Se, come diceva Montanelli, “il giornalista ha il dovere dell’onestà”, a maggior ragione per i professionisti cattolici occorre dire, con il sobrio linguaggio delle notizie, le ragioni della speranza che è nei cristiani. E dirle, oggi, ad un nuovo tipo di pubblico: perché la tecnologia e la “rete” abilitano a nuove forme di rapporto con i lettori, i quali stanno uscendo da una posizione passiva e stanno mettendo sotto pressione l’ecosistema mediatico.
La credibilità dell’informazione, ad esempio, va continuamente verificata e legittimata in un contesto di relazioni, e dunque diviene “affidabilità”; l’autorevolezza diviene “competenza”; e il giornalista un “testimone competente e affidabile”.
L’irruzione del digitale, le porte aperte a tutti e a tutto dalla “rete”, le previsioni non rosee per la carta stampata impongono di andare alle radici e, nel contempo, aprire le ali di un mestiere che, a ogni passo e in ogni istante, interroga la coscienza.
In questodibattito sul giornalismo, sempre vivo e vivace, si inserisce Antonio Fazio (giornalista specializzato in scienze e tecniche dell’opinione pubblica, docente, dirigente scolastico), con il nuovo testo Dizionario della comunicazione giornalistica, edito da Pellegrini: un supportoprezioso e di godibilissima lettura per chi intende entrare ed operare nel complesso mondo dell’informazione e della comunicazione sociale.La constatazione che la cerchia di coloro che hanno utilizzato questo testo si sia notevolmente allargata, determinandone varie ristampe e coinvolgendo una vasta platea di lettori – diversi per cultura, professione ed interessi – ha spinto Fazio a curare questa seconda edizione, in cui ravvisiamo una peculiare dimensione antropologica:infatti nel testo non solo è presente una vasta nomenclatura relativa al linguaggio e alla tecnica del giornale tradizionale e alla diffusione del giornale e dei notiziari on line, ma compaiono anche termini politici, giuridici, economico-finanziari, esistenziali, che le pubblicazioni a stampa usano quotidianamente.
L’autore ha voluto poi aggiungere nel suo dizionario una dimensione etica con, in versione flash, molti e recentissimi termini che riguardano la tutela della persona: (diffamazione, mobbing, stalking); e poi, il mondo finanziario (fiscal drag, indici di borsa, spread, redditometro) e i progressi comunicativi come i social network (blog, facebook, otogramma, hard-copy, soft news ).
Infatti, perché ci sia una sana democrazia la libertà di stampa è essenziale, e lo è anche per il rispetto della persona umana e dei suoi diritti inviolabili.
Perché, per fare un esempio, ci sono ancora milioni di persone che muoiono di fame, senza che nessuno lo racconti più.
Perché c’è una deontologia e c’è un’etica. L’etica consiste nel riconoscere priorità e doveri da rispettare, ma sembra a volte che anche da parte di autorevoli e storiche testate nazionali il sensazionalismo o la difesa di una lobby di potere concorrano ad una vera e propria distorsione delle notizie.
E capita pure che la pubblicità diventi strumento di minaccia: di fronte ad un articolo poco gradito gli investimenti spariscono. La necessità di vendere ha innestato un modo di fare informazione basato sulla spettacolarizzazione, sulla prassi di offrire ai lettori un’orgia di dettagli personali a scapito della privacy.
In un tempo in cui gli organi di informazione si moltiplicano e si scompongono (dal blog ai social networks),il valore stesso del giornalismo e delle notizie non è più intrinseco al loro stesso contenuto ma si ritrova nella loro capacità di creare relazionitra i contenuti e tra le persone. In questo senso, Antonio Fazio non è solo un giornalista: è un investigatore, un traduttore, un narratore che lavora tra la gente e gli algoritmi dell’ecosistema delle informazioni. E, nel nostro testo, sotto le ventisei lettere dell’alfabeto “internazionale” (esattamente 21 di origine latina, transitate poi nella lingua italiana e 5 cosiddette “straniere”: j, k, w, x, y) sono riportati termini, sigle e locuzioni che concernono il lessico giornalistico, scientifico e gergale, anche se sovente sono derivati da altri linguaggi, quali quello politico, quello giuridico, quello economico-finanziario, quello letterario, quello artistico, quello sportivo, quello informatico, ecc .Questa elasticità dell’accezione e della nozione dei termini del giornalismo, non è altro che l’effetto diretto della rapida e vorticosa trasformazione che sta interessando l’ordinaria concezione di questa professione, così esaustivamente indagata, nel suo lessico specifico, da Antonio Fazio.