Lo straordinario annuncio della rinuncia di papa Benedetto XVI, avvenuta lunedì scorso, è stata la notizia più battuta al mondo durante la scorsa settimana. Un risvolto interessante di molti dei commenti espressi per l’occasione è stato come questi hanno rivelato i preconcetti di chi li ha manifestati.
La risposta di Benedetto XVI ai problemi della Chiesa è stato l’aver “insistito sul fatto che solo un’adesione senza compromessi alla dottrina del passato poteva preservare la fede”, ha affermato il Washington Post in un editoriale. Quasi come se, in qualche modo, il ruolo del pontificato non fosse fedelmente nelle mani della dottrina della Chiesa ma, piuttosto, si conformasse alle ultime opinioni alla moda.
Il Washington Post, assieme a numerosi altre testate, ha espresso speranza per un “successore più progressista”.
Il New York Times ha pubblicato una serie di commenti sulla notizia della rinuncia, alcuni dei quali ragionevolmente positivi. Non sono mancati, tuttavia, i riscontri negativi quando non addirittura maligni.
“È stato completamente privo di fascino, stonato ed ha protetto i sacerdoti che abusarono di bambini. È stato un membro della gioventù hitleriana. In aggiunta a questo sciagurato elenco, non ha avuto alcuna utilità per le donne”, ha scritto John P. Shanley, senza riuscire a distaccarsi dalle concezioni stereotipate di non pochi media.
Per l’editorialista del Los Angeles Times, Benedetto XVI è stato un “tradizionalista” e un “autoritario”. Poi, tuttavia, l’autore ha assunto un tono più perplesso, notando che i liberal affermano che un papa debba dimettersi se è troppo vecchio. L’editoriale trova difficoltà nello spiegare come qualcuno che è stato così tanto tradizionalista possa ora essere così progressista.
Liberal
Dalla Gran Bretagna un editoriale del quotidiano The Guardian ha lodato la politica sociale “liberal” di Benedetto XVI, andando poi, però, a criticare il mancato “ripensamento delle dottrine etiche”, che includono, tanto per cambiare, l’omosessualità, il celibato, l’aborto e la contraccezione.
Secondo il Guardian tale mancata svolta è alla base del declino del cristianesimo in Europa e in Nord America, con il crollo delle vocazioni e la conseguente importazione del clero dall’Africa e dall’Asia: questo affermazione ignora il fatto che sono le diocesi e le congregazioni più “progressiste” a soffrire di più un drastico calo delle vocazioni, mentre altre, che rifiutano tale approccio, godono ancora di un numero significativamente alto di vocazioni.
Un editoriale del Times di Londra è stato più generoso nel giudizio di Benedetto XVI, definendo la sua decisione di rinunciare “una scelta nobile ed altruistica”, e riconoscendo il ruolo di leader intellettuale del Pontefice.
Ciononostante, un servizio firmato lo scorso 13 febbraio da James Bone è risultato particolarmente malizioso. Il giornalista ha affermato che la cerimonia del Mercoledì delle Ceneri sarebbe stata trasferita alla Basilica di San Pietro per “accogliere i principi della chiesa che normalmente non sono presenti”.
Bone ha in qualche modo ignorato il fatto che svolgere l’ultima grande cerimonia liturgica di Benedetto XVI a San Pietro, avrebbe permesso a un gran numero di persone di partecipare; inoltre evitare un’uscita fuori dal Vaticano, avrebbe giovato al Papa, che ha ammesso il venir meno della propria forza fisica.
Le reazioni della stampa tedesca non sono state troppo favorevoli, almeno stando ad alcuni editoriali pubblicati in inglese da Der Spiegel. Il quotidiano Süddeutsche Zeitung ha definito Benedetto XVI “l’ultimo patriarca della chiesa vecchio stile”.
Grazie a Dio
La prima pagina del quotidiano Die Tageszeitung recava il titolo “Grazie a Dio” ed un editoriale dal titolo “Anche peggio di quanto ci si aspettava”. Secondo tale editoriale “è stata una buona cosa che papa Benedetto XVI sia stato l’ultimo del suo genere”.
Altre reazioni, tuttavia, sono state più benevole. Nel suo commento, l’Economist ha riconosciuto Benedetto XVI come un “modernizzatore” per la sua attitudine verso i media, per aver concesso interviste e per aver aperto un suo profilo Twitter. Non hanno però fatto a meno di ricordare come, prima di essere eletto Papa, egli sia stato successore dell’Inquisizione Romana, ed al tempo stesso lo hanno definito “meno abrasivo e più cerebrale di quanto il suo passato suggeriva”. Forse quasi un ammissione del fatto che i media possono aver sbagliato nel modo in cui lo hanno ritratto inizialmente.
La divergenza tra i preconcetti dei media e i principi che guidano la Chiesa è stata messa in luce da Brandan O’Neill, sul sito web Spiked.
“L’allergia al papa, e più in generale alla Chiesa Cattolica, oggi così alla moda, è motivata più da un disprezzo piccolo borghese per il fermo impegno ad una causa e ad una fede in qualcosa di più grande di noi che non da una critica evoluta alla teologia cattolica”, ha commentato O’Brien.
Non sono mancate, al tempo stesso, numerose opinioni positive. Sul canadese National Post, padre Raymond J. de Souza ha lodato l’umiltà di Benedetto XVI, che ha riconosciuto che “la Chiesa ha bisogno del servizio, non di un particolare servo”.
In fin dei conti, molti dei commenti e degli editoriali rivelano molto più la mentalità di chi scrive, che non una ragionata analisi. Una situazione che probabilmente non cambierà, quando si tratterà di esprimere opinioni sul prossimo papa, chiunque egli sarà.