La sensibilità per la giustizia nella Liturgia

Contro gli abusi che disorientano la comunità e sviliscono il senso del sacro

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Il Rev. Prof. Massimo del Pozzo, docente di diritto costituzionale canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce e di profili giuridici della liturgia della Chiesa nell’Istituto liturgico presso la stessa Università, ha appena pubblicato un ulteriore corposo contributo sull’influenza dell’aspetto giuridico nella liturgia: «La giustizia nel culto. Profili giuridici della liturgia della Chiesa» (Edusc, Roma 2013, pp. 494). Ha rilasciato la seguente intervista per ZENIT.

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Qual è attualmente il rapporto tra diritto e Liturgia?

Prof. Del Pozzo: Il presente Pontificato ha suscitato un notevole interesse per la materia liturgica e l’approfondimento del mistero celebrativo, e così anche tra i canonisti c’è una ripresa di attenzione e studi sul munus sanctificandi, che è un fenomeno sicuramente molto positivo. Il dato più incoraggiante, comunque, si registra a livello di mentalità e di costume. Si nota un maggior desiderio di fedeltà e disciplina rispetto allo sbandamento postconciliare. C’è però ancora molta strada da percorrere… Basti pensare agli “abusi liturgici” di cui sono purtroppo testimoni quasi quotidianamente tanti fedeli.

Promuovere la giustizia significa combattere gli abusi?

Prof. Del Pozzo: Certo! L’abuso e l’arbitrarietà sono forme di profonda ingiustizia: sottraggono qualcosa di dovuto al popolo orante di Dio. Il creazionismo e lo spontaneismo pseudopastorale fanno molto male: disorientano la comunità e sviliscono il senso del sacro. Purtroppo parecchi, spesso anche tra i pastori, non ne sono troppo consapevoli, cercano il coinvolgimento emotivo anziché rispettare il mistero del culto. Il problema è di sensibilità…

In che senso?

Prof. Del Pozzo: Occorre rendersi conto che la liturgia non è un bene disponibile da parte del sacerdote o della singola comunità e che la correttezza celebrativa è un vero e proprio obbligo in giustizia. Penso bisogna ancora incrementare molto la preparazione giuridica del clero e in generale la formazione dei fedeli. Questo è l’intento principale del mio ultimo libro. L’auspicio del Concilio non è stato ancora pienamente attuato: coniugare armonicamente aspetto teologico, storico, spirituale, pastorale e giuridico del culto.

In tal modo non c’è il rischio di tornare al giuridismo o al rubricismo del passato?

Prof. Del Pozzo: Anche l’antigiuridismo contemporaneo ha prodotto seri danni. Bisognerebbe giungere ad una sintesi equilibrata e ponderata. Il vero problema comunque, come ripeto spesso, non è il “troppo diritto” ma il “cattivo diritto”. Purtroppo c’è sovente una visione sminuente e povera del diritto. Il diritto non è solo la legge o la norma ma il profilo di giustizia insito nella realtà sacra. Il profilo giuridico non è sicuramente l’aspetto principale della liturgia, ma ne è una componente importante che è stata spesso trascurata o messa da parte dai liturgisti.

Sembra un discorso interessante ma un po’ astratto…

Prof. Del Pozzo: Indubbiamente mi interessa molto la questione teoretica ed epistemologica, perché penso che sia indispensabile, soprattutto nella formazione universitaria, la chiarezza dei principi e dei concetti fondamentali. Se si pongono buone basi il resto viene da sé… Ho cercato comunque di dimostrare la fecondità e praticità dell’approccio giuridico realista già a proposito dei luoghi della celebrazione (altare, tabernacolo, custodia degli oli, sede, ambone, ecc.), della liturgia delle ore e a proposito dei precetti ecclesiastici. Nel nuovo manuale mi soffermo perfino sulla “materialità liturgica” (vasi, libri, paramenti, lini, suppellettili, immagini, ecc.), questo mi pare attesti almeno una certa concretezza…

Il suo libro può essere utile anche per i parroci o i comuni fedeli?

Prof. Del Pozzo: È un testo che nasce come sussidio didattico (della collana appunto subsidia canonica) per lo studio accademico, ove si esamina “a tutto tondo” la giuridicità della realtà liturgica. Lo sforzo principale e di offrire una visione organica e completa dello spettro d’influenza dello ius nel culto (non dando per scontato quasi nulla…, donde il considerevole volume dello scritto). Prescindendo dal summenzionato tema degli abusi liturgici, una buona parte è comunque dedicata ai sacramenti, ai sacramentali, all’ufficio divino, allo spazio, al tempo e alle cose liturgiche ed è fruibile anche da pastori o non specialisti. Ho cercato di unire al rigore tecnico una certa attenzione spirituale e sacerdotale. A proposito di ogni sacramento, ad esempio, si delineano le principali problematiche pastorali attuali.

Quali sono le questioni più scottanti esaminate a proposito del Battesimo?

Prof. Del Pozzo: Puntualizzo che non ho avuto certo la pretesa si esaurire tutte le tematiche. Le questioni più scottanti tuttavia mi paiono: il senso della dilazione del battesimo per la mancata speranza di educazione cattolica del bambino; l’ingiusto ritardo nell’amministrazione del battesimo (l’”entro le prime settimane” indicato dal Legislatore è spesso disatteso dai genitori e… dai parroci); le carenze nella preparazione e disposizione dei partecipanti (basti pensare ai criteri di scelta dei padrini); le insufficienze materiali e ambientali nelle chiese; la tutela del nome cristiano (pullulano sempre più nomi trendly o esotici); la completezza dell’annotazione (quasi nessun parroco latino indica il rito del battezzando, con possibili complicazioni successive). Altro argomento accennato è l’illiceità dell’ammissione al sacramento dell’adulto in situazione matrimoniale irregolare. I problemi e i dubbi insomma non mancano… Spero che le risposte siano soddisfacenti.

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Giovanni Tridente

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