Ogni domenica di quaresima è un occasione propizia per riflettere sul tempo litirgico che stiamo vivendo. Il prima tema che la liturgia ci propone alla nostra meditazione, nella prima domenica di quaresima, è la tentazione. La tentazione è un atto permesso da Dio ma è opera del maligno, il quale agisce sempre nel nascondimento per sedurre le sue vittime. E proprio perchè Santana agisce nel nascondimento, cercheremo di porre domande brevi e offrire risposte chiare.
La prima domanda su cui è utile riflettere per la nostra vita spirituale è la seguente: quando agisce il tentatore?
Il tentatore ha agito nella vita di Gesù due volte. Una prima volta subito dopo aver ricevuto il Battesimo, quindi prima di iniziare la sua missione pubblica. Una seconda volta nel giardino dei Getsemani, ossia all’inizio del compimento della sua Passione, all’inizio del culmine della sua missione salvifica.
Quindi il tentatore agisce quando una missione sta per iniziare e quando la missione sta per portare i suoi frutti.
Ogni cristiano viene tentanto esattamente negli stessi momenti. In queste occasioni veniamo assaliti da tanti dubbi sulle nostre capacità, vengono alla mente pensieri di non farcela, siano tentati di rinunziare a portare a compimento un gesto importante della nostra missione.
Il punto è proprio questo. Non dobbiamo agire solo con le nostre forze, ma con la grazia santificante dello Spirito. E’ vero che noi siamo deboli, pigri, paurosi, ma proprio per questo il tentatore, ricordandocelo, ci fa un grande servizio per farci sentire più umili, più piccoli. E allora quando Dio ha pensato una missione per noi, e noi riconosciamo che quella è la volontà di Dio per noi, allora Dio ci donerà il suo coraggio, la sua perseveranza, la sua forza per portare a compimento quel desiderio da lui suscitato.
Gesù ha provato la tentazione per noi, affinchè noi potessimo entrare nel combattimento spirituale per uscirne vincitori. La nostra pace durante la tentazione deriva dalla fatto che, insieme alla tentazione, riceviamo da Dio la forza necessaria per affrontarla e la via di uscita per superarla. Noi, in Cristo, siamo già vincitori sulla tentazione, perchè Lui l’ha già vinta.
Facciamo degli esempi concreti per capire dove è presente la tentazione. Il fidanzamento cristiano è un tempo di tentazione, perchè i fidanzati sono chiamati a scegliere costantemente di rinunciare alla sessualità per vivere la castità. L’apertura alla vita nell’atto coniugale è una tentazione, perchè ci si trova ogni volta davanti alla scelta di rifiutare o accettare la possibilità del dono della vita. Rinunziare la domenica a navigare in internet e decidere di visitare i propri genitori anziani, significa vincere la tentazione della pigrizia.
Ora poniamoci la seconda domanda: quali sono le tentazioni?
Tre sono state le tentazioni vissute da Gesù e da queste tre tentazioni derivano tutte le tentazioni, anche quelle dei nostri tempi.
La prima tentazione di Gesù è quella del “pane”. L’attuale crisi economica è frutto della cultura del possedere piuttosto che dell’essere. E questa cultura idolatra è frutto di una povertà spirituale, che si è sucessivamente estesa nella sfera materiale. Il cuore è diventato duro come pietra, è diventato insensibile ai bisogni dell’altro, è diventato capace di dire all’altro che deve provvedere a se stesso senzo il mio aiuto. “Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane” (Mt 4,3).
Se vogliamo uscire dalla crisi dobbiamo porre l’uomo al centro di ogni legislazione, dobbiamo pensare e agire utilizzando soluzioni ispirate dalla Parola di Dio. “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).
Se ascoltiamo la Parola che esce dalla bocca del Signore, se restituiamo all’uomo la sua vera dignità, allora la benedizione di Dio si estenderà su tutte le nazioni. Ci sarà il pane per tutti, perchè verrà fuori la vera natura dell’uomo, la sua capacità di spezzare il pane, la sua capacità di fraternità, di condivisione, di solidarietà.
La seconda tentazione è quella del “potere”. Il potere di questo mondo è vissuto come comando, autoaffermazione, prevalere sull’altro, sentirsi più importante dell’altro. E ben lontano dal potere come lo intende Dio. Il potere per Dio è misericordia, perdono, dono totale di se.
Inteso secondo la logica di questo mondo, il potere è un idolo, da cui è difficile staccarsi una volta conquistato. Sarebbe un grave errore pensare di associare il potere solo alla politica, ma è radicato in tutti gli ambiti della vita. Un esempio di potere distorto è quello esercitato sul lavoro quando si impendisce l’altro di farlo esprimere per timore di essere scavalcati nella carriera.
La terza ed ultima tentazione è quella della “sperimentazione” e della “spettacolarità”.
Il potere delle tecnologia e delle scoperte scientifiche ha la pretesa di poter effettuare qualunque sperimentazione per confermare le proprie ricerche. Sembra non essere previsto porsi la domanda se queste prove, questi esperimenti, possono creare danno all’ambiente o all’uomo.
La sperimentazione ha senso iniziarla e proseguirla solo quando segue le regole del creato, quando prosegue in armonia con le leggi della natura. Esperimenti nucleari, sperimentazioni sull’embrione, ricerca sull’eugenetica, sono solo un esempio di queste sperimentazioni che non si pongono alcun limite etico.
La spettacolarità è una tentazione molto diffusa ai nostri tempi. Qualunque momento delle nostra vita sembra che debba essere filmato per avere la sua importanza. Quanti video troviamo su youtube dove vengono ripresi episodi ordinari di vita quotidiana. Quante rappresentazioni di carattere privato sono portate, tramite internet, ad una dimensione pubblica. Tutto questo nasconde il rischio di considerare le relazioni private tra singoli di scarso valore rispetto ad atto compiuto davanti ad una platea più ampia.
Per combattere la tentazione della spettacolarità, il migliore rimedio è proprio il nascondimento e la segretezza della preghiera, dove scopriamo di essere sempre sotto lo sguardo paterno di un Dio buono, affettuoso, amorevole che considera di grande valore ogni nostro piccolo gesto quotidiano.