Pedofilia e pedopornografia. Scandalo e vergogna globale, senza differenze di caste e ruoli sociali, ecclesiali o religiosi. Tanti compiono atti inenarrabili e colmi di brutalità che non solo sfigurano l’infanzia, ma tutto l’uomo e la sua profonda vocazione alla bellezza, perché generati da Dio o solo perché si è uomini e umani.
Immagini e video. Accoglienza, ascolto e accompagnamento. Dolori e sofferenze abbracciate. Solitudini e abbandoni perpetrati. Violenze, maltrattamenti e abusi compiuti con deliberata coscienza e disumanità. I bambini sono di età compresa tra zero e 12 anni. È la fascia d’età preferita dagli “antropofagi dei bambini”: mangiano la loro carne e fanno di tutto per annientare e inaridire la loro intimità innocente.
Di fronte a tale e inaccettabile fenomeno tanti (non diciamo tutti, perché qualcuno giustifica e condivide la pedofilia) dovrebbero scrivere a caratteri cubitali e offrire elementi di discussione e stimolare dibattiti e rivoluzioni culturali, affinché non “accada mai più”.
Nel presentare il Report Meter 2012, con rammarico, escludendo le agenzie di stampa che hanno diffuso i dati e il lavoro concreto di Meter (www.associazionemeter.org), e poche testate giornalistiche online e a livello cartaceo solo “Avvenire”, nessuno, e dico nessuno, dei quotidiani italiani ha scritto una sola riga, un box a margine del gossip. Un silenzio che soffoca il forte grido delle piccole vittime coinvolte.
Hanno – giustamente – dato ampio risalto, paginoni su paginoni, alla solita e ormai quasi artefatta e pilotata, triste e pur inquietante relazione “pedofilia e clero”. Riconfermo: sempre dalla parte delle vittime, condanna senza indietreggiare per i colpevoli di questi crimini. E se ancora qualcuno ritiene di gestire queste vicende con palese oscurità, è bene che non agisca: il grido delle vittime schiaccerà sempre l’azione degli “Erodi”.
Ma sui dati del Report Meter 2012 e l’impegno concreto e verificabile dell’associazione (da 23 anni impegnata a tutela dell’infanzia) l’assenza di rumori mediatici. Media sclerotizzati. Come non denunciare questi fatti descritti dal Report, come non rendere visibile e descrivere l’immane e silente violenza che viene perpetrata sui neonati (l’infantofilia); come non reagire alla devastazione che una bambina o un bambino subisce e quando viene resa “pubblica”, ostentata attraverso foto e video online nella rete delle reti?
Come non aiutare chi vuole rendere i cuori insensibili e indifferenti capaci di “carità operosa” per sostenere concretamente le vittime e chi sta dalla loro parte? Al contrario, si tagliano le risorse per alleviare e lenire le ferite e le morti che segnano la vita dei bambini.
Consiglio di rivedere e rileggere il Report, di far vibrare e parlare i numeri, che sembrano asettici, ma raccontano le vicende dolorose e tristi dei bambini vittime della pedofilia (anche virtuale, con gli adescamenti e la troppa esposizione di sé in rapporti non autentici e ingannevoli).
Mi sentirei costretto a creare un impatto, ma non possiamo fare vedere le immagini e i video pedofili – no, non lo possiamo fare – ma basterebbe scorgerli, anche con la velata indifferenza di coloro che guardano la “flagellazione dell’innocente e degli innocenti” per percepire – se si è rimasti ancora con un cuore umano – la gravità di quello che raccontiamo. Non è solo una denuncia, ma è un’opera di “abbraccio” e cammino di vita. Perché di questo parliamo quando dichiariamo: 15.946 + 56.357 siti pedofili denunciati, 1.274 comunità pedofile nei social network, 101.392 siti in meno di 10 anni, 839 consulenze telefoniche (22.987 dal 2002 al 2012), 5.640 vittime di sexting e 951 vittime accompagnate e accolte.
Ditemi, allora, se questo intenso impegno per l’infanzia non richieda attenzione e diritto di parola e di essere conosciuto dai più. Ma ciò, paradossalmente, non è avvenuto. Piuttosto abbiamo registrato indifferenza, complicità. Non voglio pensare a un complotto per non rendere pubblico un impegno serio, costante, verificabile e sconvolgente, ricco di risurrezione e di ripresa della vita. Continueremo lo stesso per servire i piccoli e per rendere sempre più luminosa l’azione della Chiesa e della società in questo delicato, trasversale e rischioso universo.
*Parroco e presidente Associazione Meter onlus