I Miserabili: storie di conversioni

Un film dove tutti i personaggi, travolti dalle difficoltà o dallincertezza, si rivolgono con un canto al Signore chiedendo il Suo aiuto

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Jean Valjean, reo di aver rubato un tozzo di pane, passa 19 anni ai lavori forzati. Liberato a seguito di un’amnistia, viene accolto a Digne dal vescovo Myriel, che lo sfama e lo alloggia.

Jean Valjean scappa con l’argento trovato in sacrestia ma viene catturato dalla polizia e portato davanti al vescovo. Questi lo scagiona dichiarando che si tratta di argento che gli aveva regalato.

Dopo questo gesto Jean Valjean chiede in preghiera al Signore di poter cambiar vita e in effetti anni dopo lo troviamo sindaco di Montreuil-sur-Mer dove incontra Fantine, ragazza madre gravemente ammalata. Valjean la salva dal carcere perché accusata di prostituzione e le promette, sul letto di morte, che si prenderà cura della figlia Cosette…

La storia del protagonista diventa il segno di come il Signore forgia un uomo che si è posto nelle sue mani. Dopo la solenne promessa di cambiar vita, Val Jean affronta prove difficili ma alla fine scopre che amare una persona è conoscere il volto di Dio.

Tom Hopper, già vincitore del premio Oscar per Il discorso del re valorizza molto bene i protagonisti della storia (meno efficaci le scene corali) grazie anche alla prova superba di Anne Hathaway e alla presenza scenica di Russell Crowe.

Chi andrà al cinema a vedere Les Miserables avrà la sicurezza di stare in buona compagnia.

Si calcola che dall’esordio in lingua francese a Parigi nel 1980, quello a Londra in lingua inglese del 1985 e il debutto a Broadway nel 1987, il musical è stato visto da 60 milioni di persone in 43 nazioni differenti e tradotto in 21 lingue. Attualmente è il musical che è stato presentato per più lungo tempo nel West End dopo Il fantasma dell’Opera. Nel 1996 a Honk Kong si cantava per le piazze la famosa aria Do you hear the people sing per ricordare la tragedia di piazza Tiananmen.

Il solido impianto narrativo del romanzo di Victor Hugo era stato rispettato nelle sue linee generali (un racconto di oppressione e di liberazione, di fragilità e di eroismo, di colpa e redenzione) e si era arricchito delle musiche di Claude-Michel Schönberg, compositore anche del bellissimo Miss Saigon.

Ora la trasposizione cinematografica, se ha perso l’impatto della recitazione dal vivo, si arricchisce di grandiose scene di massa e di spettacolari ricostruzioni in computer grafica (in particolare quella iniziale, di pura fantasia, al porto di Toulon).

Tom Hopper, già premio Oscar per Il discorso del re si è trovato fra le mani questo ricco materiale e si è posto il problema di come renderlo cinematograficamente. Ha dovuto affrontare non pochi problemi, come lui stesso ha raccontato in un’intervista: lo spettatore è abituato a familiarizzarsi con i protagonisti all’inizio del racconto e a seguire le loro vicende fino alla conclusione del film; in questo caso Fantine muore dopo i primi trenta minuti, il commissario Javert, l’antagonista di Jean Valjean, si suicida ai due terzi mentre verso la metà vengono introdotti due nuovi protagonisti, Cosette adulta e Marius, che monopolizzano l’attenzione a discapito del protagonista.

Per questo motivo Hopper ha inserito, quando Jean Valjean decide di prendere con se Cosette, il canto Suddenly per evidenziare che è proprio Cosette, prima piccola e poi adulta nella seconda parte, a costituire il trait d’union del racconto.

Una soluzione che ha consentito al regista di valorizzare un altro aspetto portante della storia: quello del rapporto dell’uomo con Dio. Tutti i personaggi, travolti dalle difficoltà o dall’incertezza, si rivolgono con un canto al Signore chiedendo il Suo aiuto, la Sua grazia o invocando il perdono. La Chiesa, in quanto istituzione, si mostra generosa come il vescovo Myriel e le frequenti scene all’interno di una chiesa o di un monastero sottolineano la sua funzione di ridare pace e speranza agli uomini che vi si recano a pregare.

