Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questa sera da papa Benedetto XVI al termine del concerto promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede in occasione dell’84° anniversario dei Patti Lateranensi.
***
Signor Presidente della Repubblica,
Signori Cardinali,
Onorevoli Ministri e distinte Autorità,
venerati Fratelli,
gentili Signori e Signore!
Anzitutto salutoil Signor Presidente della Repubblica Italiana, Onorevole Giorgio Napolitano, e lo ringrazio per le intense espressioni che mi ha rivolto; in questi sette anni – come ha ricordato – ci siamo incontrati più volte e abbiamo condiviso esperienze e riflessioni. Saluto la sua gentile consorte, le Autorità italiane, come pure i Signori Ambasciatori e le numerose Personalità presenti. Un grazie di vero cuore ai promotori e agli organizzatori di questa serata, in particolare alla “Flying Angels Foundation”, impegnata nel campo della solidarietà.
L’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e il suo Direttore, Zubin Metha, non necessitano di presentazioni: entrambi occupano un posto importante nel panorama musicale internazionale e questa sera l’hanno dimostrato donandoci un momento di profonda elevazione dello spirito con la notevole esecuzione della Sinfonia verdiana e della Terza di Beethoven.
Giuseppe Verdi, La Forza del Destino: un omaggio dovuto al grande musicista italiano nell’anno in cui celebriamo i 200 anni dalla sua nascita. Nelle sue opere colpisce sempre come egli abbia saputo cogliere e tratteggiare musicalmente le situazioni della vita, soprattutto i drammi dell’animo umano, in modo così immediato, incisivo ed essenziale come raramente si trova nel panorama musicale. E’ un destino sempre tragico quello dei personaggi verdiani a cui non sfuggono i protagonisti de La Forza del Destino: la Sinfonia che abbiamo ascoltato, fin dalle prime battute, ce lo ha fatto percepire. Ma affrontando il tema del destino, Verdi si trova ad affrontare direttamente il tema religioso, a confrontarsi con Dio, con la fede, con la Chiesa; ed emerge ancora una volta l’animo di questo musicista, la sua inquietudine, la sua ricerca religiosa. Ne La Forza del Destino non solo una delle arie più famose, “La Vergine degli Angeli”, è un’accorata preghiera, ma vi troviamo anche due storie di conversione e avvicinamento a Dio: quella di Leonora, che riconosce drammaticamente le sue colpe e decide di ritirarsi in una vita eremitica, e quella di don Alvaro, che lotta tra il mondo e una vita in solitudine con Dio. E’ interessante notare come nelle due versioni di quest’opera, quella del 1862 per San Pietroburgo e quella del 1869 per “La Scala” di Milano, i finali cambino: nella prima don Alvaro termina la vita suicida, rifiutando l’abito religioso e invocando l’inferno; nella seconda, invece, egli accoglie le parole del Frate Guardiano a confidare nel perdono di Dio e l’opera termina con le parole “Salita a Dio”. Qui è disegnato il dramma dell’esistenza umana segnata da un tragico destino e dalla nostalgia di Dio, della sua misericordia e del suo amore, che offrono luce, senso e speranza anche nel buio. La fede ci offre questa prospettiva che non è illusoria, ma reale; come afferma san Paolo «né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, né altezze, né profondità, né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,38-39). Questa è la forza del cristiano, che nasce dalla morte e risurrezione di Cristo, dall’atto supremo di un Dio che è entrato nella storia dell’uomo non solo con le parole, ma incarnandosi.
Una parola anche sulla Terza Sinfonia di Beethoven, un’opera complessa che segna in modo chiaro il distacco dal sinfonismo classico di Haydn e Mozart. Come è noto, era dedicata a Napoleone, ma il grande compositore tedesco cambiò idea dopo che Bonaparte si proclamò imperatore, mutando il titolo in: “composta per festeggiare il sovvenire di un grand’Uomo”. Beethoven esprime musicalmente l’ideale dell’eroe portatore di libertà e di uguaglianza, che è davanti alla scelta della rassegnazione o della lotta, della morte o della vita, della resa o della vittoria; e la Sinfonia descrive questi stati d’animo con una ricchezza coloristica e tematica fino ad allora sconosciuta. Non entro nella lettura dei quattro tempi, ma accenno solo al secondo, la celebre Marcia funebre, un’accorata meditazione sulla morte, che inizia con una prima sezione dai toni drammatici e desolati, ma che contiene, nella parte centrale, un episodio sereno intonato dall’oboe e poi la doppia fuga e gli squilli di tromba: il pensiero sulla morte invita a riflettere sull’al di là, sull’infinito. In quegli anni, Beethoven, nel testamento di Heiligenstadt dell’ottobre 1802 scriveva: «O Dio, Tu dall’alto guardi nel mio intimo, lo conosci e sai che è colmo d’amore per l’umanità e di desiderio di fare del bene». La ricerca di senso che apra ad una speranza solida per il futuro fa parte del cammino dell’umanità.
Grazie, Signor Presidente, per la sua presenza. Grazie al Direttore e ai Professori dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Grazie ai promotori e agli organizzatori e a voi tutti! Buona serata!
[© Copyright 2013 – Libreria Editrice Vaticana]