«Dobbiamo agire immediatamente. Le necessità della popolazione sono enormi». È l’appello inviato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre da monsignor Georges Fonghoro, vescovo della diocesi maliana di Mopti. In una lettera inviata alla fondazione pontificia, il presule denuncia le terribili condizioni degli sfollati interni e in particolare dei bambini, molti dei quali gravemente malnutriti.
ACS ha donato alla diocesi di Mopti un primo contributo di 40mila euro per assicurare viveri e medicinali a 326 famiglie. «Negli ultimi mesi – continua monsignor Fonghoro – i maliani hanno sofferto molto, specialmente nel Nord del Paese. Ora la situazione è lievemente più tranquilla, ma lo stato di emergenza è durato più di tre mesi e in molti hanno paura a tornare nei propri villaggi».
La fondazione pontificia ha inoltre approvato un aiuto straordinario di 155mila euro per i rifugiati siriani in Siria, Libano e Giordania. «Mentre continuano gli scontri – afferma padre Andrzej Halemba, responsabile internazionale ACS per il Medio Oriente – le rigide temperature invernali hanno aggravato le condizioni di profughi e sfollati interni». Per i cristiani, privi di ogni prospettiva futura, la tensione s’è fatta ormai insostenibile. Il loro unico supporto e punto di riferimento è la Chiesa. «Ecco perché è essenziale distribuire gli aiuti attraverso le diocesi e la Caritas» spiega padre Halemba.
I rapimenti a scopo di riscatto sono divenuti una pratica giornaliera. Non è certo se i cristiani siano vittime di sequestro a causa della propria fede, ma numerose testimonianze giunte ad ACS sembrano avallare questa ipotesi. «Ho sentito chiaramente uno dei miei rapitori dire “per voi cristiani non c’è più posto in questo Paese. Dovete andarvene”» ha raccontato un fedele.
Nel 2012 ACS ha finanziato progetti in Siria e nei Paesi confinanti per 474mila euro. Oltre due terzi delle donazioni sono stati destinati ad aiuti per i rifugiati. «Dall’inizio del 2013 il numero di richieste è aumentato ulteriormente – afferma Padre Halemba – e sono stati già stanziati nuovi contributi per la città di Aleppo e per la cosiddetta “Valle dei Cristiani”, dove la situazione dei profughi è davvero critica». Per il responsabile ACS è fondamentale dare una speranza ai cristiani rimasti in Siria che sono costretti ogni giorno a convivere con la paura. «Le esigenze materiali sono importanti, ma non possiamo fermarci a queste. Dobbiamo fornire cibo, medicine e bevande ai rifugiati, ma anche assistenza spirituale».