La storia del protagonista diventa il segno di come il Signore forgia un uomo che si è posto nelle sue mani. Dopo la solenne promessa di cambiar vita, Valjean è posto di fronte alla prova più dura: la prossima condanna di un uomo scambiato per se stesso potrebbe dargli l’opportunità di cancellare definitivamente il suo passato ma lui ha promesso di fare ogni cosa “nel Suo nome” come aveva detto a Fantine e decide di testimoniare la verità in tribunale.

Dopo questa prova è pronto per l’amore ed accetta con gioia la paternità che gli viene concessa con l’adozione di Cosette. E’ ormai saldo nella fede e può invocare la Sua intercessione per salvare la vita di Marius, l’innamorato di Cosette nell’aria Bring him home così come concede la libertà e la vita al suo eterno antagonista Jiavert, senza chiedere nulla in cambio.

Quando ormai il suo tempo volge al termine, chiede di accoglierlo nella Sua casa (Let me be, bring me home) e può serenamente affermare che “amare un’altra persona è vedere il volto di Dio”.

Anche Javert prega, ma la sua visione è quella di un mondo diviso in due sfere fra loro non comunicanti, quella di Dio e di Lucifero, dei giusti che saranno ricompensati e dei malvagi a cui spettano le fiamme e la spada. Tutto è stato stabilito e segue delle regole inflessibili ed eterne come le rivoluzioni che compiono gli astri (Stars). La sua visione della vita diventa inconciliabile di fronte al gesto gratuito del galeotto Valjean.

“Finché non saranno risolti i tre problemi del secolo, la degradazione dell’uomo nel proletariato, la decadenza della donna nella fame, l’atrofia dell’infanzia nelle tenebre; finché in talune regioni…” Tom Hopper conosce bene le prime pagine del romanzo di Victor Hugo, sa bene che il racconto è nato come grido appassionato per la costruzione di un mondo più giusto e pur nei limiti di un musical di intrattenimento ha cercato, puntando tutto sulle ambientazioni, di ricostruire quel mondo dei “miserabili” così caro allo scrittore.

Ecco i lavori forzati di Valjean reo di aver rubato un tozzo di pane; le fabbriche dove Fantine lavora, allontanata perché ragazza madre e costretta a prostituirsi nelle viuzze sudicie del porto di di Montreuil-sur-Mer. Poi a Parigi, dove il popolo e la borghesia si mettono in armi e costruiscono barricate durante i moti del 30-31, quando il re Carlo X cercò con leggi liberticide di ripristinare l’ancient régime. E’ forse questo l’aspetto meno riuscito del film, dove le battaglie alle barricate mancano del pathos necessario e ricordano troppo il retaggio teatrale della scena.

Come già aveva mostrato ne Il discorso del re, Hopper sa “stare addosso” ai suoi protagonisti con molti primi piani ma la loro resa è discontinua. Il piano-sequenza in cui una bravissima Anne Hathaway canta I Dreamed a Dream con un volto scavato, i capelli tagliati, lo sguardo smarrito, è la parte più commovente, il pezzo forte del film. Hugh Jackman, avvezzo ai musical fa bene la sua parte ma un altro pezzo forte è costituito dalla presenza di Russell Crowe, nei panni dell’ispettore Javert.

La sua voce non è completamente all’altezza della situazione ma la recitazione è impeccabile. Si esprime soprattutto con gli occhi, attraverso i quali passano lampi di odio, smarrimento per aver commesso un errore, disperazione per non saper più dare un senso alla sua vita.

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Titolo Originale: Les Miserables
Paese: GRAN BRETAGNA
Anno: 2012
Regia: Tom Hooper
Sceneggiatura: William Nicholson
Produzione: WORKING TITLE FILMS, CAMERON MACKINTOSH LTD
Durata: 158
Interpreti: Hugh Jackman, Anne Hathaway, Russell Crowe,Helena Bonham Carter, Sacha Baron Cohen

* Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it

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Franco Olearo

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