale espediente far progredire lungo la storia più rapidamente (i personaggi si spostano in ambienti diversi con il semplice cambiamento del fondale) ma per fare in modo che l’attenzione dello spettatore si concentri sull’evoluzione dell’animo dei personaggi piuttosto che sulla cronaca degli accadimenti.

A parte questo particolarissima messa in scena, bisogna dare atto allo sceneggiatore Tom Stoppard e al regista Joe Wright di aver realizzato forse la versione cinematografica più aderente al romanzo di Tolstoj.

Le principali versioni cinematografiche precedenti non russe (le due con Greta Garbo protagonista, del 1927 e del 1935, quella del 1948 con Vivien Leigh o del 1997 con Sophie Marceau) hanno concentrato l’attenzione sulla figura di Anna, vittima fragile di una società rigida e bigotta.

La presente versione introduce le altre coppie presenti nel romanzo: Stiva e Dolly, Levin e Kitty e le rende coprotagoniste (in effetti nel romanzo le pagine dedicate a Levin sono estese tanto quanto quelle per Anna) bilanciando il racconto intorno al tema che stava realmente a cuore a Lev Tolstoj (oltre ad altri, come quello della fede o del rapporto fra il mondo borghese e quello contadino): l’amore coniugale.

Se Stiva e Dolly costituiscono la coppia che resta unita comunque, per amore e per la forza del perdono nonostante le infedeltà del marito e quella di Levin (forse espressione dello stesso Tolstoj) e Kitty la coppia ideale che trova un’intesa profonda in una comune visione di vita, ispirata dalla fede e dalla pietà verso il prossimo, Anna e Vronskij si basano solo sulla passione reciproca che è intensa ma fragile e scatena ben presto sospetti e insicurezze.

Il rapporto fra sensualità e puro sentimento riaffiora continuamente: “E’ stato l’animale, non l’anima dell’uomo” dice Anna a Dolly, per giustificare il comportamento del fratello Stiva; “Il desiderio fine a se stesso è avidità” dichiara convinto Levin.

Al contempo è il tema del perdono che ritorna più volte, visto come l’unica forza in grado di coprire la fragilità del nostro oscillare fra spinte sensuali e spirituali. Se Dolly perdona il marito, anche Karenin accetta di stringere la mano a Vronskij sul letto di Anna gravemente ammalata, dopo la nascita della bambina.

Aleksei Karenin (un ottimo Jude Law)ì è forse il personaggio più complesso e per questo più vero: cercando di tenere a bada gli impulsi rigoristi che cercano continuamente di affiorare, affronta la tempesta che lo ha travolto (il tradimento della moglie) utilizzando gli unici strumenti di cui dispone: la ragionevolezza e la fede.

“Noi siamo stati uniti da Dio e questo legame si può spezzare solo con un crimine contro Dio”: la sua prima reazione è quella di percepire tutta la gravità del male ma poi è proprio il senso della sacralità del matrimonio che lo induce a difendere comunque Anna davanti agli altri: “mia moglie è irreprensibile e dopo tutto è mia moglie” ribatte a una sua amica che lo avvertiva del possibile scandalo.

Offre ad Anna di restare sua moglie con tutti i diritti che le competono (lei sta già aspettando la bambina) purché non dia motivo di scandalo. Solo quando si accorge che Vronskij è entrato in casa sua violando i patti, Karenin pone Anna di fronte alla realtà del divorzio: la perdita della custodia del figlio e l’impossibilità di contrarre un secondo matrimonio.

Tutti i film precedenti finiscono con la scena madre di Anna che si butta sotto il treno; in questo film ci vengono mostrati due ragazzi, un maschio e una bambina, che giocano serenamente assieme: Karenin ha accettato di allevare Annie come sua figlia, la bambina avuta da Anna dalla sua relazione con Vronskij,

*

Titolo Originale: Anna Karenina
Paese: Gran Bretagna
Anno: 2012
Regia: Joe Wright
Sceneggiatura: Tom Stoppard
Produzione: WORKING TITLE FILMS, STUDIO CANAL
Durata: 130
Interpreti: Keira Knightley, Kelly Macdonald, Aaron Johnson, Jude Law

Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it

Share this Entry

Franco Olearo

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione