Quaresima di transizione

La rinuncia di Benedetto XVI è una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa

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La notizia delle dimissioni del Santo Padre ha sconvolto, quasi un fulmine a ciel sereno, tutto il mondo cattolico e politico. Non era mai capitato e non era neanche immaginabile che potesse esistere un “papa emerito”.

La quaresima che inizia sarà una prolungata pausa di riflessione e di cambiamento nella Chiesa e le forti innovazioni come questa produrrà un effetto d’urto del quale non si possono prevedere le conseguenze.

Il numero speciale di Zenit dell’11 febbraio, storica ricorrenza dei Patti Lateranensi e festa della Madonna di Lourdes che ha annunciato la notizia delle dimissioni del Papa, con il titolo rinuncia al ministero petrino ha collocato come aforisma del giorno l’espressione di Thomas Mann: “Fermezza di fronte al destino, grazia nella sofferenza, non vuol dire semplicemente subire: è un’azione attiva, un trionfo positivo”.

Quella di Benedetto XVI è stata una “decisione di grande importanza per la vita della Chiesa”. Le mie forze, per l’età avanzata non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.

L’opinione pubblica appare divisa nel registrare che alcuni apprezzano il gesto di umiltà e di coraggio che dovrebbe essere fatto anche dai tanti politici che non vogliono lasciare la loro poltrona, da altri letto con sospetto immaginando congiure, costrizioni, complotti e manovre segreti e da altri ancora con sfiducia nel non vedere ferma e salda la nave di Pietro ed il capitano che scende dalla nave e si dimette dall’incarico evocando un gesto di abbandono, incerta testimonianza e mancanza di fede nello Spirito Santo, che guida e protegge la Chiesa in particolare in questo speciale Anno della Fede.

Chiedersi il perché è legittimo e le risposte, ancorché numerose, restano pur sempre incomplete e inadeguate, specie seguendo la logica umana.

Il dado è tratto, la notizia che ha fatto il giro del mondo in poche ore ha tracciato un solco profondo nella vita della Chiesa monolitica e adamantina.

Ora si rileggono gli otto anni del Pontificato del Papa Teologo, Magister veritatis, che ha saputo risolvere con la saggezza della razionalità questioni scabrose e delicate della vita della Chiesa e dei cristiani coinvolti.

Sono stati anni difficili e carichi di complessità che hanno vista la Chiesa in dialogo con la società contemporanea intrisa di relativismo, di profonda crisi di valori e di economia sempre più fragile e insicura.

La complessa questione dei matrimoni omosessuali, fenomeno che si allarga a macchia d’olio in diverse Nazioni costituisce uno dei punti caldi e delicati dalla morale cristiana.

La consapevolezza del venir meno delle forze per amministrare “bene” la Chiesa ha sollecitato questo gesto che passa alla storia come lezione non del “gran rifiuto” nella memoria di Celestino V, bensì dell’umiltà e della responsabilità che si rapporta anche alle forze fisiche e all’età.

La dimensione temporale del “Sì” pronunziato al termine del Conclave del 19 aprile del 2005, costituisce una novità nella cultura della fedeltà fino alla morte, che non ha mai consentito a nessuno scrivere la parola “fine” per propria volontà.

Nel Codice di Diritto Canonico al n. 332  al secondo paragrafo è descritta la norma delle dimissioni ed il gesto di Benedetto XVI viene considerato come “esempio di grande coraggio” e di  “profonda libertà interiore”, in risposta ad una legge spirituale intima e personale.

E’ stato inoltre annunciato che il Papa continuerà a dare le sue magistrali lezioni di saggezza e di santità ed il corale grazie che si eleva da ogni parte del mondo, mentre Egli è ancora in vita, costituisce un insolito nella storia ordinaria.

Diciamo anche noi Grazie Benedetto XVI per tutti i doni e gli insegnamenti che ci hai trasmesso e come non si perde la memoria del proprio maestro, rimarranno sempre vivi gli insegnamenti saggi e razionali di Joseph Ratzinger, maestro del buon governo.

Egli è stato ed è “Un dono per tutta la Chiesa – ha scritto il portavoce vaticano Padre Lombardi  in occasione del 60° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI – e in particolare per tutti i sacerdoti, a cui giustamente non si stanca di ricordare, con la sua parola e soprattutto il suo esempio, che il rapporto personale con Gesù – l’amico – è la sorgente permanente della vitalità e della fecondità della loro chiamata e del loro servizio”.

Il cammino paziente che ha accompagnato Papa Ratzinger dal giorno della sua ordinazione sacerdotale (29 giugno 1951) in una Germania distrutta dalla guerra, con un’economia in crisi e una diffusa povertà materiale e spirituale, ‘sotto il sole e la pioggia, nella serenità e nella difficoltà, nelle diverse fasi della purificazione e della prova, come anche nella gioia evangelica’ e lo ha portato all’inaspettata elezione al soglio di Pietro, è stato segnato da numerosi cambiamenti anche nello stile di relazione e di comunicazione, ma è rimasta intatta la fedeltà del Signore, che è lo stesso ieri, oggi e sempre. “Con il suo aiuto andiamo avanti”.

Nella Quaresima che ci accompagna con il sacrificio penitenziale e la preghiera alla Pasqua radiosa  si fa ancor più intenso il bisogno di pregare per la Chiesa perché il Signore la sostenga in questo momento di indubbia difficoltà e di fronte ad un evento così straordinario.

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Giuseppe Adernò

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