Quasi ogni documento dei vescovi, in omaggio alla reminiscenza evangelica della pagliuzza e della trave (alias “medice cura teipsum“) propone in ouverture un piccolo esame di coscienza e invito a correggersi, nella consapevolezza che non si può dare ciò che non si ha e che la coerente testimonianza costituisce la “confezione” incoraggiante ad accogliere il messaggio e la prova della sua vivibilità. Così anche per quanto riguarda il discorso sulle Sètte e Movimenti Religiosi Alternativi troviamo avvertito che: «… lo spirito settario, cioè un atteggiamento d’intolleranza unito a un proselitismo aggressivo, non è necessariamente il fatto costitutivo di una “sètta” e, in ogni caso non è sufficiente a caratterizzarlo. Uno spirito del genere può riscontrarsi nei gruppi di fedeli appartenenti a Chiese o a comunità ecclesiali. Questo gruppi cristiani di spirito settario possono evolversi, grazie a un approfondimento della loro formazione e a contatti con altri cristiani. Possono così progredire verso un atteggiamento più “ecclesiale”.» (1)
Parallelamente ricordiamo tutti il monito del Vaticano II, ribadito poi da Paolo VI, secondo il quale «… nella genesi dell’ateismo possono contribuire non poco i credenti, nella misura in cui, per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione ingannevole della dottrina, od anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione.» (2) Dalla quale citazione, supponendo benevolmente che chi legge non abbia nulla da rimprovevarsi quanto alla testimonianza, sottolineeremo i non meno importanti inviti alla educazione della fede e alla presentazione non ingannevole della nostra dottrina, caldeggiate provvidenzialmente di recente anche da Benedetto XVI. (3, 4, 5)
Secolarismo o revival della religione?
Alla fine degli anni ’60 Harvey Cox ne “La città secolare“, presumibilmente a seguito della rabbiosa reazione secolaristica susseguente al Vaticano II, aveva pronosticato per la fine del secolo la scomparsa della religione quanto alla sua visibilità sociale. Essa cioè sarebbe rimasta come residuato intimistico e privato in pochi soggetti, sommersi da un mare di secolarismo.
Invece la religiosità, cacciata dalla porta è rientrata dalla finestra e con un impeto assolutamente imprevisto. Il fatto è che non si può vivere “in questo mar del mondo” senza ancoraggi, sballottati non solo da cento venti di dottrina ma soprattutto dalla perdita di un perché che dia senso a tutti i perché spiccioli delle varie scelte nella vita. E così, passati dalla crisi delle certezze al soggettivismo, al secolarismo, al consumismo, al rifugio nel sentimento fino a finire nell’attuale relativismo ove ogni verità è solo di nome chiamata così ma si identifica nella opinione (e le opinioni sono come i gusti: del tutto insindacabili né gestibili razionalmente); creato dunque questo marasma ecco che astuti “venditori di fumo” si sono affacciati a proporre dei rimedi, riproponendo i valori religiosi più disparati. La religione e la fede sono così passate dal dover combattere l’ateismo del secolo scorso al fronteggiare la “indigestione” religiosa offerta da quello che è un autentico supermercato delle religioni, le quali offrono sia messaggi alternativi di “salvezza” sia ricette per una religione fai da te: sono appunto 800 denominazioni in Italia come dicevamo la puntata precedente.
Tipologia dell’offerta
Le nuove “religioni” hanno creato nuove proposte seguendo varie piste e con vari accorgimenti: 1) rileggendo e reinterpretando la Bibbia; 2) dicendosi depositari di nuove rivelazioni; 3) importando dall’Oriente nuove religioni e sottogruppi settari di grandi religioni storiche; 4) proponendo (è il caso della New Age) una sorta di cocktail ove ciascuno prende dalle varie fedi ciò che più lo gratifica e si crea così una sua verità religiosa.
Se il recettore di tali “proclamatori” è cattolico ma non preparato a “dare ragione della propria fede” ignorandone la solidità dei fondamenti, ne uscirà più o meno consapevolmente con il proprio Credo inquinato da eresie e superstizioni; questo può accadere anche se vive una fede di risposta con coerente testimonianza. La strada della “tentazione” in questo caso non è quella del “cuore” ma della “mente”, si intaccano le ragioni della fede. Ci vuole la “Fides et Ratio” per ovviarvi e non la “Veritatis Splendor“!
La loro tipologia vede come radice di provenienza:
– il filone cristiano </em>(e sono gruppi che rifiutano la Chiesa ma non la Bibbia e Cristo);
– altri seguono il filone religioso che rifiuta sia la Chiesa che la divinità di Cristo e la Bibbia (e sono gruppi che credono in Dio ma si rifanno a religioni importate dall’estero, soprattutto dall’Oriente islamico, buddista e induista);
– altri eliminano dalla loro religiosità anche Dio (e si tratta di gruppi impropriamente religiosi, che coltivano una certa spiritualità, propongono l’umanità come unico valore e il potenziamento delle facoltà umane come scopo “salvifico” che resta in ambito terrestre [e si tratta dei gruppi esoterico-spiritici, di sviluppo del potenziale umano, e di tutta la galassia New Age]);
– infine c’è chi si fabbrica una “fede” che ha per scopo perfino quello di andare contro l’umanità (e qui si collocano i gruppi satanici ove si punta alla trasgressione, al potere ecc…).
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NOTE
(1) Il fenomeno delle sette o nuovi movimenti religiosi, sfida pastorale,. 1.1
(2) Gaudium et spes, n. 29
(3) «Come si può osservare, la conoscenza dei contenuti di fede è essenziale per dare il proprio assenso, cioè per aderire pienamente con l’intelligenza e la volontà a quanto viene proposto dalla Chiesa. La conoscenza della fede introduce alla totalità del mistero salvifico rivelato da Dio. L’assenso che viene prestato implica quindi che, quando si crede, si accetta liberamente tutto il mistero della fede, perché garante della sua verità è Dio stesso che si rivela e permette di conoscere il suo mistero di amore. (Porta Fidei, lettera in forma di Motu proprio, n. 10)
(4) «…l’Anno della fede dovrà esprimere un corale impegno per la riscoperta e lo studio dei contenuti fondamentali della fede che trovano nel Catechismo della Chiesa Cattolica la loro sintesi sistematica e organica. Qui, infatti, emerge la ricchezza di insegnamento che la Chiesa ha accolto, custodito ed offerto nei suoi duemila anni di storia. Dalla Sacra Scrittura ai Padri della Chiesa, dai Maestri di teologia ai Santi che hanno attraversato i secoli, il Catechismooffre una memoria permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede.» (Porta Fidei n. 11)
(5) «La fede ha bisogno di essere sostenuta per mezzo di una dottrina capace di illuminare la mente e il cuore dei credenti. Il particolare momento storico che viviamo, segnato tra l’altro da una drammatica crisi di fede, richiede l’assunzione di una consapevolezza tale da rispondere alle grandi attese che sorgono nel cuore dei credenti per i nuovi interrogativi che interpellano il mondo e la Chiesa. L’intelligenza della fede, quindi, richiede sempre che i suoi contenuti siano espressi con un linguaggio nuovo, capace di presentare la speranza presente nei credenti a quanti ne chiedono ragione (cfr 1 Pt 3,15).» (Fides per doctrinam, lettera in forma di Motu Proprio; introduzione)